Il Consiglio provinciale ha approvato, con 21 voti a favore (DS, La Margherita, PdCI, SDI), 6 no (gruppi della Casa della Libertà e Verdi) e tre astensioni (PRC) l’accordo di pianificazione per la variante al Piano Strutturale adottato dal Comune di San Casciano Val di Pesa e contestuale approvazione della variante al Piano Territoriale di coordinamento provinciale avente per oggetto la zona produttiva di Ponterotto, la ormai nota variante Laika. “Un atto importante – ha illustrato l’assessore Nigi – perché l’oggetto della variante è un capannone industriale di 300 mila metri cubi che impegna 10 ettari nel Comune di San Casciano, con una altezza massima di 11 metri, sostanzialmente dobbiamo immaginare un capannone lungo 300 metri, largo 100, alto 11.
La Laika è attualmente frazionata in otto capannoni abbastanza lontani l’uno dall’altro nel Comune di Tavarnelle. In totale sono state 11 le osservazioni sulla delibera pervenute in provincia, 25 quelle ricevute dal Comune di San Casciano. Sono state tutte respinte perché sostanzialmente chiedevano di revocare il procedimento e impedire questo tipo di scelta. Questa è una buona scelta urbanistica perché essendo vicina alla superstrada e quindi all’autostrada il traffico intenso, importante per questo tipo di prodotto, non interessa la città di Firenze.
Il progetto, per volontà dell’Amministrazione provinciale, sarà sottoposto a valutazione di impatto ambientale per quanto non necessaria”. Contrario Lensi (FI) perché: “Da una parte abbiamo l’interesse e la tutela di uno sviluppo economico e sociale, dall’altra abbiamo la tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico, preso atto che comunque quel terreno è già corrotto, è un territorio aperto di fronte ad un’area sensibile già vulnerata da fenomeni di esondazione, soggetta a rischio idraulico e con un piano regolatore generale bloccato in cui le adozioni vengono fatte caso per caso”.
Contrario anche Ragazzo (Verdi) che ha ricordato come: “Tutte le associazioni hanno lavorato molto affinché si riuscissero a trovare soluzioni alternative. Tutte le forze politiche, Assindustria, sindacati, tutti si sono schierati dalla stessa parte e non hanno preso in considerazione alternative. Crediamo che ecologia vuol dire anche progresso economico. Ed era nella tutela dei posti di lavoro e delle maggiori garanzie dei lavoratori che le nostre proposte alternative di localizzazione dell’impianto erano indirizzate”.
Calò (PRC) ha definito l’atto. “Controverso. Perché da una parte si pone un obiettivo sociale, cioè quello di dare una risposta sul versante del lavoro ma non si è voluto ascoltare, molto attentamente, quella parte del territorio che non concorda sulla invasività e la dannosità di questo intervento”. Romei (DS) ha ribadito che: “Il progetto ha una rilevanza sociale. Ci troviamo ad affrontare, settimanalmente, situazioni di aziende che vogliono chiudere e licenziare. Questa volta, invece, siamo in presenza di una richiesta che ci propone uno sviluppo, ci propone una crescita, e quindi io credo che qualche risposta debba essere data ad aziende che si presentano dicendo: ho le condizioni per crescere, per creare sviluppo.
Mi pare che le istituzioni hanno lavorato in questo senso e io credo che si debba dare atto e merito anche a chi ha prodotto questo risultato”. Sensi (AN) ha ricordato come: “La comunità di San Casciano non è unita e forte su questo intervento così importante. Ci sono forti voci contrarie, non ci sono solo ricorsi di associazioni, ma è lo stesso paese che ha sollevato dubbi. Curiosamente, vediamo che tutte queste aree che vengono sottoposte ad accordi di programma sono già comprate da chi ci farà l’operazione.
Quindi chi compra poi decide di fare l’accordo di programma, compra un bel terreno, lo pago il giusto perché tanto è agricolo e poi inizia un iter per farlo diventare edificabile, industriale, artigianale e quant’altro. Il cittadino normale legge il nostro Ptcp e dice: qui non ci si può fare nulla e evita, e invece no c’è chi dice: prima o dopo qualcosa cambierà su questo qui. Io credo che questo è il problema”. Per Bertini (SDI): “Il Comune di San Casciano fino a cinque anni fa aveva attuato una politica urbanistica per cui metteva le fabbriche in collina e le abitazioni in vallata.
Da cinque anni a questa parte si è visto un cambiamento di rotta di questa politica che va ora verso una direzione di concentramento delle aree urbanistiche vocate per insediamenti artigianali e industriali. Il Ponterotto è un esempio classico di questa nuova politica perché non siamo in mezzo ad un bosco con fiumi, laghi, uccellini e quant’altro, davanti abbiamo l’impianto di compostaggio ma c’è anche un’altra piccola zona artigianale dalla parte sinistra della strada e due grandi zone artigianali dall’altra parte della strada dove avverrebbe l’insediamento della Laika”.
L’assessore all’agricoltura Roselli, ex Sindaco di San Casciano, è intervenuto per precisare che: “A San Casciano due aziende storiche: l’Antinori e la Laica, si sono trovate nella condizione di fare quello che noi sempre si dice oggi necessario, cioè ottimizzare il processo lavorativo per stare sul mercato. Per l’Antinori non eravamo in grado nel nostro territorio di ospitare quello che poi ha trasferito, in accordo con la Regione, a Cortona uno stabilimento che sarebbe dovuto andare a Ponterotto.
La Laika lavora in condizioni ambientali che sono ottocentesche; i tedeschi che hanno acquistato hanno detto: la prima cosa è dobbiamo fare è una fabbrica che funzioni, siccome è un prodotto ingombrante il camper, ci vuole una superficie più grande, abbiamo aspettato due anni e Ponterotto è stata la soluzione, ambientalmente e urbanisticamente migliore”. Targeti (PRC) ha ribadito che: “La storia urbanistica di questa vicenda non convince anche se ci siamo fatti carico a San Casciano di non ostacolare la realizzazione della nuova Laika.
Bevilacqua (FI) ha ribadito che: “Il Piano Territoriale di coordinamento provinciale viene continuamente devastato dalle delibere di questa Amministrazione e che ormai poco ha a che vedere con il Ptcp che questa Provincia aveva e questo Consiglio aveva approvato”. Gori (DS) ha ricordato, infine che: “Occorre difendere le aziende e trovare un’agibilità vera nel territorio anche in una situazione difficile per quanto riguarda il mercato. Si parla di fare scelte alternative, ma vi immaginate cosa sarebbe successo se avessimo deciso un’altra zona avendo quell’area già una vocazione artigianale? Si stava altri 10 o 15 anni a trovare un accordo.
La politica si assume la responsabilità di scegliere e di dare l’appoggio agli amministratori locali”.