Convegno internazionale sulla povertà: i messaggi di Gorbaciov, Soares e Danielle Mitterrand

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 settembre 2005 18:21
Convegno internazionale sulla povertà: i messaggi di Gorbaciov, Soares e Danielle Mitterrand

Firenze, 09 Settembre 2005- «Il pericolo maggiore per il mondo, la sua stabilità e la pace, non è tanto il terrorismo mondiale e le cosiddette nuove guerre di civiltà, quanto la permanenza al di là del 2020-25, dello stato di povertà assoluta di una parte spaventosamente grande della popolazione mondiale». E' quanto sostiene Mikhail Gorbaciov, in un messaggio inviato agli organizzatori del convegno internazionale «Dai poveri illegali alla illegalità della povertà» che si è aperto questa mattina nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.

Secondo Gorbaciov «occorre costruire una nuova architettura politica mondiale capace di promuovere un "governo" della collettività umana fondato sul diritto di vivere per tutti». «L'esigenza di questa architettura - ha aggiunto - non è sentita con la stessa intensità e grado di urgenza in seno alle classi dirigenti mondiali, il che costituisce un ostacolo maggiore per il raggiungimento dell'obiettivo di un mondo senza poveri». Nel messaggio inviato da Mario Soares, presidente del comitato internazionale "Contratto Mondiale acqua" e presidente del Portogallo dal 1986 al 1996, si sottolinea che «l'Europa comune deve essere capace di generare una nuova forza di nuovi "sogni comuni".

Bisogna lavorare - ha proseguito - perché l'Europa dei 25 e più, vada al di là delle scelte che sono state fatte finora, fondate sulla costruzione di un mercato competitivo alla conquista del quale l'Europa si è rifugiata nel corso degli ultimi 25 anni per darsi, al contrario, come priorità l'imperativo di promuovere delle soluzioni efficaci che siano finalizzate alla costruzione di un mondo senza poveri». «Il ritorno della grande povertà nei nostri stessi paesi non è un incidente di percorso - ha rilevato Soares - è il risultato, in molti dei nostri paesi, di scelte politiche, economiche e sociali che hanno messo al secondo piano le società fondate sulla cultura del rispetto e della promozione dei diritti umani e sociali per esaltare la società fondata sulla cultura della selezione dei migliori attraverso la concorrenza competitiva nell'accesso ai beni ed ai servizi essenziali per la vita.

I migliori ed i più forti non hanno bisogno della società per assicurarsi la loro sopravvivenza. Ma essi non faranno parte della società. Essi saranno fautori di dominio e di esclusione e conseguentemente essi contribuiranno a generare nuove povertà. Fare "società" significa costruire un futuro comune per tutti fondato sul diritto alla vita per tutti gli abitanti della città, cioè i "cittadini"». Per Danielle Mitterrand, presidente della "Fondazione Danielle Mitterrand - France Libertés" «la povertà non é una fatalità ma il risultato di una politica mondiale che abbandona una parte dell'umanità, tutti coloro che non rientrano nei criteri di una economia speculativa e discriminante generatrice di profitto per le grandi imprese private e le multinazionali».

«Dichiarare illegale la povertà - scrive nel suo messaggio - comporta non solo denunciare le cause e gli artefici di questa povertà, ma é anche, settore per settore, dall'acqua alla sanità, al diritto alla casa, all'istruzione, al lavoro, proporre delle soluzioni concrete e sostenere delle iniziative che osino l'utopia di una società mondiale senza povertà. Uno dei problemi ai quali siamo più sensibili - ha ricordato - é quello del mancato accesso all'acqua potabile, che causa la morte di 34000 persone al giorno, in maggioranza, evidentemente, fra le popolazioni più misere».



Ma ecco l'opinione del gruppo permanente di lavoro sul carcere (Firenze) Dentro e Fuori le Mura:
"Sarebbe il caso che i rappresentanti del Comune, della Provincia e della Regione rivelassero agli illustri ospiti oggi qui presenti le loro strabilianti politiche su:
- diritto alla casa. ovvero di come centinaia di sfratti, la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, gli affitti fuori controllo e la negazione delle residenze ai senza fissa dimora costituiscano passi fondamentali verso la sconfitta della povertà;
- popolazioni rom e askalia.

ovvero delle eccezionali baite di legno (usate anche dai terremotati dell'Umbria), dei container e delle roulotte prive di gabinetto dove alloggiano da anni richiedenti asilo provenienti dalla ex-Jugoslavia e in particolare dal Kosovo bombardato da altri noti sponsor della lotta alla povertà;
- immigrazione. ovvero del giovamento che migliaia immigrati giunti in città da tutti i continenti traggono dalle continue retate e dagli abusi delle forze dell'ordine e della polizia municipale, dal lavoro nero e precario, dal record toscano di morti sul lavoro;
- carcere.

ovvero delle stelle di natale regalate da un solerte consigliere che hanno arredato le celle di dieci metri quadrati in cui stanno stipati a quattro a quattro e per 23 ore al giorno un migliaio di detenuti (60% immigrati e 30% tossicodipendenti) in alcuni palazzoni al confine tra Firenze e Scandicci; di come poi, con buona pace di uno dei relatori di questo convegno, nelle prigioni abbondino gli psicofarmaci e manchino le aspirine, oltre che medici del servizio sanitario nazionale; e del disinteresse dei politici locali per la morte di quel ragazzo poco più che ventenne massacrato di botte nella Casa Circondariale di Livorno.
Non per provincialismo ci concentriamo sulla situazione fiorentina e toscana, ma per dare un'idea di cosa faccia in concreto in questo territorio chi con tanta retorica parla oggi di lotta alla povertà.

Chi fa scelte politiche neoliberiste che hanno effetti sociali devastanti, criminalizza costantemente i 'poveri' e crede poi di potersi nascondere dietro una parata di assessori, ex sindaci, direttori di carceri, illustri studiosi, premi nobel e perfino alcuni esponenti (speriamo non al corrente dei fatti locali) dei movimenti internazionali. Quasi poi che abolire la povertà sia solo una scelta etica e riservata a chi vive ai piani alti della società. Noi crediamo che solo un processo di auto-emancipazione e di autorganizzazione dei 'poveri' - ossia degli uomini e donne che lavorano, che sono disoccupati, che migrano, che sono costretti a vivere senza un tetto sulla testa, ecc.

- possa essere lo strumento per combattere la povertà, che è il prodotto di un sistema economico globale che ogni giorno, ogni istante, riproduce accresciute le disuguaglianze sociali e schiaccia gli individui".

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