Questo il testo dell'intervento di Paolo Amato, capogruppo di Forza Italia: «A novembre, la Regione Toscana, suffragata da un autorevole decisione del Consiglio di Stato, ha approvato all'unanimità una legge (LR 59/2005) che disciplina le forme di riscatto degli alloggi ERP a suo tempo assegnati dal Comune di Firenze ai profughi italiani dell'Istria e della Libia. Ma il Comune di Firenze, in questi giorni, ha emanato un atto di indirizzo che delibera di "soprassedere" all'applicazione di questa legge regionale, adducendo motivi di disparità di trattamento e di inopportunità per la pubblica amministrazione: effettuando così una scelta di disobbedienza.
Del resto il Comune di Firenze è ormai diventato un porto franco, un ente locale che decide discrezionalmente quando e se applicare le leggi regionali e statali. Alla faccia della Costituzione! Oggi in Consiglio comunale la Casa delle Libertà ha quindi voluto affrontare tale problema. E di fronte alle rimostranze di tanti profughi presenti in aula consiliare, Forza Italia ha chiesto alla presidenza dell'assemblea di sospendere temporaneamente i lavori per incontrare una delegazione dei profughi.
La maggioranza di centrosinistra ha bocciato la richiesta, affermando che era meglio continuare i lavori, lasciando ad una apposita delegazione di tutti i Gruppi Consiliari il compito di intavolare una discussione con i rappresentanti dei profughi. Peccato però che la delegazione consiliare era composta solo da Consiglieri del centrodestra. Il centrosinistra non si è infatti degnato di mandare nessuno; e l'Assessore alla Casa Coggiola, ha addirittura preferito fuggirsene a gambe levate. Una vera presa di giro, non tanto nei confronti del centrodestra quanto nei confronti della gente che si aspettava attenzione, risposte ed un minimo di comprensione.
Tutti i Consiglieri della Casa delle Libertà, in segno di protesta, sono perciò usciti dall'aula del Consiglio comunale, abbandonando i lavori. Dispiace per i profughi, che già hanno tanto sofferto durante la loro vita. Ma, evidentemente, per l'Amministrazione questi nostri concittadini hanno meno diritti degli stranieri (alcuni dei quali, come è accaduto proprio in questi giorni, vengono addirittura mandati ad assistere a "social-forum in Africa, a spese del Comune). Stupisce poi lo stridente contrasto tra la retorica della Giunta Domenici sulla "partecipazione democratica" e la sua effettiva disponibilità ad ascoltare e comprendere le ragioni della gente.
Ora, noi sappiamo che il 10 febbraio p.v. si terrà la "giornata del ricordo" In memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. Chiediamo allora al Comune di ritirare, entro tale data, il vergognoso provvedimento assunto contro i profughi italiani dell'Istria e della Libia. Perché questa povera gente merita rispetto ed ha bisogno non di retorica ma di atti concreti. La "rossa" Regione Toscana l'ha capito, il "rosso" Comune di Firenze no: è un singolare caso di daltonismo politico che la dice lunga sulla difficoltà del nostro Comune di essere un comune "normale"».
«Illegale, illegittima e politicamente immorale». Questi, secondo i consiglieri della Casa della Libertà «sono i requisiti della delibera con la quale il Comune di Firenze ha deciso di disapplicare le legge regionale che, recependo una legge dello Stato del 1952, dispone la vendita degli alloggi Erp, per una percentuale del 15%, ai profughi istriani, giuliano-dalmati, libici, greci e delle ex colonie». Il caso era stato sollevato la scorsa settimana dalla consigliera di Alleanza Nazionale Gaia Checcucci.
«Questa mattina abbiamo incontrato il prefetto insieme all'onorevole Riccardo Migliori - hanno aggiunto i consiglieri del centrodestra - e gli abbiamo chiesto, in qualità di rappresentante del governo a Firenze, di impedire che il Comune si faccia promotore di questo pericoloso e ingiusto precedente. Grave è poi il silenzio del sindaco, dell'assessore competente, Paolo Coggiola, pur presenti questo pomeriggio in consiglio comunale mentre affrontavamo la questione: si sono rifiutati di dare spiegazioni sulla delibera adottata e di incontrare una delegazione di una cinquantina di profughi».
«Grave anche il disinteresse dei consiglieri della maggioranza - hanno commentato gli esponenti della CDL - supini nei confronti di un atto di giunta e completamente disinteressati ad una questione che riguarda il destino di centinaia di famiglie. Per questo, e dopo le nostre rimostranze, abbiamo deciso di abbandonare l'aula e di dare solidarietà alla delegazione dei profughi. E' uno "sciopero istituzionale" dovuto: sono state messe in gioco le regole minime della rappresentanza democratica e dello stato di diritto che si regge sulla gerarchia delle fonti normative.
Aberranti sono poi le motivazioni che reggono la delibera: per una "sconvenienza" economica per le casse del Comune si decide di disapplicare una legge, facendo anche conti sbagliati sui possibili costi degli alloggi da alienare. Non si considera infatti che da oltre 50 anni, nell'attesa di acquistare la casa, queste persone hanno continuato e continuano a pagare l'affitto». «Il non rispetto e la disapplicazione di una norma che trova la forma in una delibera di giunta, quindi in un atto ufficiale, rappresenta la negazione dello stato di diritto - hanno aggiunto - autolegittimarsi, per tornaconto economico, dal non rispetto di leggi che dovrebbero rappresentare una garanzia di parità di trattamento tra cittadini della stessa nazionalità e con gli stessi diritti equivale a usare le istituzioni come una clava da agitare secondo convenienza.
Porsi fuori e sconfessare le regole del gioco significa sconfessare le regole della democrazia, il principio di legalità nonché la rappresentanza democratica che si fa portavoce di queste esigenze. La delibera del Comune sostiene che nella legge regionale emergono evidenti profili di contrasto con la Costituzione. Ma l'atto impugnato, invece, garantisce proprio la parità di tutti: questi cittadini non sono mai stati trattati come gli altri. I profughi continuano a pagare un "obolo" mensile per una casa che aspettano di acquistare da 50 anni.
Il fatto infine che quella di Firenze sia l'unica amministrazione che non applica la legge regionale apre anche lo scenario ad un conflitto istituzionale Regione-Comune davanti al quale i cittadini profughi resteranno spettatori e subiranno le conseguenze che da ciò deriva». (mr)