Il fatto che le nuove misure in tema di sicurezza proposte dal Governo e avvallate ipocritamente dal mondo del calcio sfiorino il grottesco non è per noi neppure argomento di discussione. Crediamo che qualunque persona dotata di logica e buon senso inorridisca di fronte a una tale ondata repressiva e lesiva dei più elementari diritti del cittadino: il fatto che questi diritti, per ora, siano salvaguardati in altri ambiti che non siano quello calcistico, non vuole dire niente, perché il calcio è sempre stato teatro di esperimenti per ogni tipo di provvedimento illiberale esteso poi alla “normale” società civile.
Se il testo del decreto fosse stato promulgato da qualche staterello dell’America Latina comparirebbe tra le “curiosità” nei quotidiani e farebbe sorridere i lettori: purtroppo sta per diventare legge in Italia e non fa ridere per niente, dato che perlomeno a Pisa calpesta e spegne tanti anni di entusiasmo, passione sportiva, impegno anche nel volontariato e in altre iniziative che evidentemente “contano” solo se realizzate da determinati personaggi e associazioni che con una mano danno e l’altra prendono.
In merito agli striscioni i gruppi della Curva Nord Maurizio Alberti non intendono chiedere alcuna autorizzazione, di fatto già negata per il principio che non possono riportare nomi di gruppo o quanto non direttamente legato alla squadra; e poi non potrebbero essere comunque esposti se “riconducibili” a elementi già diffidati, formula ipocrita perché non esistendo liste di iscritti chiunque può essere “riconducibile” a qualsiasi cosa, di fatto si è cercata una formula inseribile in un decreto legge ma la volontà è quella di fare tabula rasa. E tabula rasa sarà: niente più striscioni ironici, di protesta, di incitamento, ma neppure più striscioni per ricordare un anniversario, una nascita, un amico scomparso, frasi che venivano applaudite da tutto lo stadio, e allora per questi quale era il problema? E poi tamburi, bandierine, tutto quanto faceva coreografia e tifo, tutto quanto può essere “infiammabile” (cosa non lo è? Anche i giocatori sono infiammabili se prendono fuoco): a chi conviene uno stadio silente e a sedere, grigio e punteggiato di qualche bandiera anonima la cui foto sta in bella mostra su un tavolino della Questura con il timbro “autorizzata”? E poi diffide preventive, Daspo, dieci anni di galera per resistenza a pubblico ufficiale, e non una sola parola sui reali problemi del mondo ultras, sulle lame, sul razzismo: di tutta l’erba un fascio è un eufemismo, qui c’è una volontà di estirpare tutto, ma crediamo che i conti siano stati fatti senza l’oste. Qui non siamo in Inghilterra, signori.
Non c’è la stessa cultura sportiva. Quando una squadra va male il pubblico “normale” non va ugualmente allo stadio applaudendo per una sconfitta o una retrocessione. C’è solo la curva che sta vicino alla squadra, la segue e fa il tifo fino all’ultima giornata, gli altri settori sono deserti, anche per i prezzi: se togli la curva, se togli il tifo, togli il pubblico al settanta per cento delle squadre e alla fine danneggi il calcio, lo snaturi. E in questo mondo non c’è spazio neppure per “Mau Ovunque”: stavolta a dirlo siamo noi e non i promotori della repressione, che concederebbero, ancora una volta in modo ipocrita, una deroga.
“Mau Ovunque” ha senso solo in mezzo agli ultras, perché Maurizio era un ultras e il suo mondo erano gli striscioni, il suo tamburo, le bandierine, tutte quelle libertà che vengono tolte: non crediamo avrebbe piacere ad entrare da solo, in un mondo che non è più il suo. Per questo la deroga sarà rispedita al mittente, è bene che chi sta distruggendo e reprimendo il nostro mondo si prenda per intero le proprie responsabilità senza nascondersi dietro provvedimenti “caritatevoli” che non accettiamo. Ci prendiamo piuttosto una pausa di riflessione: nei prossimi giorni faremo conoscere le nostre decisioni in merito al da farsi e alle varie ipotesi sul nostro futuro che in questo momento sono allo studio. I gruppi della Curva Nord “Maurizio Alberti” di Pisa.