Livorno, 15 luglio 2005 – Lunedì mattina 18 luglio, condizioni meteomarine permettendo, Ruela, Belinda e Speranza, tre tartarughe marine della specie Caretta caretta, dopo un periodo di ricovero e cura presso l’Acquario comunale “D. Cestoni” di Livorno, torneranno nel loro ambiente naturale.
La liberazione delle tartarughe, oggi in perfetto stato di salute, avverrà come di consueto nelle tranquille acque dell’Isola di Gorgona con la collaborazione del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco e del Comando di Polizia Municipale di Livorno, che hanno messo a disposizione le imbarcazioni.
La partenza è prevista per le ore 9,30 dal molo del distaccamento porto del comando provinciale dei Vigili del Fuoco in Darsena Vecchia.
Le tre tartarughe hanno storie diverse.
Belinda, la tartaruga che è stata più a lungo accudita dall’Acquario comunale, è arrivata a Livorno dall’Acquario di Grosseto, dopo che nel novembre del 2002 era stata trovata in gravissime condizioni, sull’arenile di Ansedonia, con una profonda ferita all’articolazione della pinna destra.
Pesava kg 5,3, oggi è arrivata a kg 8,5.
Speranza ( il nome le è stato attribuito per le condizioni disperate in cui è stata ritrovata a 500 metri dalla costa) oggi è in perfette condizioni di salute (da 8 kg è passata a 11 kg) e le sue pinne sono in grado di muoversi liberamente dopo le cure appropriate per la frattura alla colonna vertebrale.
Anche Ruela ( dal nome della barca che l’ha salvata e liberata dai tramagli) oggi è guarita dalla ferita riportata sulla pinna anteriore.
Dal 1990 l’Acquario Comunale “D.
Cestoni” è stato riconosciuto quale Centro responsabile per la costa toscana abilitato al recupero, cura, mantenimento nelle vasche, marcatura e liberazione di Tartarughe marine rinvenute in difficoltà lungo il litorale toscano.
Il progetto opera all’interno del Centro Studi Cetacei (CSC), gruppo di ricerca della Società Italiana di Scienze Naturali, che interviene, a livello nazionale, su Cetacei e Tartarughe marine che, ancora vivi o ormai morti, si spiaggiano o vengono recuperati lungo le nostre coste.
In questi anni di attività gli interventi ed i recuperi operati dall’Acquario su Tartarughe, sia vive che morte, sono stati numerosi grazie anche alla collaborazione di altre strutture toscane che fanno riferimento all’Acquario di Livorno per quanto concerne il Progetto Tartarughe marine ( Acquario dell’Elba di Marina di Campo, Acquario Comunale di Grosseto, Acquario di Porto S.
Stefano e Centro l’Assiolo del W.W.F. di Ronchi- Marina di Massa).
Le modalità con le quali le Tartarughe sono state recuperate risultano varie: si tratta infatti di animali rimasti intrappolati nelle reti o in altri attrezzi da pesca (palamiti), di esemplari rinvenuti spiaggiati sulla costa o recuperati in mare aperto da Capitaneria di Porto, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato, pescatori, diportisti, ecc…
Le patologie presenti negli esemplari così recuperati sono di vario tipo: stato di shock, disorientamento, ferite di varia natura causate da eliche di imbarcazioni, reti, ecc., presenza di ami nell’esofago, amputazione degli arti o della testa, presenza di parassiti.
Le Tartarughe ferite vengono curate grazie alla collaborazione attivata fin dall’inizio dell’attività con i medici veterinari del Dipartimento della Prevenzione U.F.S.P. Veterinaria dell’A.U.S.L. 6 di Livorno (Dr. Gianfranco Giannardi, Dr. Giampaolo Marzotto e Dr. Roberto Elia); sono quindi tenute in osservazione ed alimentate per il periodo necessario alla completa guarigione e quando sono completamente ristabilite, vengono misurate, pesate, marcate con delle targhette e liberate nuovamente in mare.
Nel corso del 2001 vi è stato un notevole incremento di recuperi rispetto agli anni precedenti, come del resto è accaduto per tutte le unità di recupero dislocate lungo le coste italiane.
Il totale delle tartarughe recuperate dall’Acquario nel 2001 è 38 più 2 segnalazioni di avvistamenti.
Dei 38 esemplari recuperati 17 erano morti e 21 vivi: 10 sono stati ospedalizzati presso il Centro dell’Acquario e di questi 2 sono stati operati dall’equipe veterinaria della A.U.S.L.
6 per l’estrazione di un amo di palamito dall’esofago.