Nei giorni scorsi l’associazione INPUT ha organizzato un incontro in cui sindaci e vicesindaci dell’area fiorentina hanno discusso con l’europarlamentare Lapo Pistelli della possibilità di un unico comune per l'area metropolitana.
In un futuro prossimo un comune unico optrebbe sostituire gli 11 attuali che compongono l’area fiorentina (Firenze, Fiesole, Pontassieve, Bagno a Ripoli, Impruneta, Scandicci, Lastra a Signa, Signa, Campi Bisenzio, Calenzano e Sesto Fiorentino). Questo progetto è un po’, in piccolo, una sfida analoga alla costruzione dell’Europa, anche se qui non abbiamo diverse nazioni più o meno grandi, ma una grande città (resa ancora più grande di quello che è dal peso della sua storia e dalla sua fama mondiale) e 10 realtà molto più piccole.
Dopo l’introduzione da parte di Giuseppe Matulli e del prof. Luciano Randelli, docente dell’Università di Bologna, hanno parlato i sindaci ed i vice –sindaci convenuti.
Una prima considerazione è il ruolo passivo che il legislatore ha attribuito a Regione e Provincia: esprimeranno solo un voto consultivo sulla questione alla conclusione del processo messo in moto dal comune di Firenze di intesa con gli altri comuni interessati. La scarsità di rapporti fra Firenze e dintorni è stato, negli anni 50 e 60, ampiamente citato come esempio di come NON si doveva agire e in parte di questo sono rimaste grandi tracce (buona ultima la vicenda dei veicoli “euro 0”) e quindi la partenza sarà molto difficile.
I sindaci hanno mostrato grande disponibilità ad andare avanti pur se con alcuni distinguo e facendo notare alcune gravi carenze nei rapporti centro – periferia dell’area e fra i vari comuni stessi, partendo da alcune limitazioni che ci sono a pensare in piccolo, per esempio nei piani strutturali (dove esiste - se non coordinati fra loro - un alto rischio di duplicazioni di funzioni altrimenti evitabili, dalla collocazione di impianti di interesse pubblico, a nuova viabilità etc etc).
Eppure l’”area vasta” fiorentina è già una realtà nella mente degli abitanti: se prima della seconda guerra mondiale questi comuni erano chiaramente divisi fra loro, oggi per la crescita delle aree urbanizzate gli abitanti, per lavoro, tempo libero o altro passano indifferentemente da un comune all’altro, senza percepire la presenza di cinfiuni comunali.
Prevale quindi l’idea di essere tutti ugualmente fiorentini. Anche a livello amministrativo si comincia a percepire questo, con provvedimenti magari scomodi come i blocchi del traffico ma anche con delibere regionali: nel bando per l’appalto dei servizi di trasporto pubblico, la Regione ha previsto una gara per ogni provincia più una ad hoc per l’area fiorentina.
Una prima esperienza di associazione sovracomunale è già in esperimento con la “città della piana” fra i comuni di Signa, Campi, Sesto e Cadenzano e può dare degli interessanti indizi su come procedere.
Fondamentalmente da ora in avanti le varie amministrazioni comunali dovranno cercare di integrarsi fra due loro in modo da arrivare pronti alla sfida, che potrebbe addirittura essere nel 2009.
Saranno particolarmente importanti l’armonizzazione dei regolamenti comunali, delle varie macchine comunali (a partire dall’integrazione dei sistemi informatici) e delle tariffe, oggi profondamente diverse fra loro (a cominciare dall’ICI (e dalle rendite catastali) per finire agli asili-nido).
Anche la Provincia, per bocca dell’assessore Martini, si è mostrata favorevole, pur se con un avvertimento: nella realtà provinciale ci sono già delle forti autonomie (Comunità montane di Mugello e Montagna Fiorentina e circondario Empolese – Valdelsa).
La creazione di un’altra aggregazione “forte” aumenterebbe la visione “federalistica” della provincia, ma bisogna anche pensare a quei comuni che non faranno poaerte di nessuna di queste entità e che, per questo, potrebbero aere qualche problema di isolamento.
Aldo Piombino