L’impianto rigassificatore off-shore di Livorno può costituire un rischio per la salute dei cittadini, in quanto pericoloso sotto vari aspetti. Questa la tesi sostenuta in Commissione sanità da alcuni rappresentanti del comitato che si è costituito a Pisa e a Livorno contro il rigassificatore. I membri del comitato sono stati sentiti questa mattina in Commissione sanità, presieduta da Fabio Roggiolani, durante un’audizione. Mario Martelli ha citato uno studio commissionato in California sui rischi in caso di incidente a un impianto che tratta grandi quantità di gas naturale liquefatto (Gnl), spiegando che in caso di rottura di tutti i contenitori “secondo lo studio una nube di gas potrebbe sprigionarsi e spingersi fino a 55 chilometri di distanza”.
Massimo De Santi, fisico ed ex responsabile del Settore energia della Regione Toscana, ha affermato che “nel pensare a questi impianti non sono stati presi in esame tutta una serie di parametri per la sicurezza; il rigassificatore off-shore è un progetto ipotetico, la cui tecnologia non è stata di fatto mai sperimentata. Per questo abbiamo rivolto un appello per una moratoria, a livello nazionale, sulla messa in funzione di impianti energetici a combustibili fossili”. Beatrice Bardelli ha invece messo in evidenza che, oltre al pericolo di incidenti, c’è la questione dei fanghi tossici: l’impianto deve sorgere in una zona dove sono stati riversati 1 milione e 700 mila tonnellate di fanghi tossici dragati a suo tempo dal porto di Livorno.
“Fanghi che, con lo scavo e l’interramento della condotta sottomarina dell’impianto – ha affermato Bardelli –, nonché con l’aumento del traffico navale e gli ancoraggi, potrebbero ritornare in sospensione”. In definitiva, secondo i membri del comitato non è possibile “sperimentare per la prima volta un impianto, potenzialmente assai pericoloso, in un tratto di mare non favorevole, a una distanza non di sicurezza dalla costa” ed è incomprensibile come la Regione “intenda nominare una commissione per verificare la sicurezza dell’impianto senza ritenere opportuno l’immediato blocco del progetto”.
Rispondendo alle domande di Roggiolani, i membri del comitato hanno infine spiegato che non sussistono rischi di esplosione del gas allo stato liquido, ma che il rischio può sussistere in caso di fuoriuscita. (cem)