Questo il testo dell'intervento di Ornella De Zordo, capogruppo di "Unaltracittà/unaltromondo": «"Non è pensabile gestire una risorsa come l'acqua secondo i criteri di società private quotate in borsa che devono, giustamente, rispondere agli interessi degli azionisti. Non possiamo imporre un taglieggiamento ai cittadini. E' a loro che dobbiamo rispondere, e agli enti locali che li rappresentano. Se non decideremo entro settembre, avremo fallito". A fare questa affermazione non è un'esponente della società civile organizzata o un economista che persegue l'alternativa al sistema neoliberista, bensì Maurizio Fontanili, presidente della Provincia di Mantova, che prende così posizione sulla gestione delle risorse idriche nel mantovano.
Questa fondamentale affermazione sul diritto universale all'acqua proviene da un rappresentante istituzionale, ed è frutto della cultura del bene comune che, appare ormai chiaro, manca completamente alla stragrande maggioranza dei decisori politici che governano le istituzioni toscane. Credo che la classe dirigente della sinistra toscana sconti quel gap culturale che mette le radici nelle passate appartenenze politiche degli amministratori attuali. E' come se, nel sostenere forme giuridiche diverse dalle società per azioni nella gestione dei servizi pubblici, oggi, nel 2005, avessero paura di essere accusati dei danni compiuti dal comunismo sovietico.
Non si rendono conto che oggi l'unica strada per mantenere e consolidare i diritti promossi dalla Costituzione repubblicana del 1948, è quella di tagliare nettamente qualsiasi rapporto con quelle forme giuridiche che favoriscono le corporation. E i cittadini fiorentini e toscani non possono essere lasciati alla deriva degli interessi privati solo perché la classe dirigente ha la coda di paglia o manca degli strumenti culturali per comprendere la realtà di un secolo che è diverso dal Novecento con tutto ciò che ne consegue.
Serve allora l'umiltà e il desiderio di poter cambiare, nello specifico nella gestione dell'acqua, la rotta perseguita fino ad oggi con la costituzione di Publiacqua s.p.a. e la successiva vendita alla multinazionale Acea s.p.a., perché tra qualche anno, quando i danni di questa scelta scellerata colpiranno i cittadini delle nostre città sarà troppo tardi per qualsiasi pentimento tardivo. Si proceda dunque anche in Toscana verso una gestione del 'bene comune acqua' affidata ad un consorzio totalmente in mano pubblica che preveda la partecipazione organizzata dei cittadini».