Firenze, 17 Gennaio 2007- Dovranno essere contattabili per telefono altre due ore al giorno (nell’arco orario tra le 10 e le 19), oltre che dalle 8 alle 10 ogni mattina dal lunedi al venerdi e durante le ore di apertura dell’ambulatorio. Dovranno garantire (se riuniti in associazione) una apertura più ampia degli ambulatori (minimo 5 massimo 8 ore) e organizzarsi per assicurare tramite orari dedicati e corsie preferenziali risposte assistenziali entro le 24 ore dalla richiesta. Infine infrangere un tabù particolarmente resistente e fonte di malcontento per i genitori: assicurare con maggiore assiduità la visita a casa.
Parte dal nuovo accordo firmato ieri dall’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi e dai rappresentanti della Fimp e della Cipe, i sindacati dei pediatri, il tanto atteso “nuovo corso” per la pediatria toscana: “L’accordo – dice l’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi – afferma il principio che la visita domiciliare è uno strumento essenziale dell’assistenza pediatrica. Dà valore alla continuità assistenziale sul territorio in ogni suo momento ed aspetto.
Questo impegno fondamentale deve essere sviluppato e tradotto in pratica assicurando ai cittadini servizi sempre più completi e tempestivi. Le modalità organizzative si trovano, l’importante è che l’assistenza, domiciliare e ambulatoriale, venga garantita”. L’accordo firmato con i pediatri (sono in tutto 430 e assistono 345.000 bambini, da 0 a 14 e anche 16 anni) prevede tra l’altro la messa a regime della sperimentazione che in tante aziende ha visto la partecipazione dei pediatri di famiglia alla consulenza pediatrica festiva e prefestiva (Acap) ed è fortemente orientato alla continuità assistenziale nei giorni feriali.
Nell’ambulatorio il pediatra può infatti sviluppare percorsi assistenziali mirati (ad esempio contro il fenomeno sempre più diffuso dell’obesità infantile) e utilizzare gli strumenti appropriati come gli esami strumentali ambulatoriali. Le novità sono molte e necessitano di un monitoraggio, che l’assessorato si impegna ad effettuare nel corso di un anno. Inoltre verrà effettuata presso gli utenti una indagine sul grado di soddisfazione del servizio.
Vediamo in sintesi i punti dell’accordo.
Contattabilità telefonica
I pediatri di famiglia che lavorano singolarmente e non sono riuniti in alcuna forma associativa devono garantire la contattabilità telefonica non solo nelle ore di apertura dello studio e dalle 8 alle 10 ogni mattina dal lunedi al venerdi, ma anche per ulteriori due ore, comprese tra le 10 e le 19 e diverse dalle ore di ambulatorio.
Forme associative
I pediatri si possono associare nelle varie forme previste dall’accordo in modo da coordinare l’apertura dei loro studi e assicurarne un’ampia apertura, da 5 a 8 ore equamente distribuite tra mattina e pomeriggio e almeno fino alle 19.
Naturalmente i pediatri associati si rendono disponibili a svolgere l’attività ambulatoriale anche nei confronti dei pazienti dei loro colleghi associati.
Le visite a casa
Alcuni esempi, dettagliati nell’accordo, possono aiutare i genitori ad un appropriato utilizzo dell’assistenza pediatrica. La visita domiciliare (nel corso della giornata se richiesta entro le 10, altrimenti entro le 12 del giorno successivo) deve essere ad esempio garantita al lattante che ha la febbre (si parla di bambini da 0 a 6 mesi) qualora non possa essere effettuata una visita ambulatoriale entro le 12 del giorno successivo alla chiamata.
I pediatri di famiglia, sulla base del rapporto di fiducia con i genitori, sono chiamati a valutare caso per caso il da farsi nei casi di febbre anche elevata “tenendo in considerazione eventuali sintomi o patologie associate, nonché la conoscenza delle condizioni socio-sanitarie della famiglia”. La visita domiciliare va assicurata in caso di sospetto di malattia contagiosa conclamata (morbillo, parotite, pertosse, varicella). Inoltre, in caso di patologia acuta ai bambini che si trovano in condizioni di grave disagio sociale e familiare (ospiti di struture protette, gravi patologie dei genitori, famiglia segnalata dai servizi sociali), e ai bambini con patologia acuta associata ad altre gravi patologie, come ad esempio malattie genetiche invalidanti, artropatie, patologie onco-emaologiche, immunodeficienza, soggetti politraumatizzati, cerebropatie e cerebrolesioni, cardiopatie, indufficienza respiratora e renale, distrofia muscolare.
Informazione alle famiglie
Il pediatra dovrà consegnare ai propri assistiti in occasione della prima visita una “carta dei servizi” in cui sono precisati tutti i dettagli della sua organizzazione, compresa la modalità per la richiesta delle prestazioni non differibili e i contatti e gli orari di tutti i pediatri che fanno parte dell’eventuale gruppo associato a cui il genitore puo’ comunque rivolgersi in caso di bisogno. A sua volta l’Azienda sanitaria dovrà preparare e diffondere una Carta dei Servizi contenente l’organizzazione dell’assistenza pediatrica nel territorio, in modo da orientare i genitori in qualsiasi situazione di necessità, comprese le urgenze e le emergenze.
Prima visita e bilanci di salute
La presa in carico del neonato avviene con una prima visita domiciliare, su richiesta della famiglia, nel primo mese di vita di vita.
In quella occasione il pediatra effettua il primo dei 10 “bilanci di salute” del bambino, che verranno ripetuti periodicamente fino a 14 anni. A quel punto la cartella clinica verrà consegnata ai genitori e tramite loro al medico di medicina generale.
«Interventi urgenti per scongiurare l’ipotesi di chiusura del reparto di radiologia dell’ospedale di Camerata». E’ quanto chiedono alla giunta regionale tramite interrogazione urgente il Consigliere regionale di Alleanza Nazionale Marco Cellai (componente della IV Commissione – Sanità) e il Capogruppo Maurizio Bianconi insieme al Vicepresidente Roberto Benedetti e ai Consiglieri Andrea Agresti e Giuliana Baudone.
Gli esponenti di An hanno appreso oggi dell’infausta prospettiva.
Così, non hanno perso tempo ad interessarne il Presidente della giunta Martini: «La direzione dell’ospedale di Camerata sembrerebbe decisa a chiudere la radiologia a causa della carenza di personale», scrivono Cellai, Bianconi e gli altri consiglieri di An nel loro atto. «Il presidio ospedaliero – si legge ancora – rientra nel progetto “ospedale di comunità” gestito direttamente dai medici di famiglia, dotato di 25 posti letto e di un grande poliambulatorio dove i pazienti sono sotto la responsabilità clinica del proprio medico curante.
La scelta della chiusura del servizio – osserva An – comprometterebbe la gestione dei pazienti interni, costretti ad essere trasportati in altro presidio per le eventuali indagini radiologiche di cui necessitassero».
Ma c’è dell’altro: «Il servizio di radiografia è collegato al Cup metropolitano e serve anche pazienti esterni, con una media giornaliera tra 20 e 30 radiografie effettuate. Il venir meno di detto servizio – prosegue l’interrogazione – significherebbe aggravare il sistema sanitario locale già in pesante difficoltà a causa delle lunghe liste di attesa».
Ecco come mai Cellai, Bianconi e gli altri consiglieri di An chiedono spiegazioni alla Regione: «Risponde a verità l’intenzione di chiudere il servizio di radiologia dell’ospedale di Camerata da parte della direzione ospedaliera?», domandano a Martini.
E ancora: «Quali sono le motivazioni reali che porterebbero all’annullamento di un servizio così importante per i cittadini?» Infine, la richiesta di intervento e di «provvedimenti urgenti per ovviare a detta infelice ipotesi con una opportuna copertura di personale, al fine di mantenere un servizio efficace ed efficiente a reale tutela della salute dei cittadini».