Volterra, 10 novembre.2006- Con un 1 milione di ettari di bosco, di cui ben oltre il 78% sono produttivi (19% del totale nazionale), la Toscana detiene la più vasta superficie forestale d’Italia: ecco un primo profilo tracciato dall’IRPET.
Nelle aree montane si trovano molte zone, di vasta estensione, di Parchi e Aree protette (12% della superficie totale delle CM) che fanno delle comunità montane siti privilegiati per la salvaguardia e la tutela del paesaggio, della biodiversità, delle risorse naturali in generale.
Queste aree non assolvono, però, a funzioni esclusivamente protettive e conservative della natura, ma assumono sempre più anche un ruolo specifico sul piano produttivo. Con 58 milioni di € la Toscana, infatti, realizza il 14% della produzione forestale nazionale, e di livello sono i prodotti del bosco non legati esclusivamente alla filiera del legno (in Toscana si produce il 15,6% dei funghi, l’11,7% dei mirtilli, l’8,5% delle castagne, l’8% dei tartufi e il 7,5% del sughero). Un territorio che, oltretutto, acquisisce sempre maggiore attrattività turistica.
Secondo dati IRPET il peso del valore aggiunto prodotto dal turismo, rispetto al totale del corrispondente sistema economico nelle aree montane, è del 6,3% del PIL, mentre nel resto della Toscana risulta inferiore (3,6%). In queste aree di particolare importanza sono le risorse energetiche presenti, strettamente connesse alle caratteristiche orografiche e geologiche delle aree collinari montane. Nelle CM toscane è presente, infatti, il 72% di energia geotermica, l’energia idroelettrica e sono sedi ideali per fonti come quella eolica e solare, oltre ad essere approvvigionatori di biomasse legnose (19% del nazionale, il 78% in CM).
Importante patrimonio naturale ed economico, quindi, intorno a cui si registrano pressioni antropiche molto contenute, se confrontate a quanto avviene nella altre aree della Toscana. La bassa densità insediativa è alla base di consumi energetici, idrici, emissioni in aria e produzione di rifiuti ancora dimensionati alla popolazione e al livello di attività delle aree; tuttavia sono presenti aree di criticità e di questo occorre avere consapevolezza per meglio governare i territori. Le emissioni delle polveri fini nell’aria sono, infatti, il 30,6% del totale regionale, plausibilmente connesse all’uso di macchine agricole, ed i gas serra (68% circa) sono riconducibili alla presenza importante di attività zootecnica; circa il 40% delle imprese toscane utilizza, in zootecnia, sostanze chimiche e dall’apporto inquinante, causa di un importante inquinamento delle acque.
Le quote dei rifiuti urbani (20,8% incidenza delle Cm sul totale toscano) sono in linea con il proprio peso demografico ed economico, con livelli lievemente superiori nelle aree prettamente turistiche; la raccolta differenziata, invece, è di pochissimo più bassa (20,7%) della media Toscana (21,1%). I rifiuti speciali rappresentano meno del 20% sul totale regionale, ma la quota dei pericolosi è nettamente superiore (105.474 ton/anno, 8,1% sul totale regionale) a quella relativa alle altre aree (ma in termini assoluti inferiore) per la presenza di alcuni specifici bacini produttivi connessi al settore estrattivo (marmo nelle Alpi Apuane e salgemma nella Val di Cecina) e industriale (Rosignano).
Un territorio complesso, quindi, che necessariamente oggi deve essere interpretato non più come area di conflitto tra sviluppo economico e conservazione del patrimonio naturale, ma come riserva di patrimonio naturale, ma anche economico, energetico, produttivo.