Firenze, 14 Novembre 2005- Solenne cerimonia stamani nel Salone de' Dugento in Palazzo Vecchio per la consegna del Fiorino d'oro della città di Firenze ad Amos Pampaloni, ufficiale fiorentino a Cefalonia, nel giorno del suo novantacinquesimo compleanno. L'assessore Tea Albini, che ha sostituito il sindaco Leonardo Domenici assente per un improvviso impegno, ha ricordato l'impegno di Pampaloni come comandante della Divisione Acqui e protagonista di pagine drammatiche della nostra storia. "Oggi - ha sottolineato l'assessore Albini - è una giornata importante per la nostra città perché intendiamo celebrare un uomo che ha combattuto per la libertà e per la democrazia.
Questa cerimonia assume ancor maggior significato perché cade nel giorno del suo novantacinquesimo compleanno. Per questo, oltre alla motivazione ufficiale, vorrei formulare ad Amos i più calorosi auguri di buon compleanno da parte della città di Firenze". Questa la motivazione dell'assegnazione del Fiorino d'oro letta dall'assessore Albini, prima della consegna: "Comandante del 33° Artiglieria della Divisione Acqui, Amos Pampaloni è stato protagonista di una delle pagine più drammatiche della nostra storia.
A Cefalonia nel settembre del 1943 si consumò l'eccidio di migliaia di soldati italiani trucidati dalle truppe naziste per non aver voluto consegnare le armi all'esercito tedesco ed essere rimasti fedeli al loro giuramento, offrendo così la loro vita alla Patria. In quella pagina di storia sta iscritta una immane tragedia, ma anche il primo atto della Resistenza, di un'Italia libera dal fascismo. E' nella scelta di quegli uomini, nel loro coraggio, che ritroviamo le radici dell'identità nazionale, il risveglio della coscienza democratica e della dignità di un popolo, la premessa della sua libertà.
Amos Pampaloni ha rappresentato, insieme ai pochi sopravvissuti, la memoria di quel sacrificio e con esso la prova della barbarie della guerra. A lui, oggi, la città di Firenze, nel ricordo dei caduti di Cefalonia, vuole rendere omaggio per essere stato, in questi anni, interprete degli ideali della Resistenza e testimone del prezzo pagato per conquistare al nostro paese la democrazia. Per aver fatto della pace e della concordia tra i popoli l'impegno della propria vita e il motivo del suo insegnamento.
Per aver saputo trasmettere alle giovani generazioni i valori di libertà, di uguaglianza e di solidarietà, sui quali si sono costruite le fondamenta della Repubblica Italiana".
Alla cerimonia erano presenti i gonfaloni della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e i labari delle associazioni combattentistiche e della Resistenza. Prima dell'assessore Albini, che ha letto numerosi messaggi fra cui quello della presidenza della Repubblica, hanno ricordato l'azione di Pampaloni il presidente della sezione fiorentina della Federazione delle associazioni combattenti e reduci Enzo Nannoni e il presidente dell'Istituto storico della Resistenza della Toscana Ivano Tognarini.
Francesco Berti ha svolto sin da giovane una significativa attività nel movimento cattolico toscano, nel Consiglio regionale della Gioventù Cattolica, nella FUCI e anche come redattore e vicedirettore del settimanale «Vita giovanile».
È stato da sempre un convinto sostenitore della Resistenza che egli riteneva fosse un movimento unitario, seppur composto al suo interno da varie componenti di diversa origine e ispirazione.
Per tutti questi motivi il suo libro Diario di un anno.
Cattolici e Resistenza in Toscana (ed. Polistampa, pp. 224, euro 16, a c. di Pier Luigi Ballini) rappresenta una fonte inesauribile di notizie sulla storia travagliata di quegli anni. Soprattutto offre un contributo di particolare interesse per la storia della Resistenza a Firenze e in Toscana, specialmente per quanto riguarda il ruolo svolto in quei tempi dai cattolici.
Nell'Archivio Berti, conservato da figlio Alessandro, esistono varie stesure del Diario: quella pubblicata è la versione che Francesco Berti aveva deciso di predisporre per la stampa, corredata anche da una serie di documenti inseriti in appendice.
Ne emerge un insieme di memorie, note, appunti che ci consentono di far luce sulle vicende che hanno segnato la vita della Toscana fra il 1943 e il 1945 e che rappresentano oggi una testimonianza del coraggio e dell'altruismo di tutti coloro che, senza distinzione di partito, lottarono per la democrazia e la libertà degli italiani.
Sarà il Senatore Giulio Andreotti a presentare il libro lunedì 21 novembre alle ore 17. L'incontro si terrà nella Sala Luca Giordano del Palazzo Medici Riccardi, Sede della Provincia (dove Berti per quindici anni ha rivestito la carica di Consigliere Provinciale per la Democrazia Cristiana), in via Cavour 1.
Oltre all'editore Mauro Pagliai e ad Alessandro Berti, saranno presenti Matteo Renzi, Presidente della Provincia e il Prof. Pier Luigi Ballini, curatore dell'opera.