Il progetto si chiama "Conoscersi per riconoscersi", è promosso dalla commissione speciale per la qualità urbana e dal consiglio degli stranieri, e coinvolgerà 50 famiglie, 25 italiane e 25 extracomunitarie, ciascuna delle quali si impegna a offrire, una volta l'anno, un'opportunità di incontro non formale. Le tipologie di "offerta" sono molteplici, si va dalla classica cena in famiglia alle passeggiate in città alla scoperta di monumenti o angoli suggestivi, alla giornata di vacanza al mare, in montagna o in collina a una o due famiglie di cittadini stranieri o viceversa, ad un incontro nel quale si illustrano i principi della religione islamica, alle lezioni di balli sudamericani.
All'iniziativa hanno aderito consiglieri comunali, politici e esponenti delle istituzioni. L'iniziativa è stata presentata questa mattina in Palazzo Vecchio alla presenza di Giovanni Varrasi e Mbaye Diaw, rispettivamente presidente e viceprersidente della commissione qualità urbana, Stefano Marmugi, presidente del Quartiere 1, Divina Capalad, presidente del consiglio degli stranieri, Assane Kebe e Dede Melhi, entrambi vicepresidenti di questo organismo. Erano presenti anche i consiglieri comunali Domenico Valentino, Gregorio Malavolti e Nicola Rotondaro.
«Le comunità straniere - ha sottolineato Varrasi - sono portatrici, nel loro insieme e nei singoli cittadini e cittadine, di conoscenze, usanze, credi politici o religiosi che, proprio perché diversi dai nostri, ci possono incuriosire, interessare, essere apprezzati. Accanto al livello pubblico, ufficiale, delle relazioni e dei rapporti, esiste, ed è decisivo per un vero sviluppo della conoscenza, un livello più privato di relazioni che ci sembra utile esplorare. Al centro dell'attenzione sono quasi sempre gli aspetti critici della presenza straniera in città: del disturbo della quiete, della potenziale delinquenza, dell'inosservanza di regole e leggi.
Senza minimizzare questo aspetto del problema, il nostro progetto intende invece valorizzare quanto di buono, di eccellente, già oggi le comunità straniere portano alla nostra città sotto forma di lavoro, competenze, imprenditoria, cultura, spiritualità. Ai critici che considerano questa iniziativa si stampo psicologico o privato ribadiamo che è esclusivamente politica, volta a ridefinire il concetto tesso di cittadinanza facendo emergere all'interno delle singole forze politiche azioni e iniziative che migliorino la strategie dell'accoglienza».
«La presenza nel progetto del consiglio degli stranieri - ha osservato Mbaye Diaw - dimostra come quest'ultimo sia un organo che non presenzia soltanto alle sedute del consiglio comunale ma che porta avanti anche progetti concreti. Un'iniziativa del genere ci spiega come dovrebbe essere il nostro futuro e cioè basato sulla convivenza e sull'importanza di riprendere a comunicare tra le persone. Ciascuna famiglia porterà in ogni incontro qualcosa di nuovo, della sua cultura e delle sue tradizioni, e ne riceverà altrettanto.
In questo modo si arricchirà e avverrà una contaminazione. Per ora il progetto coinvolge famiglie comunque già integrate, più avanti cercheremo di coinvolgerne un numero ben più ampio». Secondo Stefano Marmugi, presiedente del Quartiere 1, «"conoscersi per riconoscersi" è un salto di qualità rispetto ad altri sforzi che abbiamo fatto in questa città per l'integrazione. E' un miglioramento del percorso alla multiculturalità e alla solidarietà grazie al coinvolgimento di tutti e alla condivisione di conoscenze e culture.
La nostra speranza è che un'iniziativa così trasversale possa coinvolgere un sempre maggior numero di persone». «Abbiamo accolto davvero con entusiasmo l'idea che sta alla base di questo progetto - ha dichiarato Divina Capalad - si tratta di una tappa importante soprattutto per creare rispetto reciproco e per aggregare cittadini di diverse culture». Il primo appuntamento è per lunedì prossimo in Palazzo Vecchio dove, alle 19, i rappresentanti delle 50 famiglie indicheranno le iniziative che intendono promuovere e alla quali vogliono aderire.
(mr)