Firenze, 1 Giugno 2006- «Oggi quasi il 20% del movimento complessivo nazionale delle scommesse avviene in Toscana e mostra segnali ulteriori di crescita. Nonostante questo più che significativo contributo locale nello scenario italiano, la nostra regione percepisce a torto pochissime risorse, solo il 13% del montepremi nazionale, da investire in un’attività fiorente e ricca di valori che associa l’economia al turismo e alla passione. Questi i numeri: 9 ippodromi su 40 sono toscani; 300 sono gli allevatori di trotto e 150 quelli di galoppo; più di centomila gli iscritti alla Fise; 1.300 i proprietari di cavalli, di cui 150 pluridisciplinari; oltre 500 le giornate di corse e incalcolabili sono gli eventi a carattere culturale distribuiti in tutta la regione, primo fra tutti il Palio di Siena».
«Il primo passo è riunire in una sede istituzionale i rappresentanti dell’ippica, fuori dai tavoli settoriali, allo scopo di avviare un ragionamento condiviso che guardi al quadro legislativo nazionale e che preveda le linee guida da adottare per un progressivo rafforzamento del comparto territoriale».
«Le risorse vanno ridistribuite secondo i meriti. Ma la Legge 449 che regolamenta il settore ha dato il via a politiche di compromesso che penalizzano le performance migliori a livello regionale. Innanzitutto, ha sottratto all’ippica la proprietà delle scommesse. Secondo, ha azzerato le competenze tecniche eliminando gli enti e dando vita a un’unica «federazione» che annienta le specificità. Unico dato positivo, impone alla Federazione di assegnare fondi alle regioni per iniziative locali.
L’obiettivo congiunto di istituzioni e operatori deve essere quindi l’incremento del gettito su base meritocratica, laddove la Toscana dimostra di aver soprattutto dato senza ricevere in misura equa. Grazie a questi fondi, sarà poi possibile migliorare gli ippodromi, magari elevando quello di Firenze a livello europeo, e attivare iniziative che rendano giustizia al valore di questa disciplina per i cittadini toscani, come la promozione della cultura del cavallo nelle scuole».