E' quanto emerge dall'Osservatorio regionale sul Commercio, a conclusione dell'indagine condotta da Unioncamere Toscana e Regione Toscana su dati Unioncamere nazionale relativi al periodo aprile-giugno 2006. Il trend toscano per dimensione distributiva conferma la dinamica consolidatasi negli ultimi anni. Nel secondo trimestre risulta in crescita (+3,6%) la grande distribuzione (oltre 20 addetti), soprattutto ipermercati, supermercati e grandi magazzini; in perdita contenuta (-0,4%) la media (6-19 addetti); in incessante caduta (-2,0%) la piccola distribuzione (1-5 addetti).
In controtendenza rispetto a quanto verificatosi a livello nazionale (-1,2%), la Toscana si contraddistingue per l'incremento tendenziale delle vendite di prodotti alimentari nei negozi specializzati (+1,8%) e per la perdita registrata tra i prodotti per la casa ed elettrodomestici (-1,2%). E' comune all'Italia la flessione delle vendite di prodotti non alimentari che, nella nostra regione, perdono mezzo punto percentuale rispetto al corrispondente trimestre del 2005. Nonostante il dato sia da considerarsi positivo, le vendite toscane degli alimentari perdono nella piccola distribuzione (-2,2%), sono in fase di sostanziale stallo nella media e mostrano una robusta impennata nella grande distribuzione (+5,0%).
In termini di localizzazione, sono andate bene nella nostra regione soltanto le imprese plurilocalizzate (+2,2%) mentre le monolocalizzate hanno registrato perdite sia che fossero collocate all'interno di centri storici o nei centri città (-1,4%) sia nei Comuni turistici (-1,5%). Una larghissima maggioranza delle imprese intervistate ritiene che le giacenze accumulate siano adeguate rispetto alla dinamica dei propri affari. Tuttavia, nel complesso si rileva un saldo in crescita (9%) tra quanti dichiarano un esubero (12%) e quanti sostengono invece che le loro scorte siano scarse (3%).
Per quanto riguarda le previsioni di vendite per il trimestre successivo, il perdurare di dati negativi tra i non alimentari in Toscana torna a fiaccare la fiducia dei commercianti specializzati (saldo -5%) mentre tra chi vende alimentari si mantiene un margine significativo di ottimisti (+6%).