Massa Carrara, 13 novembre 2006 – C’è un settore che corre e cresce nella Provincia di Massa Carrara e che ha avuto nel 2006 l’anno del suo “boom”: è quello della troticoltura, dell’allevamento di trote (iridea, fario e salmerino) destinate alla pesca sportiva e ripopolamento dei fiumi e riserve nel 80% dei casi e il restante 20% alle deliziose ricette dei ristoranti della Lunigiana abbinate con prodotti tipici. Fase calante al contrario, per la pesca al chilo: il consumatore tipo preferisce trote (e in generale pesci) già pronte, confezionate e magari semi-cotte.
Un commercio ed un’attività - prima di tutto - poco conosciuto e poco pubblicizzato (sono tre gli impianti presenti in Provincia) capace di fare registrare negli ultimi anni un incremento di produzione costante tra il 10 e 20% grazie ad investimenti coraggiosi (vasche, macchinari etc) e impegno e volontà sempre più professionali e imprenditoriale. Un comparto in espansione e congeniale al nostro territorio scavato da fiumi e affluenti generosi che garantiscono condizioni ottimali (temperature acqua, riciclo naturale etc).
L’allevamento di Andrea Damiani in questo trend ci ha messo molto del suo. La sua azienda, nella Valle del Lucido, a Fivizzano, passata dalle mani del padre Nino che ancora lavora e aiuta nell’attività, si è ingrandita notevolmente. Il suo è un impianto a ciclo completo: riproduzione, spremitura delle uova, incubazione, per finire con la maturazione. Da poco è stato aperto un nuovo impianto di incubazione che funge da reparto di maternità, moderno e funzionale, dove le piccole trote completano la prima fase della loro crescita per poi passare alle altre vasche.
In media un avanotto ci mette dai 12 ai 15 mesi per raggiungere la pezzatura di vendita che va tra i 2 etti e mezzo e 3 etti. Le sue trote finiscono principalmente nel Nord, nei laghi e impianti di pesca di Val D’Aosta, Piemonte ed Emilia. “Il settore delle trote è in salute – spiega Damiani – e ha registrato, per quanto mi riguarda, un incremento tra il 10 e 20% nell’ultimo anno. Un balzo verso l’altro che ci ha obbligati ad ingrandirci perché la richiesta è aumentata. L’impianto di incubazione è l’ultimo in ordine di tempo, una fase che abbiamo voluto migliorare per garantire un ciclo sano e completo.
Puntiamo sulla qualità”. La Coldiretti Provinciale non ha dubbi sulle potenzialità di questo comparto molto particolare e delicato perché – come spiega il Presidente Vincenzo Tongiani – “è un prodotto e una risorsa che si sposa perfettamente con le caratteristiche morfologico-fluviali della Lunigiana e di Massa Carrara in generale, e al contempo ha la fortuna di trovare chi crede nell’allevamento investendo in un periodo in cui gli investimenti sono cosa rara. In più la trota salmerino che è tra l’altro una specie autoctona delle nostre acque di alta montagna e iridea specialmente, è golosamente abbinata ai prodotti tipici della Lunigiana e della nostra Provincia ed il che è un fatto importante anche se ancora c’è molto da fare per trovarla in ogni menu ed in ogni ristorante.
I ristoranti – conclude - devono però, credere di più in questa risorsa”. Caso diverso per l’azienda Ittica Darola di Antona che sta vivendo un momento di ristrutturazione e al momento l’attività è limitata alla pesca e vendita al dettaglio (al chilo). Alla Darola il pesce pescato si mangia fresco abbinando il divertimento di questo sport al palato. Un divertimento che diverte sempre più pochi estimatori del “pesca e porta a casa”. “Purtroppo – spiega il titolare Giorgio Tartarini – le abitudini del consumatore sono cambiate.
Si tira al prodotto finito, sviscerato e magari già precotto e anche chi ama pescare in questo senso è condizionato dalla famiglia perché pochissime persone hanno voglia di pulire un pesce quando possono averlo già confezionato. Un vero peccato perché la qualità è molto diversa. In questo senso c’è stato un calo costante negli ultimi cinque anni a dimostrazione che le abitudini alimentari sono cambiate notevolmente”.
“Un esempio da seguire e che va nella direzione della filiera corta – porta un esempio di filiera corta in dote Tongiani – è quello del ristorante il Vecchio Tino sul Monte dei Bianchi, a Fivizzano e come lui altri ristoratori della Lunigiana e della Provincia di Massa Carrara.
Tra i suoi piatti si può trovare la trota che viene preparata in un cartoccio di foglie di castagne e condita con crema di castagne. E’ il titolare del ristorante ad acquistare direttamente da Damiani scegliendo la trota che poi mette nel piatto dei suoi clienti. Questo è uno degli esempi di filiera corta da seguire e a cui la Coldiretti punta per valorizzare e promuovere le risorse tutte del territorio provinciale”.
TROTA del fiume LUCIDO
Le trote sono confezionate generalmente in pezzature variabili da 300 gr a 800 gr.
Si produce in Lunigiana.
Le trote vengono allevate in vasche profonde 2,5-3 metri, scavate nella terra o nella ghiaia, che riproducono l’ambiente naturale dei pesci, con acque prevalentemente di origine sorgiva, di ottima qualità, limpide e non inquinate, spesso potabili. Le vasche sono dotate di un impianto di ossigenazione e l’acqua viene mantenuta costantemente alla temperatura di 16° C, in modo che il pesce possa nutrirsi per tutto l’arco dell’anno e avere un ciclo produttivo molto più intenso (circa 9 mesi) del normale (18 mesi).
L’alto rapporto fra quantitativo di acqua e numero di pesci assicura ottime condizioni sanitarie e alte qualità organolettiche, qualificando l’allevamento come semiestensivo. La qualità della trota è data dalla particolarità della razza e dalle ottime condizioni ambientali in cui viene allevata.
La Leggenda del Brigante Matteo Caldani
La trota che ancora oggi viene allevata in Lunigiana e sulle Apuane, è legata ad una leggenda che parla di un “brigante” che scorrazzava per le valli di Lunigiana seminando morte e terrore.
Convertitosi grazie al soave canto di alcune pie donne, pensava che sarebbe stato più facile, ritrovare la chiave di un forziere da lui derubato, che aveva precedentemente gettato nel fiume Lucido, che salvare la sua anima. Fattosi eremita la gente del posto lo sosteneva con le proprie elemosine; un giorno proprio all’interno della pancia di una trota portatagli in offerta, ritrovò quella chiave, capi quindi, di aver salvato la sua anima.