Gli altri settori attraggono meno con l’avvento di internet. Ora sappiamo quasi in tempo reale cosa accade in qualunque Paese del mondo e il mestiere di grande inviato ha perduto fascino. Anche l’economia fornisce quotazioni aggiornate, l’attualità è filtrata dalle agenzie di stampa; quanto alla politica, la dimenticanza è voluta. Il calcio e le altre discipline possono, invece, essere sempre raccontati in diretta e il proliferare di radio e tv ha in teoria ampliato l’offerta di lavoro.
Ottenuta la licenza di scuola media superiore, numerose matricole universitarie scelgono la facoltà di Scienze della comunicazione, incrementando una domanda impossibile da soddisfare. In genere, gli studenti sono più spavaldi che entusiasti perché i giovani degli anni Ottanta, come spiegano le indagini sociologiche, hanno nell’individualismo il proprio credo. Accantonate le utopie delle generazioni precedenti, non desiderano più ribaltare il mondo, sconvolgere la società permeandola di nuovi valori.
Non hanno torto, anche quando vengono trascinati dall’istinto anziché dall’analisi storica, nel rinunciare all’assalto al cielo, perché qualsiasi rivoluzione ha innescato una restaurazione. La disinvoltura tradisce però insicurezza, si aggredisce il prossimo per evitare di leggersi dentro, per non ascoltare la voce dell’anima. Molti ragazzi brancolano nel buio per l’assenza di esempi in carne e ossa da seguire, si lasciano distrarre dall’apparenza, desiderano soldi e notorietà. Pure qui hanno ragione, visto che i loro fratelli maggiori più sfortunati hanno accettato compensi risibili, senza il coraggio di denunciare il mancato rispetto delle tariffe minime per articolo o servizio.
D’altronde, le cifre sono stabilite da consiglieri regionali e nazionali dell’Ordine dei giornalisti, i cui esponenti sindacali non riescono a rinnovare un contratto collettivo scaduto da oltre due anni, per la gioia dei famelici editori. I cronisti precari non si sono vergognati di venir pagati secondo la lunghezza dei pezzi: 6 euro lordi per 8 moduli, 9 se scrivono una parola di più, in una prostituzione mascherata da perbenismo.
Carlo Salvadori