Firenze, 27/10/05- Studi di settore e aziende artigiane, un argomento caldissimo, anche per le grandi difficoltà che gli imprenditori sono stati chiamati ad affrontare. Il Governo non è stato assolutamente alleato delle piccole e medie imprese in questa battaglia, anzi, tutt'altro.
La Cna, che ha sempre avuto una posizione molto critica sulle azioni del Governo in materia di studi di settore, organizza a Siena un convegno per fare il punto sugli studi di settore, analizzarne le problematiche e soprattutto elaborare proposte concrete per far in modo che il lavoro per gli artigiani torni ad essere "possibile" nel marasma di tasse, balzelli e imposte varie che ogni giorno "bussano alla porta".
L'iniziativa si svolgerà venerdì 28 ottobre prossimo, con inizio alle ore 15, a Siena, sede Cia (via delle Arti). Parteciperanno Flavio Favilli, responsabile fiscale Cna nazionale; Rossella Orlandi, dirigente dell'ufficio controlli fiscali della direzione regionale toscana dell'Agenzia delle entrate. Presenti anche il presidente e direttore Cna Toscana, Marco Baldi e Armando Prunecchi, oltre a Gianni Castagnini e Massimo Guasconi, direttore e presidente Cna Siena.
In estrema sintesi gli studi di settore costeranno mediamente 3.500 euro di tasse in più ai lavoratori autonomi.
La stima giunge da uno studio che, sulla base della relazione tecnica alla Finanziaria, ha indicato gli oneri che gli oltre 692mila lavoratori autonomi saranno chiamati a pagare al fisco italiano per adeguarsi alle nuove disposizioni previste in materia già a partire dal 2005.
La manutenzione degli studi di settore, ovvero un innalzamento dei ricavi presunti eseguito dall'amministrazione finanziaria, interesserà in prima battuta centotrenta categorie per un totale di oltre un milione trecentomila tra artigiani, commercianti e liberi professionisti.
Di questi, stando alle dichiarazioni apparse nella relazione tecnica stilata dal Ministero dell'Economia, oltre 600 mila risultano essere "non congrui", termine tecnico per definire questi autonomi non in grado di soddisfare i maggiori ricavi richiesti. L'adeguamento di tali partite Iva, stando alle ipotesi ministeriali dovrà garantire un gettito di 2,4 miliardi di euro. E dunque tale manutenzione verrà a costare mediamente tremilacinquecento euro in più di tasse per questi autonomi.