Questo il testo dell'intervento del consigliere dei Verdi Domenico A.Valentino: «Ieri con le Cascine oggi con il Giardino di Boboli si pone di nuovo all'ordine del giorno lo sfruttamento massivo dei Beni Culturali.Una volta per questioni politiche,le Cascine,una volta per un mero interesse economico,il Giardino di Boboli,queste strutture monumentali sono state e sono tutt'ora usate per spettacoli che attirano una quantità di spettatori o necessitano di istallazioni non compatibili con la monumentalità dei luoghi.
L'ultimo episodio è quello del Giardino di Boboli dove una megastruttura costituita da un palco,una platea ed una mastodontica tribuna è stata costruita sull'area detta della "Meridiana"ostruendo così alla vista tutta o quasi del a palazzina del Conte di Torino sede del museo del Costume.La struttura inoltre occlude totalmente la monumentale sua uscita restaurata da qualche anno,con un notevole esborso finanziario,dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici. Non possiamo assolutamente accettare che un turista od uno studioso che paga la visita del Giardino e che si possa fermare a Firenze una sola giornata,non possa vedere questo in tutte le sue parti e cosa ancor più grave senza che alle biglietterie venga a lui segnalata la non completa visita del complesso.
Chi oggi ha la responsabilità della gestione economica del Giardino deve assolutamente e fattivamente collaborare con l'altro organismo del Ministero dei beni Culturali cui spetta la tutela senza "sopraffazioni gerarchiche"onde evitare che,come in passato ed ancor oggi è accaduto il Giardino venga stravolto con danni alla sua visibilità ed alle sue strutture.Si pensi solamente che una struttura cosi delicata viene percorsa da enormi tir che trasportano i vari materiali necessari alla realizzazione dei vari spettacoli.
Non trova assolutamente giustificazione il fatto che con la legge Ronchey il gestore dello spazio oggi ricava forti finanziamenti o grandi restauri.Il prezzo da pagare, a nostro giudizio,è spesse volte troppo alto rispetto al risultato. Il pubblico non credo sia d'accordo su questo tipo di politica. Certamente con questa nota non intendo dire che ambienti monumentali non debbano o non possano essere usati per altre attività, ma "modus sic in rebus». (mr)