Erano diventate un incubo per i residenti della zona di Vaglia le sparizione di cani e gatti nei pressi di una nota Azienda faunistico venatoria.
Gli uomini del nucleo di polizia giudiziaria della polizia provinciale, coordinati dall’Ispettore Capo Alessandro Quercioli e coadiuvati dal personale del Coordinamento della Vigilanza venatoria volontaria, hanno lavorato per circa un anno per investigazioni, appostamenti, sopralluoghi e pedinamenti.
Nella giornata del 18 aprile, su disposizione del Procuratore della Repubblica di Firenze, che ha diretto le indagini, sono state effettuate perquisizioni domiciliari e locali a carico di due presunti responsabili della strage di animali, dipendenti dell’azienda faunistica, un guardiacaccia e un amministratore.
Trentadue gli uomini impiegati, tra effettivi del corpo di polizia guidato dal Comandante Roberto Galeotti e Guardie volontarie.
L’esito delle operazioni ha dato dei risultati incredibili, nessuno pensava a un sterminio di fauna selvatica e animali domestici di un tal genere e dimensioni.
La mattanza era effettuata con mezzi vietati ormai da decine di anni: lacci in filo d’acciaio abilmente predisposti sull’intero territorio dell’area agro-silvo-pastorale dell’Azienda e trappole in ferro attive per la cattura e innescate con le carcasse degli animali catturati.
Gli uomini della Polizia provinciale si sono trovati di fronte ad un vero sterminio: carcasse ancora integre, pelli di selvaggina, ossa, nella maggior parte di caprioli, daini, cinghiali, istrici, tassi, cani e gatti, preparati come cibo attrattivo per tutti i predatori.
Oltre 130 lacci, tutti predisposti sui sentieri di transito degli animali, sono stati sequestrati; otto le trappole, tra fisse e mobili, che, innescate e pronte alla cattura della selvaggina, sono state rinvenute attive.
E’ stato rinvenuta una carcassa di un cane di grossa taglia racchiuso in un sacco nero e gettato in un borro, presumibilmente ucciso intrappolato da un laccio.
Altri lacci e trappole a attrezzatura per realizzarli sono stati trovati nella immediata disponibilità degli indagati.
Circa 2.500 munizioni di vario calibro sono state sequestrate perché detenute senza autorizzazione, armi non denunciate sono state acquisite dagli inquirenti per i dovuti accertamenti.
Tutta la copiosa documentazione è al vaglio del magistrato che dirige le indagini per la valutazione di ulteriori ipotesi di reato.