PRATO – Etichettatura obbligatoria, ancora non ci siamo. A Bruxelles sono ancora tanti i dubbi e le perplessità che ruotano intorno all’adozione dell’indicazione d’origine sui capi d’abbigliamento.
Lo dimostrano gli esiti dell’audizione che questa mattina si è tenuta nella sede al Cese, il Comitato sociale ed economico europeo dell’Unione Europea. La delegazione pratese era composta da Marco Barni, presidente regionale di Confartigianato Moda e dall’assessore comunale allo sviluppo economico, Fabio Giovagnoli.
“Lo stato d’incertezza rimane, anche se è da registrare la compattezza del fronte italiano che richiede a gran voce il provvedimento sull’etichettatura. L’impressione è che certe posizioni, come quelle espresse dai colossi della grande distribuzione o che siano titolari di un marchio proprio con cui commercializzano i loro prodotti, come Max Mara o Zara, abbiano un peso maggiore rispetto alle nostre rivendicazioni”.
Ma c’è anche che un altro fattore negativo che gioca a svantaggio delle nostre imprese, secondo Barni.
“Il fatto che l’istanza sull’etichettatura sia una richiesta specificamente italiana non giova certamente alla nostra posizione”, fa osservare il presidente regionale di Federazione Moda Confartigianato. “È necessario comunque fare quadrato intorno alle nostre richieste, in modo da dare più forza e legittimità alle nostre tesi e raccogliere così una maggioranza di consensi che ci consentirà poi di sottoporre con più probabilità di successo la nostra richiesta all’esame del Consiglio”.