E' accaduto ancora una volta di vedere morire in strada un uomo e di sentirsi impotenti davanti al dramma che si rinnova, che, nonostante tutto, stenta a non avere un epilogo. Un senese di 46 anni è deceduto l'altra sera al Galuzzo per overdose, sotto gli occhi dei passanti. Una morte come tante, che purtroppo spesso s'incontrano a Firenze come nel resto del pianeta. Un dramma che oramai vede coinvolti gran parte dei giovani, e che invece di affievolirsi sembra aumentare, soprattutto a causa dei nuovi stupefacenti che ogni giorno si affacciano sulla scena.
Una tragedia della quale non ci resta che contarne i caduti, e segnare sul "registro" i prossimi. Brutta spirale, la tossicodipendenza, nella quale vediamo inabissarsi i conoscenti, talvolta i familiari, gli amici con i quali siamo cresciuti dividendoci il fiato nelle corse, gli amori, i ricordi, le speranze. Nonostante questo, nonostante siano passati gli anni più crudi dell'uso dell'eroina, i dati sembrano riconfermare una cruda verità: negli ultimi tempi i tossicodipendenti sono aumentati. A far da protagonista, oltre all'eroina, alla cocaina, sono altre sostanze che, mischiate con altre ancora, danno effetti devastanti.
Da tempo, infatti, a cominciare dalle politiche proibizioniste contro l'uso della cannabis, si è messo in moto una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica. Un dibattito che però sembra arenarsi, in quanto impostato male sia nella forma, sia nella sostanza. Il che induce a pensare - come sostengono i volontari delle associazioni - che necessita un cambio di rotta, sviluppare una politica che prenda in considerazione la problematica nel globale, che cominci, seriamente, a differenziare le sostanze tra loro e ad agire sul recupero dell'anima più che sulla persona.
Secondo i dati molti tossico dipendenti cadono in quest'atroce spirale spesso per gioco, per esibizionismo, e non necessariamente per problemi esistenziali o quant'altro. Come le associazioni e le case famiglia affermano, è negativo condannare, dare espressione a pregiudizi di sorta, anche perché gli affetti da questo problema non sono delle streghe da cacciare, né sono indiani cheyenne da sterminare. Tuttavia, il problema resta, soprattutto in relazione al comportamento pregiudiziale, all'indifferenza.
Nessuno, almeno per questa realtà, può permettersi di condannare o di "redimere"colui che si è perduto. L'unica cosa da fare, oltre ad attuare nuove forme di politica, oltre ad auspicare dibattiti sempre più ampi, è senza ombra di dubbio la comprensione, è interrogarsi sul disagio giovanile, a Firenze come nel resto del pianeta, la vera causa - forse?- del problema. Certo, perché la droga, fare uso di sostanze stupefacenti, è solo l'effetto di un problema profondo, che si alimenta alle radici della società contemporanea.
Altra cosa valida - secondo quanto affermano le dispute in corso da decenni - è chiedersi perché molte droghe, come ad esempio la cocaina, stanno prendendo sempre più campo. Se fino a qualche lustro fa alcune droghe erano alla portata di alcuni, ora sono sempre più diffuse. Sembra, infatti, persistere un sistema d'abuso che non tende più a demarcare la distanza sociale tra ne fa uso. Adesso ad essere coinvolti nella drammatica spirale ci sono persone di tutti i ceti sociali. Un dato che certamente fa male e che, se si legge con attenzione, deve aiutare a riflettere, a non agire da generale Caster davanti alla realtà, perché i veri Caster sono coloro affetti da questa piaga.
Sono loro, purtroppo, non essendo capaci di rialzarsi una volta caduti, a scacciare la vita dal loro corpo. Sono loro che fanno della propria anima gli Cheyen e i Caster. Insomma, il problema persiste, il dato si fa sempre più atroce, e l'unica soluzione è cercare insieme di poter risolvere la piaga. Bisogna pensare al plurale e non al singolare, necessita dire: non faccio qualcosa per qualcuno ma insieme con qualcuno. E l'unica cosa da farsi è mettere, una volta per tutte, in naftalina i pregiudizi, i tristi ricordi, gli indiani cheyen, il generale Caster, guardarsi allo specchio e agire.
Iuri Lombardi