Firenze, 11 settembre 2006- «Il Comune ha permesso l'evasione del canone della pubblicità -hanno affermato oggi la capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo Ornella De Zordo e la capogruppo di Rifondazione Comunista Anna Nocentini- favorendo così notevoli introiti abusivi delle aziende del settore. Emblematici i casi di piazza Alberti e di viale Belfiore da noi sollevati con una interrogazione del 19 giugno scorso e con una nuova interrogazione sottoscritta anche dai consiglieri Leonardo Pieri, Pape Diaw e Nicola Rotondaro.
Per gli impianti di piazza Alberti, di proprietà della SCAF, non è stato pagato il canone dalla loro installazione del maggio 2004 e sono diventati abusivi e senza autorizzazione dal maggio 2005 e solo in agosto 2006 nuovamente autorizzati e regolarizzati in parte con i pagamenti , mentre gli impianti di viale Belfiore, di proprietà della Silvaneon, sono stati installati e utilizzati dallo scorso giugno prima che fossero recentemente autorizzati dal Comune. Il Comune ha permesso gravi casi di abusivismo dimenticando che chi installa grandi poster abusivi guadagna molto, non paga le tasse, sciupa le città con l'inquinamento visivo.
Oltretutto non si parla di piccoli impianti messi in strade periferiche, ma di impianti con numerosi e grandi pannelli, anche luminosi, e collocati in zone strategiche, a ridosso di cantieri come il parcheggio di piazza Alberti e l'area ex Fiat di via Belfiore. Il Comune sarebbe dovuto intervenire a suo tempo, esigendo la regolarità degli impianti o la loro rimozione nel caso di viale Belfiore, e il pagamento del canone nel caso di piazza Alberti, intervenendo con il sequestro e la rimozione degli impianti già nel 2004 per la mancanza dei pagamenti.
Grazie alle nostre sollecitazioni il Comune si è adesso impegnato perché fosse sanata e risolta, almeno in parte, la situazione degli impianti pubblicitari in questione. Infine, si apprende oggi che il Regolamento sulla pubblicità che il Consiglio comunale aveva sollecitato già dal 2005 è in assoluto ritardo. Preoccupante perché il testo intende regolamentare un ambito assai appetito dal mercato e per salvaguardare l'uso dello spazio pubblico e l'immagine della città».