Quello che non ti aspetti. Le magie possono essere riproducibili. Creuza de Ma, l'originale, quello con Fabrizio De André per intenderci, è il disco imprescindibile della nostra canzone d'autore: una magia per l'appunto, dove testi, musiche, canto, ispirazione, strumentazione, respiro e idee hanno danzato alti nel cielo, sospinti dalle benevole divinità che presiedono ai venti e ai mari che hanno congiurato concordi perché ne uscisse un capolavoro. Ma i capolavori, vizio nostro, siamo abituati a vederli immoti, museali, non modificabili.
Mauro Pagani è stato altrettanto papà che Fabrizio De André per la nascita di "Creuza de Ma 1984", anzi l'idea originaria e la passione per gli strumenti musicali dell'area del mediterraneo e per le musiche differenti dalla tradizione occidentale è senz'altro prima in Pagani che in Fabrizio, come dimostra anche il primo album da solista del nostro "Mauro Pagani" del 1978, già "contaminato" degli stessi suoni che innerveranno "Creuza". Fabrizio ci ha messo il coraggio e la passione per dare una svolta così radicale alla sua consolidata poetica, la voce e i testi.
Ma il prodotto è stato davvero un'alchimia di fattori comuni tra i due personaggi. A distanza di vent'anni, "che sono un mucchio di tempo" come dice Pagani, "Creuza de Ma" torna in campo, sul lettore dei cd. Non è stato un cammino lungo, perché la polvere non aveva mai fatto in tempo a posarsi su un disco di tale spessore. I suoni, i testi e i contesti continuano ad apparire assolutamente attuali. Per tornare sui suoi passi, on the Creuza again per l'appunto, Mauro ha scelto di non rifare il De André.
In primo luogo perché non è possibile, in secondo luogo perché non sarebbe giusto. Ad un arrangiamento altrettanto ricco dell'opera originale ha accompagnato un canto diversamente modulato, spostato su registri più acuti che meglio si addicono alla sua vocalità e chiedendo i giusti piccoli aiuti dagli amici.