(Firenze, 14 luglio) Esiste un altro 11 settembre ed è quello del golpe che in Cile nel 1973 pose fine all’esperienza di Unitad Popular. Il film Salvador Allende propone ad oltre trenta anni dal golpe una riflessione sull’evento e sul leader socialista Allende . Il film è diretto da Patricio Guzman, classe 1941, uno dei registi di punta del cinema cileno all’epoca del governo di Unidad Popuar. Documentarista, il destino ha voluto che la sua testimonianza più importante la dovesse ultimare dopo (e su) il golpe: La batalla de Chile, montato nel 1973-76 dopo essere riuscito a far espatriare il materiale filmato.
Tutt’altro spirito invece dietro questo film di trent’anni dopo,che si inserisce in quella nuova concezione del documentario ,emerso in questi anni. E’ una via al documentario più saggistica, problematica, riflessiva. Una via che ha il suo capofila nel francese Chris Marker, maestro del cileno Patricio Guzman, e che fonde ricerca storica e approccio personale, se non poetico . Cileno come Allende, Guzman ha vissuto il golpe e l'esilio, è stato nel carcere-stadio di Santiago , dunque parla da una posizione precisa.
E da questa posizione ripercorre la vertiginosa ascesa e la tragica fine del presidente cileno che oltre al suo paese fece sognare le sinistre di tutto il mondo prima di essere abbattuto, da un golpe platealmente finanziato dagli Usa. Forte del suo coinvolgimento diretto, Guzman può dunque interrogare la Storia, che significa rintracciare non solo straordinari e spesso inediti documenti d’archivio ma anche testimoni. Compagni di partito, semplici militanti, le molte donne di Allende. Per finire con l’ex-ambasciatore Usa in Cile, Edward Kerry, che con modi squisiti e frequenti risatine racconta tutto.
. Il tema è anche l’oblio di Allende, in patria soprattutto. Si tratta dunque di un viaggio nella memoria, in città (Santiago o Valparaiso) dove nessuno sembra voler ricordare la storia della sinistra cilena. Guzman punta sui particolari di una vita per ricrearne il valore ideologico evitando ogni secca retorica, ma facendo un ottimo ripasso di una tragedia dimenticata e in realtà spinta da Paesi al di sopra di ogni sospetto.
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