Firenze 27 luglio 2005- La grave crisi che ha colpito l’artigianato negli ultimi anni non vede segnali di soluzione neanche nel primo semestre del 2005; il rapporto “La congiuntura dell’Artigianato in Toscana” evidenzia situazioni di ulteriore drammaticità: le difficoltà si accentuano in tutti i settori e sembra che non si registrino segnali di inversione di tendenza.
L’intero sistema produttivo toscano è debole e sfiduciato, l’artigianato soffre una crisi diffusa su tutto il territorio e su tutti i comparti, rischiamo di andare verso un declino irreversibile e inarrestabile.
Anche l’analisi ‘Toscana 2020’, curata da Irpet per la Regione Toscana, conferma questa preoccupazione.
Questa situazione deve essere affrontata con la massima celerità, per questo richiediamo alla Regione Toscana, pur consapevoli che le risorse sono e saranno sempre più limitate, un impegno straordinario che si articoli in una serie di misure tese al rilancio dei vari settori dell’economia locale.
Tra le misure indispensabili vi è la riproposizione del progetto pilota sulla moda, rimodulato sulla situazione attuale che registra una crollo senza precedenti.
La CNA Toscana chiede alla Regione di proseguire questa esperienza, con alcuni correttivi necessari, in particolare una maggiore attenzione per le piccole imprese e la declinazione territoriale del progetto per calibrarlo sulle necessità stesse del territorio.
“Competitività. La sfida per il rilancio dell’economia ha una parola chiave: INVESTIRE” è stato il tema guida del nostro congresso, che si è svolto sabato scorso a Firenze e nel quale abbiamo affrontato i temi più caldi per l’artigianato e le piccole imprese toscane: credito e rapporti con le banche, tributi locali e federalismo, legge quadro per l’artigianato, concertazione e governance cooperativa ed una pressione comune a livello nazionale per una revisione dell’Irap che non generi aggravio sulle regioni, del costo del lavoro, ecc.
L’economia toscana ha bisogno di crescere e innovare, innovazione della struttura aziendale ed innovazione di prodotto.
Ma innovazione, ricerca, qualità di prodotto o di processo, formazione non sono materie che le piccole imprese toscane possono affrontate singolarmente: l’innovazione di sistema è la sfida che attende le imprese toscane, diventare sistema per la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo. In questo processo il supporto di Istituzioni ed Enti locali, in stretta collaborazione con le Associazioni di categoria, è essenziale.
L’ultima valutazione riguarda il welfare regionale. Se questa regione non tornerà a produrre ricchezza sarà impossibile mantenere il livello di assistenza e tutela garantito fino ad oggi.
E in questo caso si avrebbe una ricaduta negativa in termini di coesione sociale, che è stata la vera forza della nostra regione che ha saputo mirabilmente coniugare la natura, lo sviluppo economico e le relazioni sociali con il lavoro dell’uomo.
I dati sul fatturato per il primo semestre 2005 tendono a confermare che la fase critica attraversata dall’artigianato toscano subisce un’ulteriore accelerazione e tutti i macro settori denunciano una perdita superiore ai primi sei mesi del 2004 (dal-5,9% del I semestre 2004 a -7,8% del I semestre 2005).
Il sistema della moda prosegue il suo percorso di caduta libera, tanto da far sembrare irreversibile il processo di ridimensionamento a cui da molti anni è sottoposto. Anche la metalmeccanica e le altre manifatturiere sembrano cedere sotto i colpi della recessione.
Variazioni molto negative si verificano nuovamente nei servizi e nell’edilizia. Per quest’ultima il 2005 si presenta come l’anno peggiore con la sensazione che anche questo settore si trovi a fare i conti con un sistema locale sempre più povero.
Il fatturato
La stragrande maggioranza degli artigiani subisce il peso della crisi: la quota di coloro che riescono ad aumentare il fatturato si avvicina velocemente verso lo zero.
I settori più colpiti sono ancora quelli della moda (-13% il fatturato), soprattutto maglieria (-21,3%), calzature (-18,4%) e tessile (-18,3%). Ad essi si aggiunge ancora una volta il sub-settore orafo (-13,6%), quello del vetro (-9,9%) e della ceramica (-14,9%). Perdite marcate anche nella meccanica (-8,7%) e nella cantieristica nautica (-7,0%), nonché nei servizi (-7,9%). La marcata contrazione del fatturato edile (-5,9%) è indicativa dell’avvio di una dura fase recessiva, anche in questo comparto che finora sembrava tenere.
La recessione continua a colpire fortemente tutte le aree del territorio regionale.
Il fatturato artigiano dell’area sud-costiera (Livorno -6,6%, Grosseto -3,0% e Siena -5,0%) si comporta ancora in modo lievemente meno negativo. Continua a soffrire sia l’artigianato nord-costiero (Lucca -7,9% e Massa Carrara -10,3%, cui si aggiunge la provincia di Pisa -6,1%) che quello dell’area centrale, dove Prato ritorna a registrare perdite pesantemente negative (-13,7%). Prosegue la fase critica di tutte le specializzazioni settoriali dei distretti manifatturieri toscani (soprattutto quelli della moda empolese -18,3%, casentinese -19,0% e pratese -18,4%, della pelle e cuoio della Valdinievole -15,1%, di Castelfiorentino 13,2%, dell’orafo aretino -13,1%, del lapideo di Carrara -11,2%).
Contiene le perdite quello pellettiero del Valdarno (-6,9%), mentre ritornano a perdere sensibilmente i distretti del mobile: -8,8% a Poggibonsi e –9,6% a Sinalunga.
L'occupazione
La perdita di addetti maturata nel corso del 2004 (-1,1%) appare adesso aggravarsi (-1,3% nel I semestre 2005) sia per il protrarsi dell’emorragia occupazionale nel manifatturiero (-1,7%) che per la sopraggiunta incapacità dell’edilizia a mantenere posti di lavoro (-2,1%). La perdita occupazionale continua a riguardare soprattutto i dipendenti a tempo pieno (-4,7% nel I semestre 2005), mentre aumentano quelli a tempo parziale (+16,0%) e i lavoratori indipendenti (+0,2%).
L’occupazione artigiana diminuisce in quasi tutte le province toscane, eccetto Lucca (+0,6%) e Pisa (+0,4%), e in particolare nell’area pratese (-4,3%) ed empolese (-2,6%). Ovunque sono le componenti manifatturiere e dell’edilizia a perdere la maggiore quota di addetti. Prosegue inesorabilmente la crisi dei distretti manifatturieri anche dalla prospettiva degli addetti, con una diminuzione più marcata nei settori di specializzazione produttiva e sempre in particolare in quelli della moda Anche l’area sud-costiera mostra adesso segnali di difficoltà, per la diminuzione di addetti marcata sia nel senese che nel livornese.
La dinamica delle imprese artigiane
Nel 1° semestre 2005 si affievolisce la crescita numerica delle imprese artigiane toscane (+0,1%, pari a 172 nuove imprese) complice una riduzione della natalità (passata dal 5,7% del primo semestre 2004 al 5,4% del semestre appena trascorso) rispetto ad una sostanziale costanza del tasso di mortalità (5,2%), comunque ancora su livelli che permangono più elevati rispetto alla media degli ultimi 5 “primi semestri”. A livello settoriale se si eccettua la tenuta del complesso della metalmeccanica (+0,5% la variazione delle registrate, pari a 49 nuove imprese) l’incremento che a livello di macrosettori ha contribuito alla crescita del numero delle imprese toscane artigiane registrate è ancora una volta da attribuire al settore delle costruzioni (+2,2%, pari a +983 imprese).
In linea generale questo rallentamento pare legato alla fine del lungo periodo di brillanti performance del settore. Inoltre, come già evidenziato nelle precedenti indagini, rimane comunque elevata la voglia di “mettersi in proprio” da parte dei lavoratori edili, anche grazie alle basse barriere all’ingresso nel settore. Quest’ipotesi sembra suffragata da un tasso d’iscrizione settoriale costantemente superiore alla media dell’artigianato.
Gli investimenti
Prosegue il processo di riduzione continua della quota di imprenditori artigiani con investimenti in aumento (passati dal 26,7% del 2002 al 14,8% del I semestre 2005), sintomo di un crescente sentimento di sfiducia, di minori disponibilità di risorse e di carenza di idee sulle vie strategiche da seguire.
Tuttavia si manifestano sempre più chiaramente comportamenti differenziati fra aziende più piccole (la quota di imprese con investimenti in aumento è del 12,7%) e imprese più strutturate maggiormente disposte a investire (dove la stessa quota è del 28,8%). Al tempo stesso emergono settori, come la metalmeccanica e i trasporti, in cui sembrano crescere occasioni e motivazioni.
Le previsioni sul fatturato confermano un crescente clima di sfiducia fra le imprese artigiane, con attese generalmente stagnanti (la variazione attesa del fatturato attesa è infatti nulla) se non negative come accade nella moda e nei servizi (-0,2%).
Analogamente a quanto accaduto negli ultimi periodi e in linea con l’andamento atteso del fatturato, anche le previsioni sull’occupazione risultano stagnanti. Infatti la quasi totalità delle imprese prevedono stabilità nel numero di addetti (il 90,4% del totale). La questione della dimensione aziendale rimane critica, non solo perché le aziende più strutturate resistono meglio sul mercato, ma anche perché hanno maggiori possibilità e, forse, mezzi per ristrutturarsi e prepararsi alle sfide del futuro.
Viceversa, la micro impresa sembra destinata ad allontanarsi sempre più dalle altre e a vedere aumentare il suo gap competitivo: la quota di micro imprese (1-3 addetti) che prevedono di aumentare gli investimenti (il 7,0%) è meno della metà (18,6%) delle imprese più strutturate (10 e più addetti).
Le indagini congiunturali sull’artigianato toscano forniscono stime relativamente all’evoluzione del fatturato, degli addetti, del livello di attività, con un dettaglio settoriale e territoriale per 11 aree territoriali per 24 ambiti settoriali, per 12 distretti nonché per le 63 combinazioni di aree con classi di codici ATECO che individuano concentrazioni territoriali rilevanti di specializzazione produttiva, sebbene in tali ambiti le stime abbiano una modesta precisione.
L’individuazione della popolazione obiettivo dell’indagine, della strategia campionaria e l’analisi della qualità dei dati rilevati è stata effettuata dall’Area Statistica della Regione Toscana.