«Il presidente della quinta commissione Dario Nardella convochi con urgenza l'assessore alla pubblica istruzione Daniela Lastri, alla presenza dei rappresentanti sindacali dei docenti dell'ITI-IPIA Leonardo Da Vinci, per riferire sul futuro dell'istituito». E' quanto chiede il vicecapogruppo di Alleanza Nazionale Jacopo Cellai. «Il consiglio comunale - ha ricordato - ha approvato un ordine del giorno proposto dal nostro gruppo con il quale si impegnava l'assessore a tenere costantemente aggiornato l'assemblea su eventuali processi di statalizzazione dell'istituto.
Ufficialmente non abbiamo avuto alcuna notizia, ma pochi giorni fa la stampa cittadina annunciava il passaggio dell'Iti allo Stato a partire dal prossimo anno scolastico. Non si può liquidare l'istituto con la facile giustificazione del peso che esso riveste nel bilancio comunale. Se è vero che il Da Vinci assorbe risorse significative, è altrettanto vero che riveste un ruolo di primo piano in termini di formazione al lavoro svolgendo una funzione socio-economica di primo piano. A fronte dei vari "carrozzoni inutili" ai quali partecipa economicamente il Comune di Firenze - ha sottolineato l'esponente del centrodestra - possibile che a pagare sia proprio una delle poche strutture che ha una vera utilità? Si parla tanto di città metropolitana eppure nessuno ha pensato ad un progetto di ripartizione economica tra i vari comuni della cintura fiorentina, la Provincia e la Regione, dato che ci sono molti studenti che non risiedono nel Comune di Firenze.
Per quale motivo?». «Vogliamo chiarezza sulle garanzie circa lo status degli attuali docenti dell'Iti - ha concluso Cellai - sulla loro collocazione in caso di statalizzazione e sul mantenimento degli attuali profili scolastici e delle finalità dell'istituto. Non possiamo che registrare con amarezza l'atteggiamento dell'A.C. che sembra considerare il Leonardo Da Vinci un peso morto senza tener conto dell'alto livello di professionalità che lo stesso ha prodotto in questi anni a servizio delle attività professionali locali e regionali.
L'Iti non può essere messo in liquidazione al pari di una società partecipata, si tratta di ragazzi, di uomini e di valori educativi». (mr)