Per la nuova legge sui piccoli Comuni Montalcino (5.148) non potrà chiamarsi Città del Brunello, Montefalco (5.600 abitanti) Città del Sagrantino, Cormons (7.630)Città del Collio e Salice Salentino (9.000) Città del Negroamaro. L'art 5, comma 2, del testo unificato per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni approvato ieri alle Camere e ora passato all'esame del Senato, prevede la possibilità "di indicare nella cartellonista ufficiale che il proprio territorio è luogo di produzione di un determinato prodotto tradizionale".
Una misura molto positiva, come del resto le altre norme della legge, peccato però che a causa di vincoli rigidi (5 mila abitanti) centinaia di Comuni italiani non potranno indicare nella cartellonistica cosa producono e con cosa si identificano. Solo nella rete delle Città del Vino su un totale di 550 Comuni ben 311 potranno usufruire di questa possibilità, altri 240 non potranno. Motivo per cui l'Associazione ha chiesto un emendamento per consentire almeno ai centri fino a 10 mila abitanti ad alta vocazione agricola, rurale e vitivinicola, di poter rientare in questa interessante misura di promozione.
"Per il resto l'impianto di legge è buono - ha commentato Valentino Valentini, presidente di Città del Vino -. Troviamo interessanti altri aspetti del testo unificato: come gli incentivi per la nascita di centri informatizzati, l'installazione di impianti satellitari collettivi, l'agevolazione degli affitti, il mantenimento dei servizi pubblici essenziali. Condividiamo le misure previste per le agevolazioni fiscali per iniziative di rilancio di queste realtà, ma chiediamo per il futuro - dice Valentini - anche una nuova fiscalità per le aree rurali non più incentrata solo ed esclusivamente sugli immobili, e che non penalizzi i Comuni che hanno nella qualità del territorio la loro più importante risorsa.
Positivo anche il recupero dei terreni incolti, che possono essere avviati ad attività agricola. Analogamente chiediamo che il Senato valuti la possibilità di dare maggiori poteri e strumenti come sui terreni incolti anche sugli edifici fatiscenti e in disuso". I piccoli Comuni, con meno di 5 mila abitanti, si trovano sempre più spesso a dover gestire territori rurali molto vasti e a garantire servizi al cittadino in condizioni di scarsità di risorse. Nonostante questo negli ultimi anni si registra un significativo aumento della popolazione nei borghi e nelle case rurali.
Da una recente ricerca condotta da docenti dell'Università di Perugia nelle Città del Vino (che rappresentano il 6,7% dei Comuni, il 70% del vigneto Italia, l'89% dei vini Doc, Docg e Igt, il 15% dell'offerta turistico-ricettiva nazionale, il 22% degli agriturismi) emerge che grazie alla qualità della vita dei territori associati negli ultimi venti anni gli abitanti dei borghi sono cresciuti del 10%, quelli delle case sparse del 27%. Mentre nel resto del Paese il "tasso di utilizzo" delle case sparse è dell'1% nelle Città del Vino è del 35%.