Enti locali toscani insieme contro il lavoro precario. Questo il senso di un protocollo di intesa firmato oggi dalla Regione e dalle associazioni degli enti locali (Anci Toscana, Urpt e Uncem). Primo impegno dell'accordo e' quello di ridurre il ricorso alle forme di lavoro atipico: uno stop a contratti di collaborazione ed assunzioni a tempo determinato. Nel 2005 solo in Regione erano 99 i Co.co.co. e 322 i lavoratori a tempo determinato su 2840 assunti. ''Ma la trasformazione in contratti a tempo indeterminato non potra' essere immediata - sottolinea il vice presidente Federico Gelli -.
I vincoli che il governo ed il Parlamento hanno imposto in questi anni alle spese sul personale, compresa l'ultima Finanziaria che ha fissato un tetto indipendentemente dalla risorse a disposizione delle Regioni violando l'autonomia degli enti locali, ci impedisce di muoverci di fatto come vorremmo''. E cosi' Regione ed enti locali hanno messo nero su bianco, per l'immediato, altri due principi: il primo impegno e' la garanzia di maggiori tutele, assimilabili a quelle dei lavoratori dipendenti, per chi svolge un lavoro atipico nella pubblica amministrazione, estendendo a chi ancora non le ha sottoscritte buone pratiche e protocolli d'intesa con le organizzazioni sindacali che sono gia' state adottate da diverse amministrazioni locali.
La seconda azione e' invece la costituzione di una 'borsa telematica del lavoro atipico', una banca dati on line con tutti gli incarichi professionali e le collaborazioni coordinate e continuative che gli enti si impegnano ad alimentare e che gli stessi potranno consultare nel momento in cui avranno bisogno di particolari professionalita'. ''C'e' anzitutto una questione di diritti da risolvere - spiega Gelli - e linee di azione comune da definire. Le tutele degli atipici devono avvicinarsi il piu' possibile a quelle dei dipendenti ed essere possibilmente le stesse su tutto il territorio regionale.
Esperienze analoghe devono poter essere spesi come titoli ovunque. E c'e' poi un'esigenza di trasparenza e conoscenza: la banca dati servira' a colmare questa lacuna, creando un mercato regionale degli atipici in grado di valorizzare le singole professionalita''. Altri punti affrontati nel protocollo riguardano la formazione e il 'telelavoro'.