Firenze, 03 Dicembre 2005- Il «piano integrato di salute» sarà al centro del consiglio comunale di lunedì prossimo. All'ordine dei lavori anche la delibera che contiene il «preventivo economico 2004 ed il bilancio consuntivo e preventivo 2005» del consorzio "Società della Salute".
In programma ci sono anche cinque interrogazioni, tre interpellanze, dieci mozioni (tra le quali quella sul piano integrato della salute, presentata dalla commissione sanità, presieduta da Susanna Agostini) ed una risoluzione: quella «per l'adesione alla campagna Control Arms» della commissione per la pace e la solidarietà internazionale, presieduta da Lorenzo Marzullo.
A proposito del Piano integrato di salute ecco un intervento del capogruppo di Rifondazione comunista Anna Nocentini e dei consiglieri Leonardo Pieri e Pierluigi Ontanetti:
"Il Consiglio Comunale darà lunedì prossimo gli indirizzi per le future politiche sociali e sanitarie.
Il Piano Integrato di Salute che viene presentato ruota attorno ad alcune assi: - politiche integrate socio sanitarie, in un quadro che vede tutta l'attività programmatoria dell'Amministrazione - ad esempio Piano Strutturale e Piano Strategico- come significativa ai fini del benessere dei cittadini; - mantenimento degli anziani non autosufficienti e dei disabili al domicilio; - ruolo dei medici di medicina generale; - partecipazione dei cittadini. Sono obiettivi condivisibili, che dovrebbero essere raggiunti attraverso processi che, basandosi su ciò che è stato fatto finora, ne sapessero correggere gli errori e valorizzare gli aspetti positivi.
L'integrazione delle politiche socio sanitarie è da molti anni obbiettivo della Regione e dei piani sociali del Comune, ma piuttosto che migliorare il processo avviato con protocolli ASL-Comune e distretti socio sanitari, si è preferito creare un soggetto nuovo, la Società della Salute, che propone poche novità e mette in evidenza punti di debolezza: gli interventi di riorganizzazione dei servizi sanitari sul territorio, eliminazione di punti prelievo, accorpamento di servizi ecc. sono stati decisi autonomamente dalla ASL, senza che il Comune ne fosse neppure informato preventivamente.
Invece, a sottolineare la frattura fra servizi territoriali ed ospedalieri che avevamo denunciato, nell'ambito di "orientamento della domanda" la Società della Salute dovrà definire accordi con gli ospedali cittadini per volumi di prestazioni necessarie, modalità di accesso ed erogazione specialistica ambulatoriale ospedaliera: cosa accadrebbe in caso di malattie non previste, di epidemie? Inoltre, mentre si afferma che il benessere dei cittadini dipende solo in parte modesta da questioni sanitarie e molto da condizioni generali e stili di vita, nessun impegno viene chiesto sulla programmazione dell'Amministrazione pur sapendo che argomenti come l'inquinamento, la mobilità, l'assetto urbano, la casa, il lavoro...
vengono opportunamente definiti "determinanti di salute". Anche il mantenimento degli anziani e disabili al domicilio è un obbiettivo condiviso: ma attraverso quali processi? La caratteristica del progetto definito Global care è di fatto l'esternalizzazione dei servizi e la progressiva estraniazione del Comune: i servizi domiciliari, fulcro dell'intero impianto, già adesso insufficienti, saranno organizzati e gestiti dalle Residenze Sanitarie Assistite e controllati da una Gabina di regia a Montedomini.
La delicatezza del servizio domiciliare pretenderebbe personale stabile (sempre la stessa persona dallo stesso anziano), numeroso (molte ore di presenza per un anziano non autosufficiente che non si ricovera), disponibile (soddisfatto della retribuzione e del lavoro); quindi o si gioca tutto sul costo del lavoro ed è evidente che la le Residenze sanitarie assistite, essendo aziende private, hanno più mano libera che non il Comune, o si riduce l'erogazione del servizio domiciliare invece che aumentarla per evitare il ricovero.
L'estraneazione del Comune avviene anche per altre vie "mediante l'erogazione finalizzata di sostegni economici alle famiglie finalizzati all'acquisto autonomo di servizi e ausili": la recente delibera della Società della salute per azzerare con un intervento straordinario le liste di attesa per l'accesso nelle Residenze sanitarie assistite ne è un esempio. Persone alle quali era stato riconosciuto il diritto al ricovero e alla quota sanitaria, talvolta anche già ricoverate, hanno ricevuto la proposta di rientrare o restare a casa dietro il pagamento di un contributo per 12 mesi: la famiglia è diventata il centro del sistema socioassistenziale; e se non c'è? E se non sa spendere bene i soldi per l'acquisto di servizi? E se non può? E se non vuole? Si è completamente abbandonato il principio che l'assistenza per una persona non autosufficiente è un diritto costituzionale, che il cittadino si paga nell'arco di tutta la vita lavorativa e con la pensione; d'altronde una seria politica per la famiglia deve prendere atto che le famiglie finché possono, per condizioni economiche, di salute, di relazioni affettive, si prendono cura del proprio anziano e che proprio quando non ce la fanno più ne chiedono il ricovero, e in questi casi la risposta che dà garanzie è l'intervento dell'istituzione, non la monetizzazione del bisogno.
Ancora più grave la non autosufficienza che consegue a un ricovero ospedaliero, con situazioni che si modificano improvvisamente, difficilmente sostenibili nella complessità della vita odierna. I medici di medicina generale sono chiamati, sia nel caso degli anziani che dei disabili a svolgere un ruolo fondamentale nella definizione dei percorsi assistenziali: sono anni che i Piani sanitari puntano ad un maggiore coinvolgimento della categoria, ad una diversa organizzazione, senza riuscirvi. Il Piano integrato di salute organizza l'assistenza all'anziano e ai disabili intorno a una microequipe che dovrebbe dare garanzia di continuità assistenziale, "un gruppo di lavoro permanente" composto dal medico dell'assistito, l'assistente sociale e l'infermiere: ciascuno di loro dovrà relazionarsi quindi a molti altri professionisti per ogni assistito.
Un progetto irrealizzabile finché non si riuscirà ad organizzare diversamente la funzione del medico di base all'interno del sistema. E' stato attivato un processo di partecipazione, una delle novità attribuite alla Società della salute, con il quale si dovrebbe sanare la forte riduzione di competenze del Consiglio Comunale che si limiterà ad approvare bilanci e piani complessivi come quello attuale; non si tratta di maggiore coinvolgimento dei cittadini in maniera diretta, o attraverso le loro forme di rappresentanza istituzionale come sono i Quartieri ma del contributo che le associazioni, che si occupano più o meno direttamente di salute, potranno dare in merito all'efficacia dei servizi.
Altra cosa il Comitato del terzo settore, i cui componenti parteciperanno a pieno titolo nella programmazione dei servizi, portando le loro competenze e i loro legittimi interessi di erogatori di servizi. Infine, la funzione di controllo sui servizi che è sempre stata debole, diventa residuale nel caso dei servizi domiciliari, inesistente sul piano dell'organizzazione complessiva, non avendo più il Consiglio Comunale una relazione diretta con l'organizzazione e la gestione dei servizi in conseguenza della creazione della Società della Salute.
In questo quadro complessivo, riteniamo che il Piano integrato di salute che viene presentato al Consiglio Comunale, ricco di conoscenze elaborate negli anni come risultano negli obiettivi che abbiamo evidenziato, poco sia integrato da analogo apporto dell'Azienda sanitaria, e che i programmi che propone per riorganizzare la risposta alle necessità sociosanitarie cittadine si basino su scelte politiche ed organizzative che non possiamo condividere".