Una proposta di legge per riordinare e semplificare la normativa vigente in materia di artigianato e per renderla più rispondente alle nuove esigenze del settore. E’ quanto si propone la Toscana, come ha sottolineato l’assessore alle Attività Produttive Ambrogio Brenna, “per rilanciare un comparto dalla rilevanza economica, testimoniata da semplici cifre: oltre 116.000 imprese artigiane rappresentano un terzo delle imprese toscane”. La riforma del Titolo V della Costituzione ha demandato alle Regioni la potestà legislativa esclusiva in materia di artigianato e la Toscana intende rispondere dando sistematicità alla disciplina e rispondendo ad esigenze di semplificazione, con particolare riferimento alle procedure per l’esercizio delle attività ed all’istituto della DIA (Dichiarazione inizio attività).
Ma quali sono le principali novità che saranno affrontate nella futura proposta di legge? La semplificazione del procedimento di iscrizione all’Albo provinciale delle imprese artigiane, ridefinendo eventualmente il ruolo delle Commissioni provinciali e della Commissione regionale per l’artigianato. La valorizzazione dell’artigianato artistico e tradizionale, qualificando il ruolo della regione in Artex (espressione delle associazioni di categoria più rappresentative), in una prospettiva di raccordo e complementarietà con Toscana Promozione.
Infine, la proposta di legge sarà chiamata a definire i requisiti per l’attribuzione della qualifica di “maestro-artigiano” e “bottega scuola”, quali soggetti partecipanti alla formazione professionale nel campo dell’artigianato artistico e tradizionale. In tema di strumenti attuativi, ha concluso Brenna, la legge regionale rinvierà ad apposito regolamento, nel rispetto della corrispondente autonomia regolamentare di province e comuni.
La nuova legge per l’artigianato? «Un documento che evita di affrontare i nodi cruciali per lo sviluppo del settore».
E’ il giudizio netto e deciso con cui il Presidente di Alleanza Nazionale in Regione Toscana Maurizio Bianconi boccia il documento di presentazione della nuova legge regionale sull’artigianato illustrata in aula dall’assessore Brenna. E non si tratta, spiega Bianconi, di una bocciatura pregiudiziale, bensì: «Il documento che ci è stato sottoposto è talmente vago da lasciar presagire che quando lo rivedremo dopo le concertazioni sarà inevitabilmente diverso. In particolare – prosegue Bianconi – esso evita completamente di affrontare le sole tre questioni cruciali per il rilancio di un settore in aperta difficoltà, ovvero: la creazione di un sistema toscano dell’artigianato, la istituzione di un marchio dell’artigianato toscano che ne valorizzi l’immagine anche oltre i confini nazionali, e un sistema di credito efficiente di cui torneremo a parlare».
Una particolare attenzione è riservata da Bianconi all’ ‘artigianato artistico e tradizionale’: «Io rivedrei questo concetto.
Ci sono artigianati a rischio delocalizzazione, e per mantenere la produzione in loco allargherei il concetto dando premi di non-delocalizzazione anche a quel nuovo artigianato artistico, a quel neo-tradizionalismo che preserva la nostra tradizione e contribuisce allo sviluppo del settore». Quanto al titolo di ‘maestri artigiani’, prosegue Bianconi, «esso deve essere un titolo di sapere economico, valido quanto un diploma di scuola e frutto di formazione all’interno delle botteghe, così che il maestro artigiano sia maestro di economia oltre che di sapere».
Tutto questo, osserva Bianconi, «libererebbe risorse alla formazione dei soliti noti per costruire posti di lavoro, maestria, economia».
Utile poi sarebbe attivare marchi specifici: «All’interno di questo testo dovremmo studiare un sistema per trovare un marchio validato non territoriale, ma di filiera e di sistema interprovinciale e ‘toscana’ in senso pieno. Cerchiamo anche noi di fare masse critiche apprezzabili con i nostri prodotti, per settore merceologico ad esempio. Solo così potremo fare mercato».
«Spesso l’idea di ‘salvare’ settori maturi e decotti – osserva infine Bianconi – porta a sprecare risorse.
Anche sotto il profilo lessicale, iniziamo ad usare la parola ‘promozione’, accanto a quella ‘tutela’ quando facciamo le leggi. Almeno per prevedere tendenzialmente, in questa legge, l’accesso ai finanziamenti in misura proporzionale all’incidenza sul Pil regionale».
Questo nel merito. Ma Bianconi non risparmia neppure osservazioni sul metodo: «Premetto che voglio far finta che non ci sia una legge già scritta, visto che il grado di collaborazione che vorremmo dare come Consiglio alla sua elaborazione vorremmo non fosse, quello sì, finzione ma apporto concreto.
Questa Regione ritiene che a furia di creare enti e sovraenti si risolvano i problemi. A me invece non pare nient’altro che un appesantimento. Troppo spesso gli strumenti per gli artigiani non sono in mano loro, bensì in mano di dirigenti che fanno l’interesse delle proprie carriere. Non è così che si risolvono i problemi del mondo artigianale, ben più vasto di ciò che viene rappresentato da direttori e presidenti in fase di concertazione».