Firenze, 20 giugno- Si e' svolta stamani al carcere Don Bosco di Pisa la visita dell'on. Donatella Poretti, accompagnata da Marco Cecchi e Giovanni Conforto dell'associazione radicale LiberaPisa.
All'uscita del carcere cosi' la Poretti: "L'iniziativa nonviolenta di Marco Pannella e dei radicali per ottenere la calendarizzazione del provvedimento di amnistia e la nomina degli 8 senatori illegalmente scippati con una interpretazione errata della legge elettorale, ha avuto anche nel carcere di Pisa una buona adesione.
Come ci ha confermato anche il Direttore, per 3 giorni dal 15 al 17 giugno tutte e trenta le detenute del reparto femminile non hanno ritirato il cibo aderendo così al Satyagraha che conta ad oggi 2500 adesioni (1830 delle quali provenienti proprio dalle carceri italiane).
Contro i dati del sovraffollamento (a Pisa i detenuti presenti sono 349 rispetto ai 250 posti disponibili) la richiesta di un provvedimento di amnistia e di indulto che restituisca condizioni minime di vivibilita' alle carceri e' esigenza sentita anche da coloro che vi lavorano.
Gli agenti di polizia penitenziaria in servizio sono 165 rispetto ad un organico che, secondo gli standard previsti dovrebbe essere di 254. Il Direttore del carcere ci ha spiegato che il fondo a sua disposizione per la manutenzione ordinaria per tutta quanta la struttura e' stato per il primo semestre del 2006 di soli 1500 euro.
Il professor Francesco Ceraudo, medico del centro clinico penitenziario del carcere pisano, considera addirittura l'amnistia "un atto inderogabile di medicina preventiva, per decongestionare ambienti che al momento attuale non sono vivibili.
Atto da compiere con urgenza anche in considerazione del fatto che le carceri scoppiano e che i mesi estivi sono i piu' critici per la vita carceraria." E a supporto di queste affermazioni Ceraudo ha reso note alcune cifre allarmanti: 61.000 detenuti, dei quali 20.000 tossicodipendenti, 21.500 extracomunitari, 8.600 affetti da epatite virale cronica, 4.000 sieropositivi per Hiv, 14.500 disturbati mentali.
In questo contesto gli inceppamenti frequenti della complessa macchina della giustizia diventano un ulteriore elemento di disperazione per i detenuti, specie per quelli malati.
Nel corso della visita, abbiamo ricevuto segnalazioni di disagio e rabbia per i ritardi e le difficolta' con i quali il magistrato di sorveglianza risponde a situazioni certificate di incompatibilita' con il regime detentivo."