Le zone migliori le conoscono solo i tartufai più esperti. E solo il fiuto dei cani addestrati riesce a scovare il “tesoro”. Il tartufo, il pregiato bianco o il nero estivo che il Mugello regala in abbondanza. Per conoscere meglio questo fungo sotterraneo così apprezzato in cucina e le sue aree di produzione la Comunità Montana Mugello ha realizzato una pubblicazione agile, “Gli ambienti tartufigeni del Mugello”, che illustra lo stato di conservazione delle tartufaie e raccoglie le norme tecniche per la loro tutela.
E sfogliando le 72 pagine di questo piccolo libro curato da Paolo Gandi, Lorenzo Gardin e Fabio Primavera che nasce da uno studio svolto nel 2001 e aggiornato quest’anno, si scopre che sono state individuati e classificati ben 548 e circa 1865 ettari di aree produttive, rispettivamente, del tartufo bianco e del nero estivo. E che ben il 64% delle tartufaie controllate della provincia fiorentina si estende in Mugello con 78 ettari a raccolta riservata. In Mugello molto diffusi sono il tartufo bianco pregiato e il nero estivo (scorzone) ma si trovano diffusamente anche quello marzuolo e uncinato mentre rari sono il nero pregiato e il brumale.
La maggior parte degli ambienti tartufigeni della varietà del bianco sono localizzati lungo i corsi d’acqua, principalmente lungo la Sieve, ma anche in scarpate, ai margini dei boschi in corrispondenza di pascoli e persino in giardini pubblici dove alberi come i tigli facilitano condizioni ambientali di nascita e crescita della trifola. Le tartufaie naturali del bianco sono per il 53% in buono stato, ma il 14% e il 18% sono, rispettivamente, molto degradate e in fase di degrado mentre quelle migliorate arrivano al 15%.
Quelle con maggior superficie si trovano a Vicchio, Borgo San Lorenzo e Barberino. Quelle con habitat meglio conservato si riscontrano a Barberino, San Piero e Vicchio. «Il Mugello è un’area fortemente vocata alla produzione naturale di tartufi e quello bianco è senza dubbio un prodotto pregiato - sottolinea l’assessore all’Agricoltura e vicepresidente della Comunità Montana del Mugello Mario Lastrucci -. Gli ambienti naturali tartufigeni sono ecosistemi molto delicati e sensibili tanto che un minimo cambiamento può compromettere la produzione di questo frutto sotterraneo.
Le trasformazioni del territorio causate dallo sviluppo locale come l’espansione dell’urbanizzazione e delle aree produttive ma anche dalle opere pubbliche hanno intaccato le aree di produzione del tartufo. Consapevole della necessità di attivare iniziative per la loro tutela e conservazione, la Comunità Montana - aggiunge Lastrucci - ha realizzato anche con l’aiuto dell’associazione dei tartufai questa pubblicazione, che oltre a presentare e analizzare gli habitat di crescita del tartufo bianco pregiato e del nero estivo e il loro stato di conservazione, individua e propone norme tecniche di tutela e salvaguardia da inserire negli strumenti urbanistici comunali».
E tra queste ci sono: il divieto di riduzione della superficie delle aree di effettiva produzione di tartufi; precisi criteri da seguire negli interventi di regimazione idraulica e consolidamento dell’alveo, sponde e argini dei fiumi; impiego di tecniche di ingegneria naturalistica con piante “amiche” dei tartufi da preferire anche nelle alberature stradali, giardini e parchi pubblici, aree verdi sia pubbliche che private.(mr)