PRATO – Peggio dell’estate 2004. Con il lavoro a singhiozzi, gli ordini di settembre che languono, il clima di sfiducia che regna tra le imprese artigiane, la situazione nell’area contoterzi tessile sembra essere peggiore di quella che esisteva ad agosto di un anno fa.
E così non sono poche le tessiture, torciture ed orditure che hanno deciso di aspettare la prima settimana di agosto per tirare giù il bandone delle fabbriche. “Le aziende che hanno poco lavoro – fa sapere Moreno Vignolini, presidente dei torcitori di Confartigianato Prato - devono affrettarsi a smaltirlo nel giro di tempo più rapido possibile, per soddisfare le esigenze del committente”.
E le prospettive per settembre? Secondo Vignolini, “non c’è da essere troppo ottimisti considerando il momento particolarmente critico per tutti i reparti della filiera, anche se a livello di tendenze la moda potrà venirci incontro nella prossima stagione”. Ma non piangono solo le torciture: a scontare sulla propria pelle il prezzo della crisi, sono anche le orditure. “Come si fa a pensare alle ferie quando aumenta il numero delle imprese costrette a chiudere?”, s’interroga Andrea Belli, presidente provinciale della categoria orditori di Confartigianato.
Che poi mette a confronto tra la situazione di quest’anno con quella dell’anno scorso, alla vigilia delle vacanze. “Siamo ritornati al punto di partenza: l’illusione della ripresa, ventilata nel 2004, è sfumata rapidamente. Settembre sarà un mese cruciale per le nostre lavorazioni: le imprese che non chiudono sono quelle che cercano di sopravvivere, tentando di farsi male il meno possibile”.
La crisi, insomma, non è passata: lo sa bene Claudio Rossi, membro di categoria del consiglio dei tessitori di Confartigianato Prato.
Anche per questo imprenditore artigiano non saranno ferie con il sorriso, bensì con la preoccupazione per l’evolversi della situazione nel distretto. “L’auspicio è che Prato torni a essere una città amata dai suoi imprenditori. Mi riferisco all’ostinazione di certi industriali quando parlano di delocalizzare all’estero e spostare la produzione nei mercati in via di sviluppo”. Non è con la “cura dimagrante” dell’apparato produttivo e della forza lavoro, secondo Rossi, che si risolve la crisi del distretto, crisi che a questo punto “non è solo economica ma anche sociale”.
Nel frattempo settembre bussa alla porta, e l’artigiano è fiducioso: “Non tira una brutta aria, le previsioni per l’autunno vedono un discreto fermento di campioni”. E poi c’è la volontà di andare avanti, sottolineata dal responsabile dell’area moda, Enzo Lucchesi.
“A settembre – fa sapere Lucchesi - ripartiremo dall’azione dei consigli di categoria con l’apertura di una nuova fase propositiva per le federazioni del tessile – abbigliamento, cercando di coinvolgere tutte le componenti della filiera nella piattaforma di programma che sarà presentata nei prossimi mesi”.