Firenze, 13 Settembre 2006 - Ieri alcuni quotidiani hanno riportato articoli riguardo ad abusi e sfruttamenti nei confronti di lavoratori cinesi nell’area dell’Osmannoro.
Capita che ogni tanto la stampa denunci scandalizzata questi abusi che si insinuano nel nostro modello di sviluppo anche nel nostro territorio, portando all’attenzione le condizioni di lavoro di molte aziende “cinesi” nell’area fiorentina.
Come Sindacato denunciamo da tempo le condizione di lavoro a cui sono sottoposti i lavoratori cinesi in molte aree della nostra provincia e anche la concorrenza sui costi che queste aziende fanno a coloro che invece rispettano le leggi e le regole.
Chi come noi da anni si confronta con queste problematiche sa bene che questo fenomeno è più complesso e non si può limitare alla sola denuncia o alla sola repressione.
Il sistema di imprese nella moda è organizzato in filiera e spesso la filiera, di cui anche la grande azienda non sempre riesce ad avere il controllo nelle sue ramificazioni, finisce in quei capannoni irregolari. E in alcuni casi è lo stesso sistema di imprese regolari che, attraverso alcuni punti delle filiere, si avvantaggia nell’utilizzare occultamente le aziende cinesi per abbassare i costi.
Noi siamo fortemente convinti che il nostro modello di sviluppo sia locale, che regionale e più complessivamente quello nazionale, debba seguire un’altra via, fatta di regole condivise di sostenibilità delle produzioni sia in Italia che nel resto del mondo, di valorizzazione e tutela delle filiere produttive e dei percorsi e dei processi di qualità, di cultura dei diritti del lavoro e umani, di contrasto al sommerso e all’illegalità.
Per fare ciò è necessario un luogo dove i soggetti portatori dei vari interessi possano interloquire tra loro, portando ciascuno il loro contributo.
Le istituzioni hanno in questa partita un ruolo importante. Possono essere le regolatrici di questo percorso e per ciò richiediamo a gran voce la riconvocazione del “tavolo della moda” perché si affronti, insieme alle rappresentanze imprenditoriali, alle aziende più rappresentative, oltre a ai problemi del settore quali appunto le politiche per qualificare le filiere e il prodotto made in Florence, il tema del rispetto dei diritti e della dignità del lavoro nell’area fiorentina.