Approfondire i pozzi al servizio degli impianti ittici, attingere l’acqua direttamente dal mare nel periodo estivo e proseguire nella ricerca. Sono questi i principali “suggerimenti” a favore di enti locali (Comune di Orbetello, Provincia di Grosseto e Commissario della Laguna) nonché dei produttori ittici, emersi dallo “studio idrogeologico finalizzato alla simulazione degli effetti dell’emungimento delle acque sotterranee da parte degli allevamenti ittici dell’area orbetellana e di Ansedonia”, presentato quest’oggi ad Orbetello.
Un progetto (costo di 133mila euro) che ha preso il via nel 2004 e che si è concluso nel 2005, promosso e finanziato (per 99.750 euro) dall’Arsia (Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo-forestale), attraverso un bando, dopo che negli incontri con i diversi attori della filiera dell’acquacoltura toscana era emersa la necessità di approfondire gli aspetti sugli effetti reali del pompaggio delle acque.
L’obbiettivo del progetto – al quale hanno partecipato la Giano Ambiente (Agenzia dell'Associazione Industriali Grosseto), come coordinatore del progetto; il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Siena, come responsabile scientifico; il Dipartimento di Scienze ambientali “G.Sarfatti” dell’Università di Siena, come partner - era proprio quello di verificare, attraverso un modello numerico, gli effetti del pompaggio da parte degli allevamenti ittici, cercando, inoltre, la migliore comprensione del funzionamento del sistema delle acque per valutare l’impatto dello sfruttamento, e per giungere alla più corretta gestione dell’intero sistema.
Lo studio, il primo del genere in questa area, ha una sua valenza non solo perché in parte dimostra che gli allevamenti ittici, con la loro attività di emungimento, non sono i soli responsabili dell’intrusione salina nella falda, ma anche perché fornisce informazioni e dati scientifici utili a comprendere meglio le dinamiche che caratterizzano l’acquifero dell’area di Orbetello.
Risultati che sono però da considerare preliminari e non esaustivi, dal momento che il progetto è stato sviluppato per un breve periodo, inverno 2004, che coincide con la fase di ricarica dell’acquifero (piogge autunno-invernali) e estate 2005 (per la verifica della fase più critica dell’acquifero per la mancanza di acqua).
E’ auspicabile quindi verificare sul lungo periodo i risultati acquisiti sul campo, per meglio definire l’acquifero preso in esame e prevedere piani di gestione mirati all’intero corpo idrico.