Comunità montane nell'occhi del ciclone

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 maggio 2007 19:23
Comunità montane nell'occhi del ciclone

A breve il Parlamento discuterà della soppressione delle Comunità montane. Un progetto di legge in tale direzione è stato presentato di recente da due deputati della Rosa nel Pugno, con l’appoggio di alcuni esponenti di Forza Italia. La stessa Corte Costituzionale le ha definite: “Enti costituzionalmente non necessari” e secondo Mario Caligiuri, consigliere nazionale dell’Uncem: “Tranne rare eccezioni, le Comunità montane non servono a niente e utilizzano male le risorse”
"Spero vivamente che questa iniziativa possa aprire un serio dibattito anche nella Provincia di Firenze, sul cui territorio esistono due comunità montane (la Comunità montana del Mugello e quella della Montagna Fiorentina) -afferma Massimo Lensi, Consigliere Forza Italia- Quelle sparse sul territorio nazionale poi, sono ben 356.

In molti ormai sono d’accordo sull’inutilità di questo carrozzone pubblico che costa circa 800 milioni di euro all’anno. Solo lo stipendio dei presidenti delle comunità costa allo Stato 13,6 milioni di euro, mentre l’esercito dei 12.800 consiglieri percepisce tra 17 e 36 euro per ogni gettone di presenza. Analizzando i bilanci delle Comunità si rileva che circa la metà dei fondi è destinata alle spese di struttura e solo una minima parte ridistribuita ai cittadini sotto forma di opere e servizi pubblici".


“Un’opportunità da cogliere, che non ci spaventa ma al contrario ci incoraggia”. Così il Presidente dell’Uncem Enrico Borghi commenta il polverone sollevato dall’inchiesta su costi della politica e Comunità montane contenuta ne “La casta – Così i politici italiani diventano intoccabili”, di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, ancora stamane oggetto della trasmissione di Radio 24 “Viva Voce”.
“La difesa della specificità montana – continua Borghi – sancita nella parte fondamentale della nostra Carta Costituzionale, è una cosa seria e l’inchiesta di Stella e Rizzo ha messo in luce quello che l’Uncem da tempo sostiene: la necessità di riformare le Comunità montane ma prima ancora di rivedere la definizione di montanità, che risale agli anni ’50 e che è la causa principale delle “distorsioni” denunciate dagli autori del libro”.

“Il principio è semplice e consiste nella garanzia dei servizi essenziali anche ai cittadini che risiedono in area montana: i piccoli, e per la maggior parte piccolissimi, Comuni di montagna non sono strutturalmente in grado di corrispondere a queste necessità. E allora non si possono celebrare le magnifiche sorti e progressive dei piccoli Comuni al mattino e poi lasciare il sindaco “in braghe di tela” alla sera. In qualunque modo lo si voglia chiamare – e l’Uncem su questo punto ha espresso da tempo la massima disponibilità e l’assoluta distanza da posizioni corporative tese a difendere diritti acquisiti – è necessario un unico livello associativo con capacità di programmazione sul territorio.

Perché non si tratta solo di fronteggiare emergenze presidiando il territorio o erogare servizi. Si tratta di metter in campo politiche per gestire risorse strategiche che risiedono in territorio montano: Acqua, Energia, Turismo. Capitoli di un’economia che potrebbe esplodere se solo venissero applicati modelli di programmazione e di sviluppo sul territorio”. “Continuiamo a fornire dati e a commissionare studi che confermano la “virtuosità”, al di là delle distorsioni del sistema, che come diceva anche stamane Stella sono presenti in misura ancora maggiore in altre “caste” ben più remunerate, delle Comunità montane e dallo studio sui bilanci delle stesse, elaborato per l’Uncem da Eduardo Racca sulla base dei dati Istat, emergono performance apprezzabili della capacità di spesa che realizzano: 57,8 % è la quota di spesa di investimento a fronte di un 42,2 % di parte corrente.

Meglio dei risultati di Comuni e Province, ove la spesa ordinaria è assai superiore, rispettivamente il 59% e 54%” “Ma la produzione di documenti ha un fascino sempre meno forte rispetto alle storie raccontate da due brillanti giornalisti. E’ per questo che l’allarme lanciato da Stella, contrariamente a quanto potrebbe apparire a una lettura superficiale, rappresenta per noi un’occasione straordinaria per proporre con forza un modello nuovo, capace di mettere a frutto un territorio che il Censis ci dice pesare circa per il 17% sul PIL nazionale e che ospita i principali distretti produttivi del Paese, concorrendo a un sedimento significativo del “made in Italy” culturale ed ambientale e che rappresenta inoltre un giacimento, in termini di capacità di utilizzo delle risorse naturali presenti, oggi più che mai necessario di una programmazione seria e condivisa”.

“Tradizionalmente, gli amministratori della montagna hanno dato esempio di sobrietà e attenzione oculata all’uso delle risorse. Riprova il fatto che siamo l’ente locale con minore incidenza sulla spesa corrente. Ci sono amministratori che organizzano le “Notti bianche”, noi siamo quelli che le notti le passano in bianco per far quadrare i bilanci!” “Per quel che mi riguarda – conclude il Presidente dell’Uncem – condivido i richiami alla sobrietà e alla riduzione degli eccessivi costi della politica.

Ricordo sempre una frase che serve di monito a me e che dovrebbe servire per tutti gli operatori della pubblica amministrazione: “a fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l’esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato. La frase è di Paolo Borsellino”.

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