Firenze, 13 maggio 2006- La violenta grandinata di martedì scorso, 9 maggio, ha provocato gravi danni alle colture in varie zone della provincia fiorentina. Molte le aree colpite: dal Mugello a Scandicci, passando per la piana di Sesto.
“Solo dopo alcuni giorni – spiega Simone Tofani – è stato possibile fare un primo bilancio dei danni provocati dalla grandine. Hanno sofferto in particolare le colture di fave in campo aperto, con i baccelli che presentano vistose macchie nere di necrosi, dove sono stati colpiti dai chicchi ghiacciati, e i meleti del Mugello, investiti in pieno sulla fioritura e sui ‘frutticini’.
Qui al danno si unisce la beffa, perché proprio nei giorni scorsi erano state effettuate le operazioni per il diradamento chimico dei fiori, necessario per una buona raccolta di mele. La grandine ha spaccato molti ‘frutticini’ e divelto i fiori superstiti, quando è ormai impossibile intervenire con un diradamento manuale che avrebbe attenuato il danno. Difficile capire quanto inciderà sulla raccolta totale, perché la grandine ha colpito a macchie di leopardo. Meno grave il danno per i peschi, dove si può intervenire con il diradamento manuale dei fiori, salvando quelli intatti”.
Colpite duramente anche le colture orticole in campo aperto, in particolare nella piana di Settimo, a Ungano, Mantignano e nell’area di Sesto. “Qui – spiega Tofani – hanno sofferto in particolare, oltre alle fave, colture come le cipolle, le lattughe, le bietole e gli spinaci. Una parte della produzione è a rischio, perché la grandine ha spezzato le foglie, aprendo la strada a infezioni e malattie. L’unica soluzione può essere un intervento immediato con prodotti cicatrizzanti per impedire il diffondersi di batteriosi e peronospora che pregiudicherebbero gravemente la produzione”.
Meglio è andata per pomodori e zucchine, molti dei quali sono ancora in serra. “Il danno – ammette Tofani – è stato più che altro per i piccoli orti, dove le piantine erano già state messe all’aperto e dovranno essere ripiantate. Quasi tutti i produttori più grandi avevano ancora le piantine in serra e questo le ha salvate. Nel complesso, comunque, il danno per la produzione della nostra zona è stato pesante e questo condizionerà molto il mercato dei prodotti locali”.