PRATO – Un manifatturiero in arretramento, con il settore tessile in particolare difficoltà on costante perdita di imprese, redditività e con una preoccupante frenata degli investimenti produttivi.
Questo uno degli scenari disegnati dall’indagine che Confartigianato Imprese Prato ha presentato questa mattina: un’analisi basata sul valore aggiunto delle microimprese artigiane del distretto di Prato, in un arco temporale che va dal 2002 al 2005. L’osservatorio viene regolarmente svolto dall’associazione dal 1998, rivelandosi fondamentale per le aziende, in quanto va a colmare le carenze di informazioni statistiche sul valore aggiunto nella fascia di produzione delle microimprese.
”Dall’analisi è emerso che il periodo preso in esame – spiega il segretario di Confartigianato, Claudio Caponi – è stato caratterizzato da una profonda crisi, con un calo significativo del valore aggiunto, dei ricavi e degli investimenti effettuati dalle aziende”.
A risentire della crisi è stato soprattutto il comparto manifatturiero (l’86% delle aziende opera nel tessile di cui il 65% sono tessiture), che ha subito una sostanziale limatura del valore aggiunto (-5,52% nei confronti del totale del manifatturiero). Le cause sono da ricercare anche in fattori esterni, quali l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia, ma anche della burocrazia complessa, invalidante per gli artigiani. “Il risultato – continua Caponi – è una progressiva dequalificazione della produzione, della redditività e della competitività delle piccole imprese”.
Divergenti dal settore tessile, e più in generale dal distretto, sono gli andamenti economici del settore delle costruzioni e dei servizi, che hanno fatto registrare tassi di crescita in fatto di valore aggiunto, anche con significativi aumenti dei ricavi. Per quanto riguarda i trasporti e il commercio, invece, è stato registrato un sensibile aumento degli investimenti nei beni strumentali, che crea ottimismo per l’andamento futuro dei due settori.
”C’è da dire che la filiera pratese è un comparto che vive una situazione ciclica – interviene il vicepresidente di Confartigianato di Prato, Luca Giusti -.
La mancanza di ricavi non spinge a investire in beni strumentali, di conseguenza si registra un progressivo invecchiamento del parco macchine, che provoca il conseguente degrado della produzione filiera”. Ma qual è l’atteggiamento di fronte a questa situazione? “Non c’è rassegnazione tra gli operatori del settore, tutt’altro”, constata Caponi. Inoltre sono già in atto le azioni di riqualificazione del distretto pratese. “Le strategie principali sono tre – spiega Giusti -. Prima di tutto stiamo consolidando sul mercato le aziende che presentano già i requisiti ideali per il rinnovamento.
In secondo luogo stiamo aiutando gli artigiani che intendono affacciarsi a nuovi tipi di investimenti. Infine, forniamo sostegno alle piccole imprese che desiderano aumentare il valore aggiunto e intraprendere la strada dell’internazionalizzazione”.
Quindi un’azione di accompagnamanto verso strade diverse quello che l’associazione sta effettuando con i propri associati, per diversificare, creare reti aziendali, muoversi su tutti i fronti e creare collaborazioni anche con il mondo universitario.