Quasi 7mila spettatori, 100 accreditati, 104 documentari per un totale di quasi 110 ore di proiezioni. Sono gli incoraggianti dati che registra la 47° edizione del Festival dei Popoli, conclusosi giovedì 7 dicembre con un positivo bilancio di pubblico.
“I numerosi spettatori – ha dichiarato Giorgio Bonsanti, presidente della kermesse fiorentina – dimostrano che la formula del Festival viene ritenuta valida: una rassegna che offre un ampio ventaglio di film documentari articolati in diverse sezioni in risposta alle problematiche che maggiormente ci coinvolgono in un mondo sempre più globalizzato.
Inoltre, il bilancio positivo di pubblico consacra il documentario come il principale mezzo di interpretazione della realtà”.
La giuria del Concorso Internazionale – composta da Michael Glawogger, Leena Pasanen e Alessandro Signetto – ha assegnato il premio di 5mila euro come miglior documentario a ‘Le vie est une gotte suspendue’ del regista iraniano Hormuz Key. Il film - che segue la quotidianità parigina di Christian, un intellettuale la cui esistenza è condizionata dal diabete – ci mostra come l’amore e la sensibilità per l’arte e per la bellezza aiutino il protagonista a tirare avanti affrontando le difficoltà di una malattia che è diventata per lui una ‘professione’ a tempo pieno.
Il film, recita una nota della giuria, ha trionfato “per la qualità dell’osservazione intima di un auto-proclamatosi “matto” che ha preso in scacco non solo il nostro intelletto, ma i nostri cuori.
Possa questo Iran immaginario diventare non solo parte della Francia ma di tanti altri paesi”.
La giuria del Concorso Italiano – composta da Adelina Preziosi, Goffredo De Pascale e Pier Maria Bocchi - ha assegnato il primo premio a ‘Babooska’, il documentario di Tizza Covi e Rainer Frimmel che ritrae una giovane acrobata in viaggio con il Circo Floriciccio, raccontando l’odissea nelle province italiane di uno spettacolo itinerante a conduzione familiare: episodi di lotta per la sopravvivenza dei nomadi moderni; la condizione umana dell’essere per la via, tra i dubbi e la speranza che la vita si presenti sempre come “un circo moderno, ben riscaldato” e pieno di spettatori.
“In una grigia provincia italiana distratta e sempre più incapace di lasciarsi sorprendere e meravigliare – dichiara la giuria nella motivazione ufficiale - il film ci introduce in una intimità che emerge in gesti quotidiani, affetti trattenuti, piccoli “eventi” incompiuti, silenzi, spostamenti subiti come il destino e non si rivela mai fino in fondo così che il tempo costruisce un racconto on the road senza itinerario, uno scambio alla pari tra la coscienza di esistere e quella di filmare.
Babooska declina il privato del pubblico senza pedanteria nè piagnistei, definendo un mondo che è in scacco con la vita, ma che vive di una dignità giustamente e necessariamente orgogliosa”.
La Targa “Giampaolo Paoli” per il Miglior Film etno-antropologico è andata a ‘Ich bin ich’ di Kathrin Resetartis (Austria). Per il primo anno viene assegnato da una giuria di cinque studenti dell’Istituto Lorenzo De’ Medici il Premio Lorenzo de’ Medici di euro 2.500. La giuria Lorenzo de’ Medici ha decretato miglior documentario tra quelli del Concorso Internazionale ‘Forever’ di Heddy Honigmann (Paesi Bassi).
Infine, il documentario vincitore del primo concorso per cortometraggi sul trasporto pubblico a Firenze, organizzato in collaborazione con Ataf, è risultato ‘Non è mai troppo tardi’ di Giada Romani.
“L’afflusso imponente di film (oltre 900) pervenuti da ogni parte del mondo e le molte richieste di collaborazione da parte di istituzioni internazionali – ha sottolineato Mario Simondi, direttore del Festival dei Popoli - dimostrano una vitalità che in parte è stata mortificata da finanziamenti inadeguati.
A soli tre anni dal raggiungimento del traguardo storico dei 50 anni, il dinamismo del Festival intende incrementarsi. Tra i progetti, c’è la messa in rete di almeno un migliaio di documentari suddivisi in pacchetti tematici”.