L’assessore all’ambiente, agricoltura, caccia e pesca Luigi Nigi ha riferito, in Consiglio provinciale, sulla presenza di lupi nel Mugello rispondendo ad una domanda d’attualità di Rifondazione Comunista: “Il tema non è semplice da affrontare – ha spiegato Nigi – in quanto ci sono spinte per l’uccisione di questi animali, che risultano in soprannumero, come ci sono spinte per la tutela di questa specie protetta. Se dovessimo ucciderli, dovremmo avere, prima, un periodo di un anno, un anno e mezzo, per fare una attento monitoraggio sul numero dei lupi presenti e fare, quindi, una domanda alla Comunità Europea per avere una deroga al fine di poter uccidere un certo numero di questi animali.
Se invece noi volessimo accedere all’idea di coloro che dicono “non si devono ammazzare in nessun modo”, dovremmo procedere per un periodo di un anno, un anno e mezzo a un monitoraggio durante il quale dovremmo mettere in piedi tutto un sistema di misure preventive affinché si neutralizzi questo attacco. Praticamente per un anno, un anno e mezzo dovremmo fare le stesse cose. I nostri operatori oltre a fare monitoraggio, provvedono alla prima installazione delle recinzioni elettrificate al fine di tenere indietro i lupi.
Il tentativo è quello di far abituare i nostri allevatori alla convivenza con questo animale bellissimo che è anche specie protetta”. Anche per Lorenzo Verdi: “Tra la scelta che ci sottoponeva: uccisione o convivenza con i lupi chiaramente noi siamo per la seconda. La strada da perseguire è quella della convivenza con una specie da tutelare che tra l’altro è tornata dal nostro Appennino da non molti anni. L’opera di monitoraggio è necessaria proprio perché la popolazione dei lupi, almeno nella zona del Mugello, è tornata da poco tempo ed è tornata con caratteristiche diverse rispetto a quelle che poteva avere prima della scomparsa, quindi prima degli anni ’70.
I lupi si sono notevolmente avvicinati alla valle e gli allevatori lamentano una situazione difficile: circa 370 capi sterminati tra il 2004 e il 2005, e nei primi mesi del 2006 la situazione non migliora. Questi allevatori si sentano un po’ abbandonati e hanno uno spirito di rancore nei confronti della politica che, a loro modo di vedere, non riesce a dare delle risposte a quelle che, per loro, è una difficoltà materiale”.