(Firenze, 3 dicembre) E’ una scelta di grande qualità quella operata da Nadia Marchioni , curatrice della mostra “La Grande Guerra degli artisti “,propaganda e iconografia bellica in Italia negli anni della Prima Guerra Mondiale,inaugurata al Museo Marino Marini di Firenze.La curatrice, rifuggendo la retorica di parte delle opere dedicate alla Grande Guerra, ha operato una scelta sulla qualità formale, scelta che ci regala una mostra davvero straordinaria. La Grande Guerra, “il vero spartiacque del Ventesimo secolo”, è stata un’esperienza che ha condotto gli artisti ai limiti estremi delle loro possibilità, nel tentativo di dare forma ad una serie di eventi che sconvolgevano non solo ogni capacità razionale di comprensione, ma anche le regole e le convenzioni del dipingere, sia quelle tradizionali sia quelle nuovissime sorte all’alba del Novecento.
la Grande Guerra ha prodotto un’enorme quantità di immagini: si tratta di un insieme di materiali quanto mai eterogeneo, capace di spaziare dagli appunti grafici presi frettolosamente in trincea dai pittori-soldati alle grandi esposizioni d’arte militare organizzate per sostenere il morale della popolazione civile, dalle cartoline e dai manifesti murali alle illustrazioni sui giornali di trincea rivolti alle truppe, dalle vignette satiriche o caricaturali sui quotidiani alle fotografie ufficiali intrise di retorica e propaganda ed alle traduzioni cinematografiche, fino ad arrivare alla rielaborazione del dramma ed alla sua celebrazione attraverso sacrari, cenotafi, monumenti ai caduti.
. La mostra , che presenta 150 opere fra dipinti, sculture, disegni e incisioni, ed è allestita con grande raffinatezza da Luigi Cupellini si apre con le icone dell’interventismo futurista: dalla celebre Manifestazione interventista di Carlo Carrà, al suo Inseguimento (cavallo e cavaliere), utilizzato come illustrazione del volume Guerrapittura (entrambe le opere provengono dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia); dalle Insidie di guerra di Giacomo Balla , alle emozionanti visioni di Gino Severini, presente con due dipinti ad olio: Cannon en action e Synthèse plastique de l’idee «guerre», proveniente, quest’ultima, dalla Bayerische Staatsgemaeldesammlung di Monaco di Baviera. A queste notissime opere faranno eco immagini più intime, nate dal diretto confronto con la guerra, di Mario Sironi (presente con dipinti e ritratti a matita dei suoi compagni d’armi eseguiti al fronte), Anselmo Bucci (del quale si presenta una scelta delle puntesecche dei quattro album Croquis du front italien), Lorenzo Viani (rappresentato nell’esposizione con alcuni dipinti ad olio e con le violente xilografie eseguite al fronte), Gino Barbieri (le cui commoventi xilografie incise al fronte provengono dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi). Accanto a queste opere raffiguranti uno spaccato della vita degli artisti al fronte sono da ricordare i dipinti di guerra del pittore-soldato Italico Brass, inviato nella zona di guerra per ritrarre gli aspetti più emozionanti o significativi del conflitto in corso, mentre un posto speciale è riservato alle immagini della propaganda sui giornali di trincea diffusi fra i soldati al fronte, e rivolta alla popolazione civile dalle pagine dei quotidiani e dai manifesti murali: in questa sezione si susseguono i nomi di Duilio Cambellotti, Cipriano Efisio Oppo, Enrico Sacchetti, Giuseppe Scalarini, Mario Sironi, dei quali si presentano i bozzetti originali delle illustrazioni che possono essere in mostra direttamente confrontate con la copia del giornale su cui furono pubblicate. La mostra si conclude con alcuni importanti esempi di private riflessioni sul conflitto, che assumono carattere epico o drammatico a seconda della personalità dell’artista e del momento di esecuzione: nel 1918 Plinio Nomellini esegue il dipinto dal sentimento eroico Alle porte d’Italia, mentre Ardengo Soffici riflette mestamente sulla guerra ormai trascorsa da più di un decennio con Millenovecentodiciannove (Il reduce) (1929-1930), cui fa eco il dipinto di Lorenzo Viani Il reduce, altrettanto drammatico e partecipe.
Conclude l’esposizione un accenno al “mito della Grande Guerra”, elaborato a partire dall’immediato dopoguerra attraverso il proliferare sul territorio italiano dei monumenti ai caduti (un esempio è offerto dal Bozzetto per il monumento ai caduti di Priverno di Duilio Cambellotti) e culminato negli anni Trenta nei grandi cicli decorativi delle Case del Mutilato (in mostra è presente lo spettacolare cartone di Cambellotti per la decorazione della Casa del Mutilato di Siracusa, cm. 170x640).
La mostra è corredata da un ottimo catalogo ,edito da Polistampa, che contiene importanti contributi di Nadia Marchioni, Vincenzo Farinella, Andrea Baldinotti, Umberto Sereni e Marco De Santi.
Alessandro Lazzeri