Sono in esponenziale crescita i dati riguardanti i malati di Alzheimer, almeno per quanto rileva l'associazione volontaria AIMA. Sarebbero infatti, secondo le stime sinora rilevate, gli affetti da questa devastante patologia, che sembra colpire gli anziani ma anche i giovani, più di 300.000, al pari, parlando in termini demografici, poco meno degli abitanti di Venezia. Statistiche secondo le quali i dati sarebbero destinati ad aumentare in un raggio temporale di due decenni. Un dramma, quello dell'Alzheimer, che non si nasconde, comunque, dietro i sondaggi o studi di settore, perché purtroppo in certi casi l'aritmetica non riesce a lenire il problema.
Certo, perché oltre ai malati, alle vittime della patologia, a coloro che sono i primi interessati, vi è un'altra drammatica realtà: quella dei familiari, di coloro che assistono giorno dopo giorno i malati stessi. Disputando in questi termini, il dibattito sulla malattia, che da anni si è sviluppato in una disputa non solo di natura medica, cerca di tenere presenti le due realtà e, nello stesso tempo, concorda in primo luogo, intervenendo grazie all'AIMA da protagonista, nella ricerca di offrire alternative valide, come ad esempio la costruzione di centri diurni e case di cure specifiche e adeguate al caso in questione.
Progetti, che da quanto emerge, sono stati al centro di un convegno la scorsa settimana tenuto a Marina di Massa, nel quale il Dott. Manlio Matera, presidente dell'AIMA, ha illustrato le aspettative e il programma che l'associazione ha in cantiere. Intenti che mirano, secondo quanto disputato a Massa, ad un impegno concreto verso le famiglie che ospitano gli affetti da questa malattia. Molto spesso, o meglio sempre, ad essere sinceri, coloro che ospitano un malato del genere in casa sono travolti da una spirale depressiva.
Colui che assiste è, infatti, impegnato totalmente dall'attenzione verso il malato che, soprattutto a stato avanzato, ha bisogno d'assistenza ventiquattrore su ventiquattro. Un problema che si traduce spesso in dramma sociale, psicologico, civile. Colui che assiste, non essendo sufficiente l'aiuto che riceve dalle associazioni e dai centri specialistici, corre il rischio di sentirsi escluso dal contesto sociale, dalla vita esterna, dal mondo. Per questo motivo l'AIMA tenta di recuperare soprattutto i familiari dei malati, cercando loro di porgergli un aiuto concreto.
L'AIMA dal 1994, anno in cui è stata fondata, è un centro ascolto e si concentra in più sedi sparse in tutta la Toscana: da Firenze all'interlad cittadino, dai comuni limitrofi come Sesto Fiorentino alla Val di Chiana. Un centro ascolto che non si limita ad essere protagonista in termini pratici, ma che partecipa alle politiche sociali, proponendo aspettative e progetti. Insomma, si tratta di un'associazione importante che vede ogni giorno la propria presenza essere sempre più sensibile alla problematica.
Tuttavia, il problema resta, soprattutto secondo i dati emersi, in relazione ai familiari, a coloro che assistono. Un dramma che può essere limitato a seguito di politiche concrete, nella costruzione di strutture idonee, di un impegno che va al di là d'ogni logica emotiva. Insomma, non si tratta di dare memoria a chi l'ha persa, non si ragiona di regalare il senso dello spazio e del tempo a colui che lo ha smarrito, né si parla di fare miracoli biblici o quant'altro, si tratta di razionalizzare il problema, di cercare un accordo, di mediare, di agire, e non solo sul piano medico, perché la speranza di lenire il dramma diventi realtà.
Iuri Lombardi