Sono 19.591(il 21,8%) le imprese femminili, iscritte nella provincia di Firenze alla fine del primo semestre 2006, su un totale di 89.845 imprese. Si tratta di una quota ancora di tutto rilievo anche se inferiore ai valori riscontrati a livello regionale e nazionale. Segnali problematici provengono dall’analisi delle cariche femminili all’interno delle imprese fiorentine che si attestano su quote generalmente più basse rispetto alle altre province toscane. A Firenze sono 49.087 le cariche sociali ricoperte da donne a fronte di circa 190.000 soggetti che detengono cariche sociali nel complesso delle imprese.
Per quanto concerne l’anzianità, il 39% delle imprese rosa attuali si è formato dall’anno 2000.
Lo rileva un’indagine della Camera di Commercio di Firenze, presentata oggi dal presidente del Comitato per l’Imprenditoria Femminile, Cristina Bandinelli.
Debolmente strutturata in termini giuridici e finanziari (solo il 6,4% dichiara un capitale sociale superiore a 50.000 €), attiva nel commercio e soprattutto nei servizi, l’impresa femminile sembra denunciare maggiori elementi di difficoltà nelle fasi congiunturali negative del ciclo economico, come lo testimonia il calo del tasso di crescita.
In questo quadro, emerge la rilevanza della componente extracomunitaria, che consolida il proprio spazio tra i diversi settori di attività mostrando, nel triennio 2003-2006, un sostenuto processo di crescita.
“Il profilo che emerge – spiega Cristina Bandinelli - conferma una netta maggioranza di imprese “esclusive” (poco meno del 92% delle imprese), ovvero costituite solo da donne. Si tratta, in prevalenza, di imprese individuali che svolgono la loro attività principalmente nei settori del commercio (31,3%), nel manifatturiero (18,1%), nei servizi alle imprese ed alle persone (16,4%) e nell’agricoltura (10,7%)”.
“Servono azioni coordinate per incoraggiare le donne a fare impresa. Soprattutto per invertire la tendenza rilevata di una loro debolezza strutturale giuridica e finanziaria, anche alla luce dei nuovi scenari che saranno introdotti dall’Accordo di Basilea II”
IMPRESE FEMMINILI
L’esame dei dati relativi alla consistenza delle imprese attive al giugno 2006 evidenzia come nella provincia di Firenze - a fronte di un numero complessivo di 89.845 - siano 19.591 quelle partecipate in prevalenza da donne (il 21,8%); si tratta di una quota ancora di tutto rilievo anche se inferiore ai valori riscontrati a livello regionale e nazionale.
In particolare, emerge un decremento nel tasso di sviluppo tendenziale annuo, che non si riscontra invece per le imprese in generale: infatti, mentre queste ultime su base annua nel 2006 hanno registrato una variazione del +0,6% quelle femminili hanno conseguito solo un +0,4% per le femminili (la decelerazione è ancor più evidente se si considera che nel 2005 si erano verificati saggi di incremento rispettivamente del +0,2% e del +0,9%). I dati, dunque, fanno emergere un quadro di maggiore fragilità dell’imprenditoria femminile, che appare meno attrezzata a competere in situazioni di crisi economica e di difficoltà congiunturale.
Peraltro, circa il 90% (tra imprese individuali e società di persone) è costituito da realtà imprenditoriali poco strutturate. Tutto ciò si riflette anche nelle dinamiche territoriali, ovunque meno pronunciate nel trienno 2004-2006, ad eccezione per l’anno 2004 e con l’esclusione di alcuni contesti sub-provinciali, (empolese-valdelsa e Chianti-Valdarno Nord) ove si sono rilevate performances positive.
Il profilo che emerge sulla base dei dati di consistenza delle “Imprese femminili attive” alla fine del primo semestre 2006 conferma, in rapporto al grado di presenza femminile, una netta maggioranza delle imprese “esclusive” (poco meno del 92% delle imprese).
Si tratta, in prevalenza, di imprese individuali che svolgono la loro attività principalmente nei settori del commercio (6.133 imprese – 31,3% rispetto al 27,7% rilevato a livello di universo di imprese attive), manifatturiero (3.541 – 18,1%), dei servizi alle imprese e alle persone (3.207 – 16,4% contro il 14,5% dell’universo imprenditoriale) e dell’agricoltura (2.101 – 10,7). Solo il 6,4% delle imprese femminili attive dichiara un capitale superiore a 50mila Euro. Il 39% delle imprese attuali si è formato dall’anno 2000.
I dati rilevati al primo semestre 2006 confermano come le percentuali più elevate di imprese femminili sul totale delle imprese attive si ritrovino in generale nel commercio e nei servizi e, in particolare, negli “altri servizi” (il 47,4% del totale delle imprese che operano in quel settore), nella sanità (il 40,6%), negli alberghi e pp.ee (il 30,1%) e nell’agricoltura (il 29,8%). Nel corso del periodo 2003-2006 viene rilevato un ampliamento della base imprenditoriale femminile (in termni di imprese attive) nei settori “Sanità e altri servizi sociali” (con un saggio di variazione tendenziale annua del 22,6%), “costruzioni” (+9,1%), “trasporti” (+7,5%), “istruzione” (+5,6%) e “alberghi e ristoranti” (+3,7%).
Su tassi di crescita “zero” si colloca il settore agricolo mentre si contrae il comparto manifatturiero (-1,2%), con una punta del –2,2% per le attività del sistema-moda dove, peraltro, opera il 58% delle imprese femminili manifatturiere.
CARICHE FEMMINILI
Per quanto concerne il numero di cariche ricoperte dalla componente femminile, alla fine del primo semestre 2006 esse ammontavano a 49.087 cioè a dire il 32,2% del totale delle persone che a tale data rivestivano incarichi dirigenziali in imprese attive della provincia di Firenze, quota di poco superiore a quella italiana (31,5%) ma al disotto di un punto percentuale rispetto al valore toscano (33,2%).
Firenze, difatti, pur godendo di un valore assoluto che la pone al primo posto nella graduatoria regionale rappresentando poco più di un quarto delle cariche dirigenziali femminili della Toscana, in termini relativi (in rapporto al complesso delle cariche imprenditoriali), si pone in posizione di retroguardia, davanti soltanto alla provincia di Pisa, anche se dal 2003 si è assistito a una crescita (+7,9%) più marcata rispetto a quelle rilevate per la Toscana e per il Paese. La presenza femminile risulta concentrata nella figura di “socio” (29,6%), seguita nell’ordine dalle figure di “amministratore” (27,3%) e di “titolare di impresa” (24,3%).
Per quest’ultima figura, peraltro, nel confronto regionale, Firenze si colloca nettamente al di sotto del valore regionale (29,6%) facendo meglio solo della provincia di Prato. Rispetto alla suddivisione per forma giuridica di impresa il più elevato numero di cariche si registra nelle società di persone (18.798 cioè a dire il 38,3% delle cariche femminili, con una quota del 76% detenuta dalla figura di “socio”) ma valori significativi si registrano anche per le società di capitale (16.531 posizioni vale a dire il 33,7%, in crescita nel triennio del +7%) con una prevalenza della carica di amministratore) e per le imprese individuali (12.277 unità pari al 25%).
La struttura per fasce di età del soggetto imprenditoriale femminile vede una netta prevalenza della classe di età centrale (da 30 a 49 anni) che si appropria del 50,6% del totale delle imprenditrici ma anche nella classe successiva si concentra una percentuale elevata di imprenditrici (il 36,5%); per contro sia la fascia giovanile che quella “anziana” si attestano su quote ad una cifra (rispettivamente il 5,5% ed il 7,2%).
Non si rilevano, peraltro, scostamenti significativi rispetto a tali percentuali in rapporto alle diverse tipologie di carica. Confrontando i dati rispetto a tre anni addietro si nota un innalzamento dell’età media delle donne che rivestono cariche sociali (questa passa dai 47,5 anni del 2003 ai 48,7 anni del 2006).
Per quanto concerne la distribuzione per settore di attività, al 30 giugno 2006 i settori in cui si concentrava in modo più significativo la presenza imprenditoriale femminile erano quelli del commercio (12.794 posizioni, cioè a dire il 26,1% del totale), dei servizi alle imprese (con una quota pari al 23,2%), del manifatturiero (il 20%) Per tipologia di carica vi è una prevalenza di donne “titolari di impresa” nei settori agricolo (bel il 65%), nel commercio (il 31%), nei servizi di intermediazione finanziaria (il 31%) e negli”altri servizi pubblici, sociali e personali” (il 39,2%).
Passando ad esaminare i dati per nazionalità di origine del soggetto imprenditoriale si rileva come al 30 giugno 2006 sulle 49.087 cariche femminili ben il 92,3% (-0.8% rispetto a giugno 2003) fosse detenuto da imprenditrici italiane.
Le imprenditrici extracomunitarie erano, invece, 2.757 per una quota pari al 5,6% (+0,5% rispetto a giugno 2003). L’86,4% delle 12.277 titolari d’impresa sono di nazionalità italiana (l’89,2% nel giugno 2003) mentre l’11,5% si riferisce a soggetti extracomunitari (nel 2003 il 9%).
Un esame dei dati di dettaglio relativi alle imprenditrici di nazionalità extracomunitaria consente di evidenziare come:
- al 30 giugno 2006 Firenze si collocava al primo posto nella graduatoria regionale in valore assoluto, detenendo poco più di un terzo delle cariche femminili e della figura di titolare di impresa, mentre in termini di peso percentuale con il 5,6% a livello di complesso di cariche e l’11,7% a livello di “titolari di impresa” si poneva al secondo posto dietro la provincia di Prato (escludendo le attività agricole le percentuali salgono rispettivamente al 5,7% ed al 13,4%);
- rispetto alla nazionalità di origine, al primo posto si confermano le imprenditrici cinesi (appropriandosi di quote pari al 33,4% sul complesso delle imprenditrici extracomunitarie ed al 51,3% sulle titolari di impresa extracomunitarie) che, in consistenza, crescono rispetto al giugno 2003 del +21,8% (+28,8% per la figura di titolare di impresa).
Ma i progressi più significativi nel triennio si registrano per le imprenditrici di nazionalità rumena, albanese, marocchina, somala e giapponese;
- a livello di macroarea di attività le percentuali più significative di presenza per complesso di cariche si ritrovano nei settori: agricolo per le nazionalità statunitense e svizzera, industriale per la nazionalità cinese, commercio e pubblici esercizi per le nazionalità somala, iraniana e nigeriana, servizi per le nazionalità australiana, peruviana ed etiope; per le titolari di impresa svettano nel settore agricolo le componenti statunitense, svizzera e peruviana, nel settore industriale quelle cinese, messicana e colombiana.