Le tecnologie on line e la conseguente partecipazione dei così detti utenti, costringono a riformulare il concetto di giornalismo. Il cambiamento è animato, da anni, dalle nuove funzioni editoriali nell’era digitale: un processo di trasformazione trainato dall’enorme disponibilità e accessibilità di informazioni in rete. Sarebbe sorprendente se l’autorità dell’industria dei media rimanesse la stessa quando i suoi “clienti”, benestanti, curiosi ed educati, hanno a disposizione l’alternativa di una tale quantità di fonti informative.
Ma la novità sta anche nella straordinaria crescita dell’interazione sociale.
Il giornalismo partecipativo, esploso grazie all’azzeramento dei costi editoriali su Internet, crea infatti nuove comunità di interesse. In altre parole, dietro ogni sito di successo c’è un progetto che sviluppa l’interazione sociale, coinvolgendo e facendo crescere la propria comunità di riferimento sulla base di affinità condivise.
Se ci si chiede la ragione della così frequente presenza della piccola voce di Nove da Firenze nella pagine News di Google, rispondiamo elencando i principi guida della nostra attività dal gennaio 1997, uno standard editoriale basato su poche semplici regole:
1) Priorità ai fatti, piuttosto che alle opinioni;
2) Apertura ai contributi esterni alla redazione in ogni forma ci vengano offerti;
3) Trasparenza sui conflitti di interesse e sull’orientamento delle fonti (per esempio consentendo il libero accesso a tutto il nostro archivio);
4) Ed ultima, ma non minore, la determinazione a pubblicare il maggior numero possibile di link di approfondimento (che infatti nel nostro archivio sono migliaia).
La moltiplicazione dei punti di vista e delle voci resa possibile dal giornalismo partecipativo contribuisce a mettere in discussione l’ambiguo concetto di obiettività quale principio cardine del giornalismo. Non partecipiamo a un dibattito che ha senso in uno scenario in cui pochi gruppi monopolizzano la produzione di informazioni. Se una voce sovrasta tutte le altre, come accade nel sistema TV italiano, esite certo un interesse pubblico nel raccontare la realtà nel modo più neutro.
Ma lo scenario cambia nel vasto panorama dell’informazione on line, con le sue voci in competizione e la quasi illimitata possibilità per gli utenti di scegliere, capovolgendo il tradizionale potere d’agenda dei giornalisti (ma non sarebbe più onesto scrivere degli editori?).
Giusto un anno fa Renato Mannheimer descriveva sul Corriere della Sera la distanza tra i giovani lettori e l’informazione tradizionale, la cui credibilità è costantemente in discesa. E’ un problema che allarma chi ha fatto dei lettori una delle sue fonti di reddito.
Come molti esperimenti di giornalismo partecipativo Nove da Firenze non ha un obiettivo commerciale (né principale, né secondario) e nasce con l’intento di offrire un canale di diffusione per informazioni che non troverebbero spazio sui media tradizionali. La ragione della nostra lunga esistenza sta nella capacità di soddisfare una domanda di informazione non altrimenti veicolata. Attorno alla redazione di Nove da Firenze si sono coagulate nel tempo energie e intelligenze offerti da soggetti (magari con esperienza di giornalismo professionistico) che comprendono potenzialità e freschezza della nuova cultura on line.
Chi sceglie di contribuire a Nove da Firenze lo fa per liberarsi dal giogo dei media tradizionali, per non mendicare una collaborazione saltuaria, uno spazio minimo e mal pagato su un giornale che non leggerebbe lui stesso. L’alternativa, certo non remunera economicamente, è la soddisfazione almeno dal punto di vista personale.
Volete scrivere su un giornale indipendente? Allora domandatevi se avete voglia di dare visibilità ai conflitti e non ai retroscena interessanti solo per le élites, se volete partecipare a una rivoluzione culturale, grazie alla quale frammenti di tecnologia si trasformano in strumenti di promozione di nuove relazioni sociali né semplici, né controllabili.
Se la vostra risposta è affermativa saremo felici di fare la vostra conoscenza.
Nicola Novelli
Direttore responsabile