Uccisioni, ferimenti, avventurismi e autocensure. Una stampa che subisce pressioni e condizionamenti anche in Paesi in cui è difesa dalla legge.
Si chiamava Anna Politkovskaja. Venne definita dal Cremlino “donna non rieducabile”. Le hanno sparato il 7 ottobre 2006 prima al cuore e poi alla testa all’ingresso di casa sua. Un edificio alla periferia di Mosca. Lascia due figli. Lascia un’inchiesta sulle torture in Cecenia dei russi che non potrà più essere pubblicata dal suo giornale, la Novaja Gazeta. Lascia tutti i suoi documenti, archivi, foto, pc alla polizia russa, che come prima misura dopo la sua morte ha sequestrato tutto ciò che ha trovato nel suo modesto appartamento. Per leggerlo con calma durante le indagini. Lascia Putin, un ex membro del KGB, alla guida della Russia. Lascia Kadyrov, uomo di Putin, da lei accusato di crimini contro la popolazione cecena alla guida della Cecenia. Lascia il silenzio del Cremlino, forse in lutto stretto.
giovedì, 21 novembre 2024 - 21:56