Nell'ambito del Convegno del 21 maggio a Firenze, ore 9:30-18:30, dal titolo "Trattamento del cancro: aggiornamenti internazionali - Energia, vibrazioni luminose e memoria cellulare. Una nuova interpretazione delle malattie degenerative - Ritalin e psicofarmaci ai bambini" relazionerà, per la parte sugli psicofarmaci, il prof. Giorgio Antonucci presidente del Comitato scientifico "Giù le mani dai bambini", il più rappresentativo Comitato che si occupa dei disagi dell'infanzia in Italia.
Antonucci è medico, psicanalista e decano della psicoanalisi italiana, noto per le sue posizioni umane e per la sua battaglia per impedire la trasformazione di storie umane in vicende psichiatriche.
Il prof.
Antonucci terrà una relazione per illustrare la problematica dell'uso crescente degli psicofarmaci nell'infanzia e in particolar modo dell'abuso del Ritalin.
Il Ritalin è un farmaco a base di metilfenidato (ossia un'anfetamina), proposto per curare il cosiddetto "Disturbo da deficit dell'attenzione con iperattività" (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ADHD) una sindrome che colpirebbe i bambini in età scolare e prescolare, caratterizzata da irrequietezza, difficoltà di concentrazione, sbadataggine, impulsività, svogliatezza, poca disposizione all'ascolto.
Negli USA e in Inghilterra si fa uso di questo medicinale da vari anni e i risultati sono allarmanti. Secondo la bibliografia medico-scientifica internazionale, infatti, il Ritalin produce dannosi effetti collaterali come: emorragie intestinali, glaucoma, arresto cardiaco, disturbi del sonno, inibizione della crescita, allucinazioni, depressione, abuso di droghe, suicidio ecc.
Antonucci sostiene che un'eventuale scelta in tal senso da parte del ministero della Salute italiano è un passo pericoloso che espone i bambini a gravi e seri rischi.
Secondo il professore i metodi di intervento in casi di questo genere sono ben altri, dato che non ci sono effettivi criteri scientifici per dichiarare delle patologie mentali di questo tipo in bambini di queste età. Il problema a suo parere è semmai un problema sociale, etico e politico e riguarda l'intera società umana che ha sempre più problemi a relazionare e a contenere la violenza.