Affitti alle stelle, trasformazione di fondi artigianali in monolocali ad uso turistico-studentesco, posteggi impossibili, traffico oltre il congestionato che chiude il cuore della città meglio della Ztl, degrado crescente e crisi di vocazioni: queste le cause principali dell’emorragia di botteghe artigiane dal centro secondo Confartigianato Imprese Firenze.
Un quadro a tinte fosche, rischiarabile però con la disponibilità di Palazzo Vecchio.
“Abbiamo apprezzato la modifica del regolamento edilizio fatta a luglio dal Comune proprio per evitare un eccessivo uso residenziale dei piani terra del centro storico (innalzamento a 50 mq del limite minimo di superficie), ma è stato come chiudere il recinto con i buoi ormai scappati, senza considerare poi che molte delle botteghe artigiane con attività di vendita al pubblico hanno bisogno di spazi ampi” dichiara Ovidio Montecchi, Presidente di Confartigianato Imprese Firenze.
“Una soluzione concreta - aggiunge - potrebbe essere quella d’individuare edifici, magari dismessi, in centro e semicentro, ristrutturarli in modo rispettoso (con capitale privato se la proprietà è comunale o con capitale misto se l’immobile è privato) e affittare a prezzi agevolati i fondi, creando così degli Insediamento Produttivi Artigianali a gestione pubblico-privata.
L’ex Apollo potrebbe essere un esempio”.
Disponibilità di Palazzo Vecchio indispensabile però anche per rivedere (di concerto con Firenze Parcheggi che il Comune partecipa al 49,47%) la politica di concessione dei permessi artigianali d’accesso alla Ztl (permettendo così a chi ha bottega nel settore A di poter raggiungere il proprio fornitore nel settore E, anche pagando un abbonamento annuale); per programmare i necessari interventi sulla viabilità secondo un calendario cadenzato in modo ragionevole così da evitare la paralisi della città; per concedere agli artigiani del centro sgravi su Tia, Tosap, imposte su passi carrai ed insegne ecc; per promuovere dal punto di vista turistico, con Apt e Agenzie di viaggio, un artigianato che il mondo c’invidia (magari valorizzando aree più deboli, come l’Oltrarno); per contrastare il degrado e riqualificare l’immagine di Firenze.
Infine due interventi contro la crisi di vocazioni tra i giovani: la creazione, in conformità con la protrazione della scuola dell’obbligo, di scuole e Facoltà di Mestieri ed Arti che riconoscano titoli di diploma professionale o laurea breve e, a livello locale, la modifica della Legge n° 58 della Regione Toscana che, pur nata per tutelare l’artigianato, di fatto ostacola la formazione dei giovani rendendo impossibile la realizzazione delle botteghe scuola da parte dei maestri artigiani.
Lasciamo adesso la parola ad alcuni dei nostri artigiani, in grado di circoscrivere il problema meglio di chiunque altro.
E infatti di partenze ne sanno qualcosa alla Sartoria Parri, in fase di trasloco dopo 50 anni di onorata attività al civico 4 di Piazza della Signoria. “L’affitto è troppo caro, abbiamo una buona clientela, ma siamo artigiani, mica Gucci. Comprare è pura follia, così ci trasferiamo” dichiara Simona Parri che guida la bottega fondata dal nonno.
Aria di sgombero anche in Via Ghibellina. “Dieci anni fa la zona era artigiana, ora invece siamo tre gatti. L’ultima ad andarsene è stata la lavanderia qua a fianco dopo che la proprietà ha triplicato l’affitto.
Risultato: oggi abbiamo per vicino una pseudo-abitazione con fossa biologica in salotto” spiega Viola Borselli della Borselli Cornici. “Ma a spingerci ad abbandonare sono anche altri problemi, l’accesso alla Ztl per esempio. Quando devo andare in San Frediano, da sempre sede dei migliori intagliatori, non posso prendere l’auto: ho sì il permesso, ma solo per il mio settore. Fossi un artigiano in riparazione d’urgenza passerei, ma – precisa – non lo sono”.
“Si consideri poi la concorrenza di paesi praticamente esenti dal costo del lavoro ed il gioco è fatto: non riusciamo più a sostenere le spese di gestione, i giovani lo capiscono e preferiscono fare altro, con la conseguenza che molte botteghe chiudono e tanti mestieri rischiano di scomparire” puntualizza Valterio Certini dalla sua bottega di ferro battuto in San Niccolò.
“Anche una promozione turistica più incisiva non farebbe male – aggiunge – Luoghi d’interesse come chiese e musei (se pur aperti con il contagocce) non mancano, c’è il bellissimo cammino che da Piazza Poggi conduce a Piazzale Michelangelo per le Rampe (sempre più sporco e degradato a dir la verità), ma nessun cartello li segnala. Le visite degli Itinerari d’Oltrarno, organizzate gratuitamente da Camera di Commercio e Apt in collaborazione con le associazioni di categoria, sono insufficienti.
La gente viene anche, ma per comprare passa da altri lidi. Fossimo inseriti nei pacchetti viaggio delle agenzie, o sostenuti da una campagna informativo-pubblicitaria (a cui siamo anche disposti a partecipare economicamente) le cose potrebbero essere diverse”.