I cittadini ricorrono contro lo Stato per lo sviluppo delle energie alternative, pulite e rinnovabili. In quindici da tutta Italia hanno già presentato ricorso contro il decreto del Ministero delle Attività produttive e il Ministero dell’Ambiente del 6 febbraio 2006 che ha modificato il decreto del 28 luglio 2005 e reso di fatto poco conveniente installare impianti fotovoltaici per la produzione di energia dal sole.
”Il decreto 2005 – spiegano gli avvocati Alessandro Tarducci e Iacopo Tozzi dello studio legale Cnttv di Firenze che ha avviato il ricorso – prevedeva la concessione a chi installava un impianto fotovoltaico di contributi erogati dal Grtn (Gestore della rete di trasmissione nazionale) proporzionale alla quantità di energia prodotta per venti anni dall’installazione, contributi che nel corso del tempo sarebbero stati rivalutati secondo gli indici Istat”.
Inoltre il decreto prevedeva che l’energia prodotta oltre al proprio consumo potesse essere venduta al gestore. Questo significava un doppio beneficio: da una parte risparmiare sulla bolletta, dall’altra guadagnare e vendere energia pulita ad altri con un bilancio risparmi/ricavi che portava ad ammortizzare la spesa dell’impianto in 6-7 anni, senza considerare l’incalcolabile guadagno ambientale.
Il decreto, dunque, aveva invogliato tanti a intraprendere la via dell’energia rinnovabile, anche visti i recenti problemi scaturiti dal blackout, dal rincaro del petrolio, dal rifornimento di gas.
A dicembre 2005 erano state giudicate ammissibili dal Grtn 9121 domande.
Ma poi tutto è cambiato: il nuovo decreto del febbraio 2006 e i successivi atti applicativi dell’Autorità per l’energia e per il gas prevedono che i contributi non saranno adeguati nel corso dei prossimi venti anni e per gli impianti più piccoli non sarà possibile vendere l’energia prodotta in surplus, ma solo conservarla per autoconsumo.
“Una decisione lesiva per quanti avevano già presentato domanda – spiegano ancora gli avvocati.
– Infatti non è più così conveniente produrre energia rinnovabile, per gli impianti piccoli non conviene averne più del consumo (andando quindi contro i principi stessi del precedente decreto), e i costi degli impianti sono difficilmente ammortizzabili. Chi ha già preso accordi e impegni col Grtn, con i progettisti, magari ha anche contratto un mutuo per l’impianto è stato fortemente danneggiato da questa nuova decisione”.
Quindici persone e società che hanno avuto il via libera dal Grtn hanno presentato ricorso impugnando davanti al Tar della Lombardia gli atti applicativi dell’Autorità per l’energia e per il gas.
Altri 20 ricorrenti sono pronti nella sola Sicilia: il sud Italia infatti è il più danneggiato dal nuovo decreto in quanto la maggior quantità di sole e la minor necessità di consumi energetici grazie alle temperature più miti portano a produrre più energia di quanta ne viene consumata.
Ma in teoria potrebbero ricorrere al Tar tutti i 9121 aspiranti possessori di impianto. Di questi 481 nella sola regione Toscana.
“Il decreto è stato impugnato – spiegano ancora gli avvocati Tarducci e Tozzi – anche per un vizio di forma: non ha infatti ottenuto, come da procedura, il parere del Consiglio di Stato e, per questo, è illegittimo”.
I tempi per la presentazione dei ricorsi (60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) sono ormai scaduti, ma lo studio legale Cnttv sta preparando un ricorso straordinario al Capo dello Stato (entro 120 giorni dalla pubblicazione). E più sono i ricorrenti più è facile dimostrare il danno ai cittadini e ottener la dichiarazione di illegittimità del decreto 2006.