Firenze, 21 luglio 2005- Un lieve peggioramento rispetto alla rilevazione effettuata sei mesi prima, in particolare per il fatturato (-9.79% nel secondo semestre 2004 e –16,04 primo semestre 2005), per gli ordini (a livello semestrale –18.72% nel 2005 contro –4,12% del 2004) e la redditività aziendale. Questo è quanto emerge dai dati dell’Osservatorio congiunturale dell’artigianato e della piccola media impresa realizzato dalla Cna Firenze in compartecipazione con la Camera di Commercio e presentato oggi nella sala giunta della stessa Camera di Commercio.
Nel rapporto si registra anche uno stato critico del saldo delle aspettative (+17,65%), che anche se mostra un valore maggiore a quello calcolato sei mesi fa (+8.25%) ha un’indubbia dimensione di mediocrità, sopratutto perché è un dato che è stato calcolato in un periodo strutturalmente migliore dell’economia.
Completando questa panoramica dell’artigianato provinciale fiorentino, c’è da mettere in evidenza anche la situazione di stallo degli investimenti (+8,56% contro +7,22% della rilevazione precedente) e la sensibile contrazione dei livelli occupazionali, il –2,13% contro –1,54% del 2004).
Una diminuzione che sembra compensata dalla propensione ad occupare nuova manodopera nella seconda metà del 2005 (+2,07%), un dato comunque da valutare con le dovute cautele.
Tutti questi dati servono a sottolineare che la preoccupazione non è l’andamento poco brillante dell’economia provinciale in questo primo semestre del 2005. Sono altri due i fattori che destano pensiero: prima di tutto la crisi è diffusa e colpisce indifferentemente tutti i settori, inoltre questa crisi dura ormai da troppo tempo, circa 3 anni e mezzo, e quindi il sistema si sta sfibrando.
All’interno di questa sfumature grigie, si intravedono migliori performances sopratutto dalla metalmeccanica (+14,06%) e dalla pelletteria che tiene le posizioni.
Arrivando alla fine di questa complessa panoramica, sono necessarie, per uscire da questo difficile momento, strategie di medio periodo perché i rimedi temporanei non sono più buoni, nuove politiche industriali per rinnovare i distretti, nuovi investimenti in tecnologie ed in formazione e sopratutto politiche fiscali e creditizie adatte.