FIRENZE – Con una risoluzione il Consiglio regionale ha approvato in serata, a maggioranza, il Dpef 2006, il documento di programmazione economica e finanziaria della Toscana. Contestualmente è stata approvata anche la proposta di legge concernente l’assesatamento del bilancio di prevsione per l’anno 2005 e del bilancio pluriennale 2005-07. La parte finale del dibattito è stata caratterizzata dall’intervento del presidente della Giunta regionale, Claudio Martini, che ha esordito annunciando l’intenzione di dar vita fin dal mese di settembre, quando riprenderanno i lavori istituzionali, ad un confronto “il più ampio e analitico possibile” sui temi dell’economia, del sociale, dello sviluppo e del lavoro in Toscana.
Uno dei punti su cui sarà necessario discutere, ha precisato Martini, è “anche e soprattutto il bilancio regionale”. Martini ha quindi confermato che la Giunta si adopererà per favorire “il massimo della flessibilità” nella stesura del bilancio del prossimo anno, se necessario modificando le aree della spesa storica ed agendo sulla macchina regionale. Nel corso del suo intervento, inoltre, il presidente della Giunta ha annunciato che la Corte costituzionale, oggi, ha annullato la nomina di Bruno Lenzi a commissario dell’Autorità portuale di Livorno.
Ha commentato Martini: “Anche questa sentenza dimostra come in questo caso, al pari di altri, il nostro ricorso fosse fondato e come le nostre iniziative siano spesso mirate e non prive di fondamento”. Secondo Giuseppe Del Carlo dell’Udc la risposte date dalla Giunta “non chiariscono le problematiche” e “le enunciazioni devono essere supportate da concrete scelte di bilancio”. Anche nella risoluzione collegata, secondo Del Carlo, “non è contenuta una vera politica di rigore”. Pertanto Del Carlo ha annunciato il voto negativo.
Il capogruppo dei Comunisti italiani, Luciano Ghelli, ha espresso il voto favorevole del suo gruppo evidenziando che “occorre sempre tenere alta l’attenzione sui temi del lavoro, anche in piena estate quando le istituzioni si fermano per una pausa”, nella consapevolezza che “siamo di fronte ad una svolta epocale e “le categorie interpretative di ieri non sono più valide per l’oggi”. Ghelli ha affermato anche che “bisogna lavorare concretamente per una più equa distribuzione della ricchezza e dei diritti sociali”.
Il capogruppo di Alleanza nazionale, Maurizio Bianconi, ha invece dichiarato il voto contrario. Secondo Bianconi “a conti fatti non è vero che la pressione fiscale rimarrà invariata ma anzi aumenterà” ed ha aggiunto la Toscana ha bisogno di una vera e propria inversione di tendenza. Anche Monica Sgherri di Rifondazione comunista si è espressa in modo contrario al Dpef 2006. Tuttavia la Sgherri ha detto di “apprezzare le modifiche rispetto alla prima stesura” e “in particolare il capitolo del reddito sociale”.
Per altri versi invece “registriamo una sostanziale continuità col passato”. Ha detto la Sgherri: “Ci sono cose non convincenti, ad esempio non condividiamo la sostituzione della parola precarietà con flessibilità, dal momento che esse comportano due prospettive molto diverse”. Fabrizio Mattei dei Ds ha affermato che “si apre una stagione d’innovazione anche per il modello toscano” e ha sottolineato la necessità di “superare la crisi economica” attraverso due strategie: “Mettere in campo le risorse necessarie individuando anche priorità chiare ed efficaci e fare in modo che la società toscana faccia squadra su obiettivi condivisi”.
Alberto Monaci della Margherita ha affermato che il suo gruppo “sostiene con convinzione questo Dpef” ma anche detto che “ci sono capitoli sui quali occorre mettere mano” perché “la Toscana è al centro di un momento di depressione, oltre che di stagnazione, per cui occorrono processi in grado di liberare risorse per dare impulso all’economia e alla società”. Pieraldo Ciucchi ha espresso l’apprezzamento dello Sdi ma anche evidenziato come sia “molto difficile” la situazione che vive la Toscana.
Secondo Ciucchi occorre individuare i settori di intervento e le relative priorità e quindi mettere in campo soluzioni concrete e mirate. Maurizio Dinelli di Forza Italia ha detto che la replica della Giunta “non ha assolutamente soddisfatto” ed ha annunciato il voto contrario perché “siamo coerenti col nostro pensiero”. Dinelli ha infine evidenziato anche come “la crisi economica è soprattutto toscana e non è vero che è indotta dalle politiche del Governo nazionale ne’ è vero che la Toscana è quella regione virtuosa che i politici del Centrosinistra vorrebbero far credere”.
Ad illustrare il documento di programmazione economica e finanziaria è stato il presidente della Prima commissione Affari istituzionali, Ilio Pasqui dei Democratici di sinistra, che ha presentato una risoluzione con la quale si evidenziano alcune priorità programmatiche, fra quelle contenute nel Dpef, rispetto alle quali si chiede di concentrare gli interventi “all’interno di una strategia di sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico”. Fra le priorità evidenziate da Pasqui ci sono “il recupero del dinamismo del sistema economico”, il “rafforzamento programmatico nell’intervento sull’economia attraverso una forte selezione degli interventi”, il sostegno alla “lotta al lavoro nero e sommerso”, l’impegno a “porre le condizioni per realizzare i diritti di cittadinanza”, l’impegno per una “piena sostenibilità ambientale e territoriale dello sviluppo” e l’elevamento delle eccellenze del sistema regionale dal punto di vista economico, produttivo, sociale, culturale, artistico ed ambientale della Toscana”.
Il Dpef 2006 evidenzia la necessità di puntare su “innovazione e ricerca, qualificazione del lavoro, competitività, coesione, sostenibilità ambientale ed infrastrutture”. Sono infatti questi i terreni di intervento che caratterizzano il documento economico. Secondo Pasqui “il Dpef ha il compito di delineare la manovra economico-finanziaria del bilancio, ma non distribuisce risorse” perché “a questo provvede la manovra di bilancio”. Pasqui ha sottolineato che “l’obiettivo di fondo del Dpef è il vivere bene in Toscana, il che significa un’assistenza sanitaria e sociale di eccellenza, percorsi di istruzione e formazione che durino tutto l’arco della vita, servizi culturali di alto livello, uno sviluppo sostenibile attraverso il ricorso a fonti energetiche alternative e alla riduzione dell’inquinamento e la prospettiva di superamento della perdurante precarietà nel lavoro giovanile”.
Fra gli obiettivi, inoltre, Pasqui ha ricordato anche quello di “concentrare l’azione regionale delle forze economiche e sociali che hanno concorso alla firma del patto per lo sviluppo nel sostegno ai sistemi produttivi della Toscana”. Infine ha ricordato che “per il bilancio regionale 2006, le entrate sono indicate in 6 miliardi e 793 milioni di euro, mentre le uscite ammontano a 7 miliardi e 84 milioni di euro” e che “lo squilibrio tendenziale è di quasi 292 milioni di euro”. Questa la conclusione del consigliere diessino: “L’indebitamento autorizzato per il 2006 nel bilancio pluriennale 2005-07 è di 112 milioni di euro, lo squilibrio atteso è quindi di quasi 180 milioni di euro.
E per l’equilibrio finanziario, dal lato dell’entrata, sarà utilizzata la manovra dell’indebitamento”.
“L’aspetto più sorprendente del Dpef 2006 è che le azioni enunciate al suo interno sono fondate sul nulla. Manca infatti la manovra finanziaria. Non è che rimanga sott’intesa: manca proprio, e questo va contro le stesse norme regionali sugli atti di programmazione”. Questa l’opinione di Alessandro Antichi (FI), portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale. Per Antichi, inoltre, il principio di invarianza della pressione fiscale è “enunciato a ogni piè sospinto”, ma “puntualmente smentito” nel testo; la Regione infatti parla di invarianza “in termini reali”, con ciò “aprendo la porta al pieno recupero dell’inflazione degli ultimi 10 anni”, il che si tradurrà, per il contribuente, nell’aumento delle tasse.
Negativo il giudizio del portavoce dell’opposizione anche sulla cosiddetta “governance cooperativa”, che “ha dimostrato di essere fallimentare: infatti la bozza iniziale di Dpef è stata completamente stravolta durante la concertazione”. In conclusione, per Antichi il Dpef è da respingere, perché è stato elaborato di fretta, e di fretta è stato subito dopo cambiato, e perché, in sostanza, “si conferma ancora una volta come una sorta di libro dei sogni, non idoneo a realizzare gli obiettivi che astrattamente si prefigge”.
Virgilio Luvisotti, consigliere di Alleanza nazionale e presidente della commissione di Controllo su bilancio e patrimonio, ha espresso “disagio” nel discutere del Documento “in assenza di un preciso quadro degli impegni finanziari che dovrebbero accompagnare le azioni enunciate”. Per il consigliere inoltre la Regione nel Dpef “si limita a subire gli effetti negativi della congiuntura economica, a prenderne atto senza dare segnali concreti di cambiamento; manca una descrizione di dettagli degli interventi, manca, ad esempio, l’indicazione delle necessarie manovre correttive sul contenimento delle spese”.
Sugli esiti della concertazione si è espresso invece positivamente Pier Paolo Tognocchi (Margherita), sostenendo che è un fatto importante che il testo sia cambiato tenendo conto delle opinioni della società civile. Tognocchi non ha nascosto le difficoltà che la Toscana sta vivendo dal punto di vista economico, testimoniate dal fatto che ma anche settori tradizionalmente trainanti per l’economia regionale, come l’agricoltura ed il turismo, mostrano segnali di crisi. In questa situazione, per il consigliere spetta alle istituzioni favorire l’innovazione, la ricerca, la formazione, rispondere alle esigenze dell’impresa e restituire fiducia alle famiglie.
Anche Loriano Valentini (Ds) nel suo intervento è partito dal riconoscimento della situazione di crisi, sostenendo però che essa va letta all’interno del contesto nazionale. “Slegare la situazione toscana da quella generale – ha detto – non è solo strumentale dal punto di vista politico, ma è anche un grave errore concettuale”. Il Dpef per il consigliere interpreta bene la situazione. “Il Documento – ha detto – contiene una scelta e due obiettivi. La scelta è l’invarianza fiscale.
Gli obiettivi sono il mantenimento del welfare toscano e il sostegno all’economia”. “L’impostazione del Dpef si fonda su un equivoco politico fondamentale – ha affermato Alberto Magnolfi (FI) – La ricerca del consenso delle parti sociali non può basarsi su obiettivi generici. E’ facile trovare il consenso su parole d’ordine come innovazione, qualità, competitività, chi non sarebbe d’accordo? Quello che serve, però, è altro: sono le scelte, gli atti concreti, gli strumenti operativi e finanziari.
E questo nel Dpef non c’è”. Per Magnolfi, “niente è credibile se non è credibile il livello della governance, la coerenza della cultura di governo e della pratica quotidiana: qui sta un`altra grande debolezza del Dpef, perché la Giunta dimostra, viceversa, grandi difficoltà nel fare sistema con le forze economiche”. Per Monica Sgherri, capogruppo di Rifondazione comunista, il Dpef uscito dalla concertazione dimostra una maggiore attenzione a temi importanti come il lavoro e la partecipazione, ma nonostante questo non si dimostra ancora del tutto convincente.
“Per la prima volta il documento riconosce la crisi economica in atto, smentendo di fatto l’idea della Toscana isola felice – ha detto la consigliera – Stupisce, proprio per questo, registrare nel Dpef una sostanziale continuità con il passato: la necessità di uscire dalla crisi invece richiederebbe di disegnare un nuovo modello toscano”.
“Il Dpef riporta solo ovvietà, non è un documento di programmazione economica, ma è il documento dei buchi neri”. Questo il giudizio di Marco Carraresi (Udc), che si è soffermato su tre questioni: sanità e sociale; infrastrutture; agenzia per la pace.
Sul primo punto il consigliere ha affermato che “non si può perdere in quantità ed occorre guadagnare in qualità”, per poter attuare una inversione di tendenza, ovvero: “passare dalla politica sanitaria a quella della salute”. Sul fronte delle infrastrutture “manca la parola chiave, non c’è un solo cenno all’aeroporto di Peretola e questo vuol dire – ha detto – che non rientra nelle scelte strategiche della Regione”. In merito all’agenzia per la pace, Carraresi ha chiesto alla Giunta quanto viene a costare.
“Questo Dpef ci rende tutti più consapevoli che la Toscana felix è un sogno che non si può realizzare”. Lo ha detto Andrea Agresti (An), soffermandosi sulla generale situazione di crisi che sta attraversando il paese ed in particolare la Toscana, dove la Giunta Martini si muove con “incertezza ed inadeguatezza”. Per il consigliere la nostra regione ha urgente bisogno di “più economia e meno burocrazia”, ed il Dpef è solo in grado di offrire “indicazioni prive di operatività”.
Nel concludere il proprio intervento si è infine soffermato sulla politica “fiorentinocentrica”: “Alleanza nazionale ritiene che a crescere debba essere l’intero territorio toscano e non solo una parte”. Quali le priorità del Governo regionale secondo il Dpef? Le ha enunciate il consigliere Angelo Pollina (FI): l’economia ed il suo rilancio; l’attivazione da parte della Regione di tutti gli enti territoriali toscani; il “viver bene” in Toscana, “obiettivo cui devono mirare le politiche del governo regionale”; l’”invenzione” di un “nuovo patto per uno sviluppo qualificato e maggiori e migliori lavori in Toscana”.
“Questo le novità più rilevanti – ha sottolineato Pollina – ma al di là dei buoni propositi e delle nuove sfumature lessicali, non c’è traccia nel Dpef 2006 dell’individuazione di atti concreti per dare forma e sostanza a queste linee guida”. “Questo documento, fumoso e contraddittorio – ha concluso – è incapace di incidere sull’economia regionale, ed ancora una volta saranno i cittadini toscani a pagare le conseguenze delle vostre scelte sbagliate”. Dello stesso tenore l’intervento di Giuliana Baudone (An): “Siamo d’accordo con l’innovazione teconologica, col programma straordinario di investimenti, sottolinenando la competizione a livello nazionale e internazionale – ha affermato – ma è proprio a questo punto che chiediamo al Governatore di questa Regione meno sprechi, meno sogni di gloria e più concretezza”.
Inoltre, se l’assessore Montemagni dichiara che è l’economia il motore produttivo, mentre la burocrazia è l’elemento su cui dover procedere, “queste modernità della Giunta le valutiamo giuste e necessarie – ha detto – ma siamo molto scettici nel credere ci sia la capacità di attuarle”. La Baudone si è infine soffermata sulla necessità di ricreare una mediazione con il Governo, che sia “costruttiva” e guardi all’interesse di tutti. Per Giuseppe Bertolucci (Pdci) la nuova stesura del Dpef - ricca di elementi e frutto di incontri – analizza con più precisione la situazione economica della regione, offrendo un quadro anche più preoccupato rispetto al precedente.
Ma nello stesso tempo possono esserci anche le condizioni per far fronte ad una situazione difficile, come dimostra l’impegno per la qualificazione del lavoro e contro la precarizzazione. “Il lavoro sicuro non è solo indice di civiltà – ha sottolineato – ma è essenziale anche per rilanciare i consumi interni”. L’importante è agire in un clima di piena condivisione: “nei momenti di difficoltà, quando fare delle scelte può voler dire anche procedere a dei tagli è indispensabile agire sulla condivisione, in primo luogo con gli enti locali”.
Per il consigliere occorre trovare soluzioni a problemi concreti, e nell’autunno valutare insieme gli investimenti attuati. “Il Dpef è uno strumento importante, perché fotografa la situazione reale della nostra regione ed individua le strategie operative”. Questa l’ipinione della consigliera Caterina Bini (La Margherita), che si è soffermata in particolare sulla necessità di rafforzare il legame fra mondo universitario ed impresa, proseguendo lungo la strada del decentramento “anche delle funzioni di ricerca oltre che di didattica”, potenziando la pianificazione strategica, rilanciando il modello distrettuale.
Per la consigliera Bini è questa “la ricetta per rilanciare la collettività e lo sviluppo dell’economia toscana, affetta da alcuni anni da problemi sia di natura congiunturale che strutturale”. “Il Dpef non è il libro dei sogni, ma è la fotografia di una situazione reale, è il documento che responsabilmente riconosce di essere in una fase di stagnazione”. Lo ha detto il consigliere Giancarlo Tei (Sdi), consapevole che le linee del Dpef saranno applicate in un quadro nazionale e internazionale in crisi.
“Quando ci sono poche risorse occorre fare scelte coraggiose e condivise – ha detto – il documento dovrà essere periodicamente verificato in Consiglio regionale, tra Giunta e Consiglio dovra esserci un filo diretto, soprattutto in materia di fiscalità”. “Nei periodi difficili – ha concluso – occorre che tutto sia largamente condiviso”.
Il consigliere di An Roberto Benedetti si è soffermato in particolare sul settore agricolo: “Come in altre sue parti, anche in questo settore, il Dpef è approssimativo, illusorio e meramente autocelebrativo”.
“L’agricoltura toscana viene trascurata, in particolare quei settori molto importanti, come il florovivaismo”. “Lo scenario economico desta forti preoccupazioni, come emerge dai dati negativi sulla crescita e sulla bilancia commerciale”, ha detto Mauro Ricci, della Margherita. “Serve quindi una politica economica incisiva che punti al miglioramento della competitività e della posizione internazionale della Toscana, e si può ripartire dai distretti industriali, fulcro della via italiana allo sviluppo”.
“L’Italia è dal punto di vista economico la cenerentola d’Europa – ha detto Pieraldo Ciucchi (Sdi) – Siamo di fronte al fallimento dell’illusionismo berlusconiano”. “In Toscana bisogna trovare una nuova capacità progettuale, aumentando la spesa per la ricerca nei settori ad alta tecnologia, sviluppare i settori di eccellenza del made in Tuscany e realizzare la liberalizzazione del sistema”. Per Fabio Roggiolani, dei Verdi, “siamo di fronte a un’economia di guerra che cambia continuamente i parametri”.
“Dobbiamo scardinare la dipendenza dal petrolio in favore delle energie rinnovabili che permettono non solo la sostenibilità ambientale ma anche un risparmio per le aziende e per le famiglie”. “In generale il Dpef esprime principi condivisibili – ha detto Rossella Angiolini (FI) - ma su certi punti si doveva fare meglio come per quanto riguarda gli asili nido, con l’aumento dei nidi, in particolare nei grandi comuni, e nell’assistenza agli anziani non autosufficienti, per cui è stato previsto un fondo non coperto da finanziamento”.
“Dobbiamo prendere decisioni di respiro strategico, intervenire per affrontare le problematiche dell’occupazione, l’aumento degli immigrati e l’invecchiamento della popolazione”, ha detto Daniela Belliti (Ds). “Al contempo – ha aggiunto - puntare su contenimento dei costi e flessibilità di bilancio”. “Per quanto riguarda il settore sanitario dobbiamo snellire le troppe e pesanti sovrastrutture e investire, invece, sul miglioramento dei servizi”, ha detto Anna Maria Celesti (FI).
“Da tutelare sono soprattutto gli 80.000 anziani non autosufficienti, che dovrebbero usufruire di assistenza e servizi migliori, questo è fondamentale per una regione che si definisce ‘solidale’”. “Siamo arrivati a questo testo dopo un lungo lavoro che ha coinvolto il Consiglio regionale e le parti sociali, nel corso delle concertazioni”, ha detto l’assessore regionale al Bilancio, Marco Montemagni. “La giunta si adopererà per favorire il massimo di flessibilità nella stesura del bilancio del prossimo anno – ha aggiunto - Modificando le aree della spesa storica ed agendo in modo selettivo sulla macchina regionale”.
Tradotto significa ridiscutere la destinazione tra i vari settori, sanità ed investimenti esclusi, di almeno 1.100 milioni di euro, che sono le risorse liberamente impiegabili. “Dei 6.790 milioni di euro oggi a disposizione per il 2006 - ha spiegato l’assessore - almeno l’83% deve essere infatti destinato alla copertura della spesa sanitaria, determinata in 5.650 milioni”. “Per avviare una ripresa e’ necessario un ‘di più’ di innovazione, – ha sottolineato Montemagni – occorre avviare processi di cambiamento con il concorso di tutti i soggetti pubblici e privati del sistema toscano.
Come Regione miriamo a favorire la riorganizzazione e qualificazione delle struttura produttiva, l’avvio di politiche di filiera, di aggregazione e di innovazione, la promozione sui mercati internazionali delle imprese, il rispetto delle regole commerciali e della responsabilità sociale, l’attrazione di investimenti nel territorio della regione, la riduzione dei costi energetici, il sostegno a chi esporta ed attenzione per la politica agricola”.